L’articolo da “La Stampa” (e senza indicazione di autore), di cui riprendo una parte, fa il punto sui piccoli furti in negozi e supermercati, risale all’ottobre del 2010 e non so se i dati verranno confermati nella ricerca aggiornata che è attesa per ottobre. Mi paiono, tuttavia, curiosi e interessanti. (S.L.L.)
Il trapano elettrico come oggetto del desiderio globale: così bello che ti vien voglia di rubarlo, e infatti lo fai. Ovvero: bricoleur, sì, ma a costo zero. E' uno dei dati più sorprendenti emersi dalla ricerca presentata ieri a Milano dal Barometro Mondiale dei Furti nel Retail: su 42 Paesi presi in esame, in cima alla classifiche delle cose più rubate nei negozi del mondo risultano attrezzi e minuterie per il fai-da-te casalingo, con una speciale predilezione per il rumoroso e ingombrante aggeggio.
Seguono, nell'ordine, articoli di pelletteria, prodotti cosmetici (le creme per il viso, in particolare) e profumi, tagli di carne fresca, giochi per la consolle, lamette da barba (le numero uno nei taccheggi da supermercato, tanto che si piazzano vicino alle casse per esercitare un maggior controllo). E poi cartucce per le stampanti, orologi di marca e bottiglie di champagne o di spumante di alta gamma. Ma in Italia? I trapani elettrici scendono al settimo posto, le borse e cinture sono in cima, compaiono in posizioni assai rilevanti lettori Mp3 e Mp4, cartucce per stampanti, pile e batterie ricaricabili. Per quanto riguarda i generi alimentari, in linea con le abitudini nazionali, ecco vino, salumi e parmigiano.
India, Brasile e Marocco sono i Paesi con la più alta percentuale di differenze inventariali, cioè dov'è più alto il divario fra le entrate che si sarebbero dovute realizzare sulla base dell'inventario e degli acquisti e l'ammontare effettivamente ottenuto. Taiwan, Hong Kong e l'Austria sono i Paesi più virtuosi. Noi siamo al 28esimo posto, meglio di Spagna, Francia e Regno Unito ma peggio di Germania, Cina e Giappone. In totale 87,506 miliardi di euro globalmente, 3,205 miliardi per l'Italia. Verrebbe la tentazione di tracciare l'identikit sociologico del nuovo consumatore (a sbafo): un furbastro forse cleptomane ma sicuramente ipertecnologizzato che fa a meno dei libri (pare che oramai ben pochi, in proporzione, se li filino nei grandi store multimediali), pasteggia a champagne e la cintura la pretende firmatissima. Ma la crisi, allora? Attenzione, però. Il dato non fa differenza fra chi ruba per sé e chi lo fa per lavoro, cioè per alimentare il mercato nero; né fra chi, tra i battitori solitari, ruba un etto di prosciutto perché muore di fame oppure un iPod come prova di coraggio da fornire ai compagni di scuola. Dunque, a fronte di un certo numero di indigenti e pensionati alla quarta settimana (altrimenti come si giustificherebbero quegli adesivi per dentiere alla nona posizione italiana?), ecco spiegate tutte quelle borse e tutto quel materiale elettronico sparito dagli scaffali. Alla Checkpoint Systems, l'azienda leader mondiale per la gestione delle «differenze inventariali» e la prevenzione dei furti in negozio, spiegano che è materia di ricettazione perfino il parmigiano reggiano, perché è poco ingombrante, ben riciclabile e, pur essendo un formaggio, non troppo deperibile…
"La Stampa", 20 ottobre 2010
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