Il testo che qui riprendo da un
vecchio “Espresso” era (all’interno di un ampio servizio sui Sanniti di Marisa
Ranieri Panetta) un box non firmato sull’antica popolazione italica dei Piceni,
cui era dedicata – al tempo della pubblicazione – una esposizione in Germania.
(S.L.L.)
Italici alla riscossa: anche i
Piceni reclamano il loro importante ruolo storico prima della conquista romana.
Per ribadirlo, con una mostra di 800 reperti, hanno scelto la sede della Schirn
Kunsthalle di Francoforte:"Piceni popolo d'Europa" (diretta
scientificamente da Giovanni Colonna dell'università "La Sapienza"e
curata da Luisa Franchi Dell'Orto).
I Piceni abitavano nelle Marche e
lungo le coste abruzzesi (dal fiume Foglia al Pescara), e dunque a contatto con
Sanniti e altre etnie. Ma, per collocazione geografica,erano più aperti a
influenze terrestri e marittime, e attraversati dai commerci che dall'Europa
centrale scendevano lungo l'Adriatico. Ecco cosi spiegata la notevole presenza
nelle necropoli di ceramiche di pregio importate dalla Grecia, di avori
arrivati dal Tirreno etrusco, di ambre e bronzi di ricca fattura locale, ma
anche l'accostamento di sculture celebri in aree molto distanti. Il Guerriero
di Capestrano e di Numana vicini ai Guerrieri di Glauberg e di Hirschlanden,
mettono in evidenza tali affinità stilistiche da far pensare a influenze
italiche nel cuore d'Europa. Il momento culminante di questa civiltà si delinea
fra VII e V sec. a.C, quando un alto grado di benessere contraddistinse le
élite aristocratiche, grazie al valore militare e al controllo della
pastorizia, estendendosi a larghe fasce della popolazione, che trafficava,
lavorava la pietra e il bronzo, faceva uso della scrittura.
Le indagini archeologiche non
hanno evidenziato abitati consistenti, mentre hanno messo in luce numerose
necropoli e straordinari corredi funerari femminili, riferibili a personaggi
principeschi. Dame che conducevano una vita dorata, ma anche coraggiose
guerriere. Nelle tombe femminili di Belmonte Piceno si sono trovate armi, lance
e scudi: insomma, si trattava di vere e proprie amazzoni.
“L’Espresso”, 13 gennaio 2000
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