Su “Tuttoscienze”, l’inserto scientifico de “La Stampa” del 25-01-2006, Gabriele Beccaria rende conto di una ricerca francese, i cui risultati rappresentano uno schiaffo contro ogni residuo antropocentrico ed esaltano la necessità dell’ecostoria. (S.L.L.)
Il Generale pidocchio
L' abilità di Kutuzov, il gelo e gli errori di Napoleone: sono questi gli ingredienti della Grande Storia, quando la Grande Armée si impantanò nella Russia sterminata. Una fossa comune, una serie di denti e l'invincibile armata dei pidocchi sono invece gli ingredienti della scienza che racconta la sua versione della catastrofe durante la campagna del 1812, una versione alternativa che ridimensiona i protagonisti e allo stesso tempo ingigantisce gli eventi invisibili e li trasforma in un destino ineluttabile.
Didier Raoult, professore francese del Cnrs, si dice sicuro (e forse nelle sue parole resta ancora una traccia di orgoglio napoleonico): a piegare in modo definitivo i quasi 700 mila uomini dell'Impero fu la loro spaventosa sporcizia e le tante malattie che i pidocchi diffusero tra i battaglioni, le divisioni e i corpi d'armata, con la potenza indomabile di un'epidemia. Febbri debilitanti e altre mortali, combinate con il tifo, diedero il colpo di grazia a una macchina militare già in crisi profonda, fiaccata dalla malnutrizione e dal freddo, dall'inefficienza dei servizi logistici e da una sconcertante serie di sviste strategiche (oltre che dall'astuzia dei generali dello zar Alessandro I). Alla fine furono proprio i piccoli e ributtanti pidocchi a decidere le sorti della più ambiziosa campagna di Bonaparte, quella decisiva, che segnò il tramonto del suo dominio europeo.
La prova della catastrofe - sostiene la ricerca francese - è racchiusa in una commovente capsula temporale, un improvvisato cimitero rinvenuto non lontano da Vilnius, in Lituania: lì, buttati alla rinfusa, seppelliti nel dicembre 1812 con la frenesia dei disperati in rotta, sono emersi quasi 3 mila cadaveri, molti preservati dallo stesso freddo che contribuì a falcidiarli. In laboratorio sono stati analizzati i denti di fanti-bambini, di cavalieri appiedati e artiglieri allo sbando e senza cannoni e oltre un terzo - una media altissima - presenta le tracce genetiche di tre malattie trasmesse dai pidocchi: la «Borrelia recurrentis» , la «Bartonella quintana» e la «Rickettsia prowazekii», responsabili, rispettivamente, della febbre ricorrente, della febbre delle trincee e del tifo. Merito del Dna, che ha permesso un'indagine forense senza precedenti, inseguendo il giallo di una strage risalente a due secoli fa: dai denti delle vittime e' stata estratta la polpa dentaria (il tessuto - spiegano i medici - che ingloba arteriole, venule e nervo) e la si è studiata per scoprire che cosa ospitò il sangue di quelle vittime: cos - hanno raccontato gli studiosi francesi sul «Journal of Infectious Diseases» - è emerso un infernale scenario di parassiti e patologie che amplifica un episodio-simbolo dell'agonia dell'armata.
A Vilnius si incontrarono un'orda di 20 mila sopravvissuti in ritirata da Mosca e la divisione «Loison» spedita dalla Francia per coprire le spalle dei fuggiaschi. Mentre i due terzi dei giovani coscritti caddero in 48 ore, sterminati da temperature di 30 sotto zero, gli uomini che avrebbero dovuto essere soccorsi, coperti di stracci infestati (avevano interrotto il rito quotidiano dello spidocchiarsi da settimane, non appena le temperature erano scese), morirono in massa nei lazzaretti cittadini. Febbri e tifo avevano annientato la Grande Armée.
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