Joseph Thorak, Cameratismo (1937) |
Dopo la scoperta, a
Monaco di Baviera, di più di mille capolavori del Novecento rubati
dai nazisti alle famiglie ebree e ai musei di tutta Europa, continua
senza sosta il lavoro degli inquirenti. Un paio di Chagall sono stati
ritrovati domenica scorsa nella curva della Lazio, che li teneva in
custodia per conto degli eredi Goering. Uno dei capi ultras,
Salvatore Mustafà detto “l’Ariano”, per sicurezza ci si è
seduto sopra negli ultimi sedici campionati. Secondo i restauratori
la forma ormai convessa delle tele è rimediabile, meno facile sarà
cancellare le tracce di sugo di polpetta, un rosso molto vivo che per
altro lo stesso Chagall avrebbe forse apprezzato.
ARTE EDIFICANTE
Nelle case dei gerarchi
erano esposte solo le opere edificanti della scuola “Grossen
Karroserie”, raffiguranti uomini nudi molto muscolosi con lo
sguardo fisso a un radioso futuro. Un’altra corrente molto cara ai
nazisti era la “Krante Germania” (la denominazione, ancora oggi,
non è chiara agli studiosi), che ritraeva uomini nudi molto
muscolosi con lo sguardo fisso a un radioso futuro. Più
trascurabile, se non altro per il formato, la scuola miniaturista che
raffigurava uomini nudi molto muscolosi eccetera, ed ebbe grande
merito nello sviluppo dell’industria delle lenti di ingrandimento.
Quanto al ruolo della donna nell’arte, i nazisti lo tenevano in
gran conto, tanto da organizzare a Baden Baden una mostra dei cuscini
a punto croce realizzati da Eva Braun. Raffiguravano uomini nudi
molto muscolosi eccetera.
I PRIMI SOSPETTI
I primi influssi
dell’arte degenerata sull’estetica tedesca furono chiari quando
Otto Wurstel, allievo del maestro Sepp Kraut, cominciò a dipingere
coppie di uomini nudi molto muscolosi ma con lo sguardo fisso,
anziché sul futuro radioso, sui rispettivi genitali. Processato per
attività antitedesche, si difese sostenendo che avevano posato per
lui gerarchi, ufficiali delle SS, dirigenti del partito nazista, e
nonostante li invitasse continuamente a fissare lo sguardo sul
radioso futuro loro continuavano a fissarsi reciprocamente gli organi
sessuali, mandandosi anche bigliettini durante la pausa per la
merenda. Da allora la lotta del nazismo all’arte degenerata fu
senza tregua. L’ordine era (dai verbali dell’epoca): “Tofete
tistruggere tuti qvadri tofe non c’è krossen uomo nudo con krossen
muskoli und squarto rifolto a futuro!!” Parole che, a rileggerle
oggi, mettono i brividi.
GLI EQUIVOCI
Non mancarono gli
equivoci. Il direttore di un museo berlinese, fervente nazista,
acquistò numerose opere del Divisionismo convinto che si trattasse
di un omaggio alle Panzer-Division. Quando vide i quadri e si accorse
che ritraevano mucche che ruminavano, per giunta sgranate come se il
pittore avesse problemi alla vista, si tolse la vita per il disonore.
L'ORDINE DISATTESO
Ma come è possibile, si
chiedono gli storici, che i nazisti, invece di bruciare quelle
orribili opere (Picasso, Braque, Matisse, Klee, Renoir, Chagall,
l’astrattismo, l’impressionismo, il cubismo, l’espressionismo e
tutte le altre tragiche contaminazioni dell’influenza giudaica
sulla purezza dell’arte ariana), abbiano fatto incetta di quelle
opere di arte degenerata? Perché non le hanno distrutte? Ecco una
ipotesi: l’arte non degenerata di regime confluì ben presto in una
sola, vasta corrente, la Stube Kunst (“arte della stufa”), così
detta perché tele anche molto grandi venivano dapprima
appallottolate con cura, poi usate per accendere la stufa. Solo una
piccola parte delle opere, appena ritoccate, vennero contraffatte
scrivendo sul retro “realismo socialista” e rivendute a Stalin,
che non si accorse mai della truffa. Nel contempo, l’arte
degenerata saliva vertiginosamente di valore. Il sospetto, dunque, è
che tra un quadro che valeva dieci marchi e un quadro che valeva un
milione di marchi, i nazisti preferirono tenersi il secondo.
L'Espresso, 4 novembre
2013
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