Credo che sia capitato a molti, leggendo I Promessi Sposi, di riconoscere in don Abbondio un prete di loro conoscenza. Quello che ho conosciuto io era simile perfino nell'abitudine di prestare ai parrocchiani denaro ad interesse. Niente usura, per carità. Prestava allo stesso interesse che facevano le banche e per di più senza garanzie, fidandosi della propria conoscenza di persone e famiglie!
Tra i tanti aneddoti che si raccontano ne recupero due.
Uno di quando il suo viceparroco Lillo, avendo sperimentato con una giovinetta il gusto del rapporto nuziale, cominciò a dare del matto. Voleva spretarsi, sposarsi, diceva che avrebbe chiesto la dispensa a chiunque, al Vescovo, al Papa, al Padreterno. Il parroco gli diceva: "Lillo non dare scandalo!", "Lillo non fare minchiate!". Lo scongiurava. Arrivava a dichiarare: "Il Signore è di manica larga!". Ma quello non ne volle sapere.
Un'altra volta aveva chiesto a un potente deputato dc, col nome di un Padre della Chiesa orientale - Sinesio, se non ricordo male - un finanziamento per riparare il tetto cadente della canonica. E costui aveva promesso. Saputo che il Sinesio era in paese, alla sezione Dc, per un giro elettorale, il parroco volle organizzare un bel ringraziamento. Messi in fila i bambini del catechismo, rischiando l'ira dei loro padri, quasi tutti comunisti, se li portò alla sezione dello Scudo crociato. Sulle scale ordinò loro di cantare l'inno del partito: "O bianco fiore / simbol d'amore...". Sinesio, quasi, si commosse a sentire vivificate da voci argentine le note usate e abusate. Ma al prete non poté dare la risposta che costui attendeva: gli parlò di ritardi burocratici, di ostacoli politici, gli disse che il finanziamento non c'era ancora, sarebbe arrivato entro due mesi.
Il parroco neanche salutò. Si volse ai bambini. Disse: "Andiamo!". E subito intonò: "Don Bosco ritorna /tra i giovani ancor / ti chiaman frementi / di gioia e d'amor. / Don Bosco trionfa...".
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