William Morris |
Nel centenario della morte, nel 1996, la Gran Bretagna ha celebrato con ben 152 eventi William Morris, straordinario protagonista dell’era vittoriana. Poeta, romanziere, traduttore, pittore, editore, designer, artigiano finissimo, imprenditore, ambientalista e socialista, Morris è ricordato dai conservatori per la sua creatività artistica e dalla sinistra per il suo impegno politico. Ma i due aspetti non possono essere separati: il Pane e le Rose nella sua visione procedono insieme. L’antagonismo verso il capitalismo nasce in Morris dalla repulsione per la bruttezza degli oggetti prodotti in fabbrica ma la sua critica coinvolge da subito l’intero modo di produzione. L’Inghilterra all’epoca è l’“officina” della rivoluzione industriale, chiave di volta di un progresso infinito ritenuto certo, ma gli effetti negativi del progresso tecnologico già sono evidenti ai contemporanei.
Numerosi studi diventati poi famosi denunciano le condizioni drammatiche di lavoro e di vita della classe operaia. Il rapporto di Edwin Chadwin sulle pessime condizioni sanitarie dei lavoratori a Londra è del1842, Engels pubblica il suo saggio sulla classe operaia in Inghilterra nel 1845, Arnold Toynbee nel 1880 tiene lezioni a Oxford sui costi della rivoluzione industriale, la mappa della povertà a Londra viene elaborata da Charles Booth tra il1886 e il 1889. Se per la maggioranza della classe media emergente la povertà è solo frutto di imprevidenza, ed è quindi una colpa, la vita grama della classe operaia, lo stravolgimento del modo di lavorare e il degrado repentino del territorio fanno muovere filantropi, socialisti e politici di entrambi gli schieramenti (i conservatori tories legati alla terra e i whig pro-industria, poi i radicali e i liberali).
La rivolta etica
Contro la rivoluzione industriale si impegnano i maggiori intellettuali dell’epoca. Già Lord Byron aveva parlato a favore dei luddisti, passati alla storia solo come distruttori di macchine. Nell’era vittoriana poeti, romanzieri, pittori, storici, architetti (Thomas Carlyle, Alfred Tennyson, Charles Dickens, Elizabeth Gaskell, Robert e Elizabeth Browning, George Bernard Shaw, ma l’elenco è ben più ampio) prendono posizione pubblica, anche con le loro opere.
John Ruskin è l’ispiratore carismatico di questa rivolta etica,ed estetica. Ruskin celebra infatti il “lavorare con gioia” come bisogno naturale dell’essere umano, negato dalle mansioni esecutive e ripetitive imposte dalla fabbrica, e afferma la dignità del lavoro manuale libero e creativo, caratteristica dell’artigianato.
La sua influenza morale fu così forte che persino Oscar Wilde prese il piccone per costruire una strada, mentre i pittori preraffaelliti Dante Gabriel Rossetti e Ford Madox Brown insegneranno in una scuola serale per operai.
L’East End, la zona più povera di Londra, diventa un laboratorio sociale per filantropi e socialisti. I Barnett e Lady Burdett-Coutts vi costruirono abitazioni popolari; Annie Besant, femminista socialista poi dirigente massimo della società teosofica, vi organizzò uno sciopero vincente delle fiammiferaie, Catherine e William Booth vi aprirono centri dell’Esercito della salvezza e una fabbrica di fiammiferi modello, il dottor Thomas Barnard dette vita qui alle sue famose case per bambini abbandonati, C. R. Ashbee creò una scuola per lavoratori in cui coinvolse laureati di Oxford e Cambridge e poi una famosa comunità di artigiani.
L’esponente di maggior prestigio di questa generazione impegnata è William Morris.
Un visionario pratico
Un visionario pratico, così si è definito, con ragione. Per tutta la vita ha infatti provato a incarnare i suoi sogni, aiutato in questo da una mentalità pragmatica e da una grande abilità manuale. Figlio di un ricco imprenditore, William Morris nasce nel 1834 a Walthamstow, un villaggio vicino Londra.
Studia a Oxford e viene attratto dalle riflessioni di Ruskin sulla natura del gotico, in cui il profeta della reazioni anti industriale critica a fondo la disumanizzazione del lavoro in fabbrica ed esalta la creatività artigiana medievale.
Morris aspira a un mondo di rapporti amicali forti tra persone creative e Red House, la casa che l’architetto Philip Webb disegnerà nel Kent per lui e per sua moglie Jane, bellissima proletaria, è concepita come una sorta di Camelot, che arreda e decora con gli amici pittori Edward Burne-Jones e Dante Gabriel Rossetti. Convinto che il lavoro in fabbrica annulli la creatività umana, Morris pensa a un tipo di produzione che consenta libertà creativa e non generi degrado. L’alternativa saranno le Arts and Crafts, che negano la divisione tra “belle arti” e arti applicate e promuovono il lavoro dell’artigiano.
La Red House |
Morris proclama con forza il diritto degli operai alla bellezza: l’arte, sostiene, è l’unico sollievo vero alla fatica ed è l’espressione della gioia che si pone nel lavoro. Arte e bellezza sono dunque bisogni di base umani come il pane, e la bellezza per Morris nasce dalla libertà e dall’amore per la natura.
