5.12.13

Clown. Una strana coppia e un celebre trio (di Tristan Rémy)

Sul finire dell’estate 2006 “Tuttolibri” presentò la riedizione italiana de I clown di Tristan Rémy (1897 - 1977), storico e scrittore del circo, una summa dell'arte di ridere sotto il tendone pubblicata la prima volta nel 1945 e ben presto diventata un classico. Leggendo i brani offerti come anteprima mi sono imbattuto anche nel nome di Pierantoni, esponente di una importante famiglia circense, le cui propaggini arrivarono in Sicilia, fin nel mio paesello. Dai frammenti pubblicati sul quotidiano, tutti estratti da un capitolo dedicato alle clownesse, riprendo la storia di una coppia comico-acrobatica con radici in Italia e di un trio di grande successo. (S.L.L.)

Atoff e miss Loulou
Miss Loulou formava con suo marito, Atoff de Consoli, detto Atoff, una coppia di clown che resterà come esempio di riuscita perfetta, in un momento in cui i comici, nel circo, erano numerosi e al successo non si arrivava certo facilmente. Se fosse stata raggiunta prima, la loro riuscita avrebbe beneficiato di una curiosità che, ben presto, si sarebbe trasformata in consenso unanime. Ma quando Miss Loulou fu notata, Atoff aveva già terminato la sua carriera di intrattenitore.
Era figlio di uno scultore del legno di Torino. Non aveva ancora sei anni quando suo fratello, che ne aveva sedici, allievo alla scuola delle Belle Arti, lo convinse a cercar fortuna con lui. Per meglio riuscirci si aggregarono al circo Sketchel e Corini e... una fuga in più all'attivo degli artisti del circo. Nonostante l'apparente condizione precaria, trassero i guadagni migliori dalle esibizioni sulle piazze pubbliche e davanti a quegli spalti i cui direttori permettevano che si esibissero negli esercizi acrobatici, davanti ai potenziali clienti. In questa maniera si poté vedere tutto quello di cui erano capaci. Quando non avevano denaro, i Consoli si accontentavano di nutrirsi di molluschi e frutti di mare, ma il padre, avvertito e invitato dalla gendarmeria a mettere fine ai loro vagabondaggi, andò a cercarli e li riportò a casa. Il loro ritorno durò poco. Tre mesi dopo, i due ragazzi ripresero la via della fuga. Si erano preparati a questa seconda partenza. Sapevano presentare Les statues vivantes, fare esercizi da giocolieri con i cappelli e appendersi al trapezio. Come tutti gli artisti circensi, Atoff De Consoli è stato l'eroe di una vita leggendaria più o meno immaginata. Riportiamo che al circo Reinach, a Parma, fu vittima di una caduta dal trapezio abbastanza grave alla quale fa risalire la perdita di un occhio. In seguito entrò come funambolo in una troupe di acrobati. Come clown, Atoff De Consoli assoldò Pierantoni, all'epoca del suo declino, come partner, da Rancy e da Palisse. Nel 1907 recitò, con Gatti, al grande circo Alexandre. In un circo ambulante, in Italia, incontrò J.-M. Cairoli, all'epoca del debutto. Si associarono e la collaborazione permise ad Atoff di essere notato da Pippo Pucci, che, tra i clown di un certo nome, aveva di sicuro una certa importanza. Atoff, inoltre, incontrò un partner di un certo valore in Chocolat figlio, nel 1926, al Cirque d'Hiver. Conobbe gli ultimi istanti di una celebrità tardiva con sua moglie, Miss Loulou, che era stata contorsionista. Del suo antico mestiere di funambola lei conservava la prestanza e la signorilità. Tutto, in lei, ricordava la misura e l'armonia. Vicino a lei, Atoff De Consoli risaltava per la figura scheletrica, di una magrezza da disarticolato e, con maggiori accorgimenti, sarebbe stato un divertente clown da smorfie. Esagerava le smorfie di un viso che sembrava tagliato a colpi di roncola. Indossando una bombetta senza tesa, come quella di un ecclesiastico, o un cilindro piegato come un lampione, Atoff De Consoli si presentava fumando un enorme sigaro, con un anello d'oro ornato di un grosso brillante, portando un fiore gigantesco all'occhiello di una redingote dalle falde vorticose, maneggiando un bastone rotto accomodato con lo spago e costantemente occupato a rimettere a posto delle maniche che avrebbero potuto servirgli da corsetto. Così conciato, gagà a ghette e fiero della sua condizione, seguendo la moda lanciata da Little Walter, Atoff De Consoli serviva da cavaliere a Miss Loulou, ancora splendida, la gamba inarcata al di sotto della sua corta coulotte, il seno sostenuto dal suo costume azzurro e oro, tagliato alla Claudine e il piccolo cappello a punta portato sopra dei capelli biondi con i boccoli. Senza nessuno sforzo apparente Miss Loulou conduceva il suo partner sul cammino della fantasia.
Il trio Léonard
All'interno del trio Léonard, Marcel Léonard, comproprietario e direttore artistico del circo Pinder, incarnava un clown gioviale, nella tradizione del clown bonaccione. Eugéne Léonard, un augusto di tipo flemmatico, ricopriva il ruolo del primo comico e Yvette Spessardi quello del controbuffone dall'animo malizioso e vendicativo. Ma quest'ultima eccelleva soprattutto nel recitare i burleschi con compiuta maestria, sufficiente, a ogni modo, a non rivelare niente della sua persona. Gli occhi nascosti da enormi occhiali, il sorriso che spariva sotto la smorfia, il sopracciglio spesso, il naso posticcio, i capelli nascosti dal cappello a cilindro, e ulteriormente spersonalizzata da eleganti pantaloni, Yvette Spessardi invitava i suoi partner ad avventure comiche con tatto e distinzione, senza mai sfiorare il manierismo.
Le entrée dei Léonard, messe a punto nel corso delle rappresentazioni che si snodavano per tutta una tournée, improntate al repertorio abituale delle clownerie ma ringiovanite da trovate personali e costantemente arricchite, potevano sostenere il paragone con le entrée dei clown dei circhi parigini, per quanto più equilibrate quest'ultime potessero apparire. Malgrado la facilità di una donna nel recitare le parti da civettuola, nessun preziosismo nell'atteggiamento e nell'espressione autorizzava lo spettatore a supporre che si trovasse in presenza di una clownessa. Nonostante fosse un pagliaccio, Yvette Spessardi non riceveva affatto schiaffi: lei ne dava. Nelle repliche aveva sempre l'ultima parola. E non era certo così facile per lei, dentro commedie che miravano al ridicolo e, molto spesso, attentavano alla dignità. Inoltre ebbe il compito di evitare la farsa volgare, nella quale avrebbe perso sicuramente l'originalità del suo carattere leggero e disinvolto. Tra lei e Marcel, il clown Eugéne Léonard - enorme burlone dall'aspetto rubizzo - era la vittima consenziente delle burle più o meno innocenti. La natura bonaria veniva fuori in tutti gli eccessi dei suoi gesti maldestri.


“Tuttolibri – La Stampa”, 16 settembre 2006

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