Sul finire dell’estate 2006
“Tuttolibri” presentò la riedizione italiana de I clown di Tristan Rémy (1897 - 1977), storico e scrittore del
circo, una summa dell'arte di ridere sotto il tendone pubblicata la prima volta
nel 1945 e ben presto diventata un classico. Leggendo i brani offerti come
anteprima mi sono imbattuto anche nel nome di Pierantoni, esponente di una
importante famiglia circense, le cui propaggini arrivarono in Sicilia, fin nel
mio paesello. Dai frammenti pubblicati sul quotidiano, tutti estratti da un
capitolo dedicato alle clownesse, riprendo la storia di una coppia
comico-acrobatica con radici in Italia e di un trio di grande successo.
(S.L.L.)
Atoff e miss Loulou
Miss Loulou formava con suo
marito, Atoff de Consoli, detto Atoff, una coppia di clown che resterà come
esempio di riuscita perfetta, in un momento in cui i comici, nel circo, erano
numerosi e al successo non si arrivava certo facilmente. Se fosse stata
raggiunta prima, la loro riuscita avrebbe beneficiato di una curiosità che, ben
presto, si sarebbe trasformata in consenso unanime. Ma quando Miss Loulou fu
notata, Atoff aveva già terminato la sua carriera di intrattenitore.
Era figlio di uno scultore del
legno di Torino. Non aveva ancora sei anni quando suo fratello, che ne aveva
sedici, allievo alla scuola delle Belle Arti, lo convinse a cercar fortuna con
lui. Per meglio riuscirci si aggregarono al circo Sketchel e Corini e... una
fuga in più all'attivo degli artisti del circo. Nonostante l'apparente
condizione precaria, trassero i guadagni migliori dalle esibizioni sulle piazze
pubbliche e davanti a quegli spalti i cui direttori permettevano che si
esibissero negli esercizi acrobatici, davanti ai potenziali clienti. In questa
maniera si poté vedere tutto quello di cui erano capaci. Quando non avevano
denaro, i Consoli si accontentavano di nutrirsi di molluschi e frutti di mare,
ma il padre, avvertito e invitato dalla gendarmeria a mettere fine ai loro
vagabondaggi, andò a cercarli e li riportò a casa. Il loro ritorno durò poco.
Tre mesi dopo, i due ragazzi ripresero la via della fuga. Si erano preparati a
questa seconda partenza. Sapevano presentare Les statues vivantes, fare esercizi da giocolieri con i cappelli e
appendersi al trapezio. Come tutti gli artisti circensi, Atoff De Consoli è
stato l'eroe di una vita leggendaria più o meno immaginata. Riportiamo che al
circo Reinach, a Parma, fu vittima di una caduta dal trapezio abbastanza grave
alla quale fa risalire la perdita di un occhio. In seguito entrò come funambolo
in una troupe di acrobati. Come clown, Atoff De Consoli assoldò Pierantoni,
all'epoca del suo declino, come partner, da Rancy e da Palisse. Nel 1907
recitò, con Gatti, al grande circo Alexandre. In un circo ambulante, in Italia,
incontrò J.-M. Cairoli, all'epoca del debutto. Si associarono e la
collaborazione permise ad Atoff di essere notato da Pippo Pucci, che, tra i
clown di un certo nome, aveva di sicuro una certa importanza. Atoff, inoltre,
incontrò un partner di un certo valore in Chocolat figlio, nel 1926, al Cirque
d'Hiver. Conobbe gli ultimi istanti di una celebrità tardiva con sua moglie,
Miss Loulou, che era stata contorsionista. Del suo antico mestiere di funambola
lei conservava la prestanza e la signorilità. Tutto, in lei, ricordava la
misura e l'armonia. Vicino a lei, Atoff De Consoli risaltava per la figura
scheletrica, di una magrezza da disarticolato e, con maggiori accorgimenti,
sarebbe stato un divertente clown da smorfie. Esagerava le smorfie di un viso
che sembrava tagliato a colpi di roncola. Indossando una bombetta senza tesa,
come quella di un ecclesiastico, o un cilindro piegato come un lampione, Atoff
De Consoli si presentava fumando un enorme sigaro, con un anello d'oro ornato di
un grosso brillante, portando un fiore gigantesco all'occhiello di una
redingote dalle falde vorticose, maneggiando un bastone rotto accomodato con lo
spago e costantemente occupato a rimettere a posto delle maniche che avrebbero
potuto servirgli da corsetto. Così conciato, gagà a ghette e fiero della sua
condizione, seguendo la moda lanciata da Little Walter, Atoff De Consoli
serviva da cavaliere a Miss Loulou, ancora splendida, la gamba inarcata al di
sotto della sua corta coulotte, il seno sostenuto dal suo costume azzurro e
oro, tagliato alla Claudine e il piccolo cappello a punta portato sopra dei
capelli biondi con i boccoli. Senza nessuno sforzo apparente Miss Loulou
conduceva il suo partner sul cammino della fantasia.
Il trio Léonard
All'interno del trio Léonard,
Marcel Léonard, comproprietario e direttore artistico del circo Pinder,
incarnava un clown gioviale, nella tradizione del clown bonaccione. Eugéne
Léonard, un augusto di tipo flemmatico, ricopriva il ruolo del primo comico e
Yvette Spessardi quello del controbuffone dall'animo malizioso e vendicativo.
Ma quest'ultima eccelleva soprattutto nel recitare i burleschi con compiuta
maestria, sufficiente, a ogni modo, a non rivelare niente della sua persona.
Gli occhi nascosti da enormi occhiali, il sorriso che spariva sotto la smorfia,
il sopracciglio spesso, il naso posticcio, i capelli nascosti dal cappello a
cilindro, e ulteriormente spersonalizzata da eleganti pantaloni, Yvette
Spessardi invitava i suoi partner ad avventure comiche con tatto e distinzione,
senza mai sfiorare il manierismo.
Le entrée dei Léonard, messe a punto nel corso delle rappresentazioni
che si snodavano per tutta una tournée, improntate al repertorio abituale delle
clownerie ma ringiovanite da trovate personali e costantemente arricchite,
potevano sostenere il paragone con le entrée
dei clown dei circhi parigini, per quanto più equilibrate quest'ultime
potessero apparire. Malgrado la facilità di una donna nel recitare le parti da
civettuola, nessun preziosismo nell'atteggiamento e nell'espressione
autorizzava lo spettatore a supporre che si trovasse in presenza di una
clownessa. Nonostante fosse un pagliaccio, Yvette Spessardi non riceveva
affatto schiaffi: lei ne dava. Nelle repliche aveva sempre l'ultima parola. E
non era certo così facile per lei, dentro commedie che miravano al ridicolo e,
molto spesso, attentavano alla dignità. Inoltre ebbe il compito di evitare la
farsa volgare, nella quale avrebbe perso sicuramente l'originalità del suo
carattere leggero e disinvolto. Tra lei e Marcel, il clown Eugéne Léonard -
enorme burlone dall'aspetto rubizzo - era la vittima consenziente delle burle
più o meno innocenti. La natura bonaria veniva fuori in tutti gli eccessi dei
suoi gesti maldestri.
“Tuttolibri – La Stampa”, 16 settembre
2006
Nessun commento:
Posta un commento