28.4.18

Lo scannolo de Dariofò. Un sonetto di Anonimo Romano (Maurizio Ferrara)

Maurizio Ferrara durante un viaggio a Mosca

Maurizio Ferrara (1921-2000) fu segretario particolare di Togliatti, giornalista di punta de “l'Unità” e infine esponente del Pci nella Regione Lazio e in Parlamento. Padre di Giuliano Ferrara non ne condivise lo sbracamento a destra prima con Craxi e poi con Berlusconi. Con lo pseudonimo di Anonimo Romano pubblicò negli anni Settanta del 900 due raccolte di sonetti romaneschi, sul modello di Giuseppe Gioachino Belli, Er compromesso rivoluzzionario (1975) e Er communismo 'co la libbertà (1978). Nel 1978 Dario Fo, tornato in Tv dopo un lungo ostracismo della Rai, con un frammento del suo Mistero buffo, suscitò scandalo in Vaticano. Intervenne persino il Cardinale Poletti, Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, uno dei dignitari più potenti della Curia, chiedendo una nuova cacciata del reprobo, non ancora Premio Nobel, dalla Tv di Stato. Al tema è dedicato il sonetto qui “postato”. (S.L.L.)

Come che Dariofò, ch’è proprio bravo,
tornò ar viddeo e se mise affà er faceto,
er Cardinal vicario anno in aceto
perché sfotteva Bonifacio Ottavo.

Dice che Fo cor lavorò de scavo
je va a offenne er Divino Paracleto,
sicché, dice, o er governo je fa un veto
o sinnò c’è la guera cor Conclavo.

Bella robba! ’Sti scribbi vatigani
’nce lo sanno che Dante a quer papaccio
l’affocò tra li ladri e li ruffiani?

Fuss’io er governo a ’st’assi de palazzo
je direbbe: carmateve cristiani,
cammiate rete e nun rompete er cazzo.

Er communismo 'co la libbertà, Editori riuniti, 1978

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