Un'immagine dell'Abbazia di San Pietro a Badìa Pozzeveri (Lucca) |
Erano sepolti in un cimitero
finora sconosciuto dell'Abbazia camaldolese di S. Pietro a Badia Pozzeveri, in
provincia di Lucca, gli scheletri che consentiranno di aprire una finestra inattesa
su salute e malattia in Europa, nel
corso dei secoli, rivelando importanti informazioni su eventi epocali come la
peste nera del 1300 o l'epidemia di colera del 1800. Un articolo apparso su
“Science” a firma della giornalista Ann
Gibbons racconta l'eccezionale scoperta fatta da Giuseppe Vercellotti e Clark
Larsen, dell'Ohio State University, e da Hendrik Poinar, della McMaster
University, che da tre anni conducono una meticolosa campagna di scavi per
riportare alla luce i reperti, per poi studiarli con diverse tecniche,
dall'analisi degli isotopi radioattivi alle scansioni di tomografia
computerizzata tridimensionale.
L'abbazia si trova lungo la Via
Francigena, che dal centro dell'Europa, e in particolare dalla Francia, portava
a Roma. Il cammino poi proseguiva poi fino al sud d'Italia, e una volta
attraversato il mare, in Terrasanta. La Via Francigena era percorsa da
cavalieri, monaci e contadini e, con loro, anche da gravi malattie infettive.
I reperti di Badia Pozzeveri
consentono di confrontare resti fossili e genomi di individui appartenenti a
classi sociali diverse e a diverse epoche storiche e di capire in che modo
vivevano e morivano dal Medioevo in poi. Il confronto tra i vari genomi può
aiutare inoltre a comprendere in che modo si sono evoluti gli organismi
patogeni nelle varie condizioni, dalla carestia alla guerra, presenti durante i
viaggi dei pellegrini, ma anche delle truppe che si spostavano lungo la
penisola.
La lebbra, per esempio, arrivò
probabilmente dal Medio Oriente con i soldati di ritorno dalle Crociate. I
primi focolai si registrarono infatti in Toscana nel XXII secolo, quando
sorsero nella regione ben tre lebbrosari.
I pellegrini probabilmente sono
stati il veicolo di diffusione di vaiolo, morbillo, tubercolosi, tifo, colera e
soprattutto della peste. Una specifica zona di scavi probabilmente ospita
infatti le vittime della terribile epidemia, la cosiddetta Morte Nera, che
uccise metà della popolazione europea tra il 1348 e il 1350. Una ricerca
condotta nel 2011 su resti dell'epoca, ritrovati a Londra dal gruppo dello
stesso Poinar, ha confermato che a causare la Morte Nera fu Yersinia pestis, il batterio che causa
la peste, escludendo altri possibili agenti patogeni.
Questi nuovi campioni
dell'Abbazia di San Pietro consentiranno di affrontare questioni rilevanti
sulla virulenza di Y. pestis. Il
batterio è infatti ancora presente negli Stati Uniti sud occidentali, in Asia e
in Africa, e colpisce da 1000 a 3000 persone all'anno, ma si trasmette molto
lentamente da uomo a uomo. I ricercatori vogliono dunque scoprire perché il
batterio è molto meno virulento oggi di quanto fosse centinaia di anni fa.
Altri capitoli importanti per lo
studio delle antiche malattie riguardano poi la malaria, e la sua presenza
nella Toscana del 1300, oppure le malattie a trasmissione sessuale come la
sifilide tra il 1400 e il 1500, o ancora la pandemia di colera che colpì
l'Italia nel 1855.
I resti dell'abbazia di San
Pietro, conclude Gibbons, hanno appena iniziato a svelare i segreti di quasi
mille anni di storia sanitaria dell'Italia e dell'intera Europa.
Redazionale dal sito “Le Scienze”,
13/12/2013
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