Un interno della Red House |
Il movimento Arts and Crafts da lui ispirato coinvolgerà una generazione di architetti, designer e artigiani (tra i quali i socialisti W. R. Lethaby, Walter Crane e C. R. Ashbee), uniti nel desiderio di migliorare la qualità degli oggetti usati nella vita quotidiana, cambiare le condizionidi lavoro e restaurare il potere dell’artigiano. Nel loro lavoro usavano materiali locali, tenevano conto della tradizione vernacolare nel rispetto del paesaggio e spesso crearono comunità in campagna, dove vita e lavoro erano uniti nella fratellanza e per una vita semplice, principi che li collocano tra i pionieri dell’ambientalismo.
Morris si impegna in prima persona per la difesa dei commons, degli antichi edifici e dell’ambiente contro il degrado e lo squallore industriale, attraverso la creazione di associazioni nazionali specifiche. Dopo Red House, considerata oggi uno dei primi esempi di design moderno, Morris mette su un’impresa specializzata in arredamento, apre un negozio in Oxford Street e laboratori fuori Londra. Ridà vita ad antiche tecniche di tessitura e colorazione, disegna vetrate, mobili, carte da parati e tappezzerie ispirati ad antichi modelli e alle forme della natura: molti di questi lavori sono ora esposti al Victoria and Albert Museum di Londra.
Crea anche una casa editrice che stampa con caratteri tipografici ispirati al Quattrocento italiano e al gotico tedesco.
Il suo lavoro ha un successo clamoroso e ispira le principali tendenze artistiche di fine Ottocento e inizio Novecento: la scuola di Glasgow di Charles Rennie MacIntosh, l’Art Nouveau, i Wiener Werkstatte, il Liberty e anche il lavoro dello svedese Larsson, dello spagnolo Antonio Gaudì e dello statunitense Frank Lloyd Wright.
L’impegno politico
L’impegno politico di Morris si muove prima nelle formazioni allora esistenti poi, dopo l’incontro con “Il Capitale”, fonda lui stesso dei gruppi socialisti.
La figlia di Marx, Eleanor, si iscrive alla sua Lega e lavorerà sempre con lui. Morris tiene conferenze agli operai in Inghilterra e Scozia, parla nelle manifestazioni (un primo maggio parla insieme a Engels e George BernardShaw), e viene anche arrestato. L’influenza marxista è forte ma lo sono anche le differenze: per Marx il capitalismo industriale è positivo rispetto alle strutture patriarcali precedenti, mentre la natura è soprattutto il materiale dell’attività lavorativa umana. Per Morris invece la natura è la fonte della verità e della bellezza, l’ispiratrice di ogni attività creativa umana, le sole che rendano la vita degna di essere vissuta, e il comunismo è una forma superiore di vita medievale, integrata dalle conquiste civili ottenute nei secoli dopo la rottura del feudalesimo, che offre opportunità a tutti di soddisfare i propri bisogni attraverso una vita semplice, l’armonia con la natura e la bellezza nella vita di ogni giorno celebrata dall’arte popolare.
La base sono le piccole comunità rurali legate in network, rigenerate attraverso l’artigianato,dove la famiglia di sangue si apre alla famiglia di comunità, non separate dalle città, immerse nel verde. E’ un cambiamento profondo che, sostiene, ha bisogno dell’adesione convinta della maggioranza della popolazione, per cui la formazione dei socialisti diventa fondamentale.
I suoi romanzi
Morris diffonde le sue idee su “come potremmo vivere”nelle conferenze e con i suoi romanzi utopistici. In The Dream of John Ball il narratore, viaggiatore nel tempo, si ritrova nell’Inghilterra del 1381, durante la rivolta dei contadini, mentre in News from Nowhere viaggia in avanti nel 2102, in una società che vive come nel 1300, nata dopo una rivoluzione anti industriale. Ma è un Medioevo mutato con libertà individuali, ruoli cambiati, vita semplice e bella, salute, ambiente pulito permeato di gioia. Ellen, la protagonista femminile, è una mescolanza tra un’immagine pre-raffaellita e la donna nuova socialista. L’influenza di queste visioni tra gli operai fu profonda: nel 1930, dopo la grande crisi, nelle case dei minatori del Northumberland, con i quali Morris instaurò rapporti speciali, si potevano ancora trovare copie di entrambi i libri in tutte le case, perfino quando quasi tutto era stato venduto.
Il suo sogno, oggetti belli dal popolo per il popolo, fallirà per l’impossibilità di abbassare i costi: i suoi prodotti diventano moda imperativa per le abitazioni degli odiati industriali, la rivoluzione tecnologica trionfa ovunque, la Lega socialista viene chiusa e si affermano il partito laburista e le rivoluzioni comuniste. Ma l’influenza di Morris negli anni permarrà fortissima.
Oggi la crisi delle forme istituzionali e statuali in cui si è incarnata l’istanza sociale nata dalla rivoluzione industriale e i disastri ambientali degli ultimi trent’anni rendono di nuovo attuali il suo comunitarismo, centrato sul lavoro creativo, la libertà di ogni individuo, la bellezza della vita quotidiana, l’armonia con la natura entro comunità aperte, veri e propri eco-villaggi dove le attività manuali hanno dignità e ciò che viene prodotto è utile e bello.
Per chi vuole saperne di più:
William Morris, Come potremmo vivere, Editori Riuniti, Roma 1979
William Morris, News from Nowhere and Other Writings, Penguin Books, London 1993
Fiona Mac Carthy, WilliamMorris: a Life for Our Time,Faber and Faber,London , 1995
"il manifesto" 12 aprile 2001
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