Il cinico generale Gastone Gambara |
Senza chiaro motivo
“I comandi di grandi unità possono provvedere ad internare a titolo preventivo, categorie di individui della città e della campagna, e intere popolazioni di villaggi e zone rurali... famiglie da cui siano o diventino mancanti, senza chiaro motivo, maschi validi di età compresa tra i 16 e i 60 anni. Saranno internati anche gli abitanti di case prossime al punto in cui vengono attuati sabotaggi».
Sono le istruzioni del comando italiano in Slovenia e Dalmazia nel marzo 1942, diramate dal generale Gastone Gambara, nelle quali si intravede una realtà storica di cui in Italia non si parla, una realtà di stragi, repressione e gulag per i popoli slavi occupati dall'Italia dopo il giugno 1940, che si concretò con la costruzione di 202 campi di concentramento per sloveni e croati, tra Italia e zone occupate, dove i prigionieri morivano come mosche per fame, malattie, maltrattamenti. Uno di questi campi era situato ad Arbe nell'isola di Rab nell'Adriatico (7 mila morti).
“I comandi di grandi unità possono provvedere ad internare a titolo preventivo, categorie di individui della città e della campagna, e intere popolazioni di villaggi e zone rurali... famiglie da cui siano o diventino mancanti, senza chiaro motivo, maschi validi di età compresa tra i 16 e i 60 anni. Saranno internati anche gli abitanti di case prossime al punto in cui vengono attuati sabotaggi».
Sono le istruzioni del comando italiano in Slovenia e Dalmazia nel marzo 1942, diramate dal generale Gastone Gambara, nelle quali si intravede una realtà storica di cui in Italia non si parla, una realtà di stragi, repressione e gulag per i popoli slavi occupati dall'Italia dopo il giugno 1940, che si concretò con la costruzione di 202 campi di concentramento per sloveni e croati, tra Italia e zone occupate, dove i prigionieri morivano come mosche per fame, malattie, maltrattamenti. Uno di questi campi era situato ad Arbe nell'isola di Rab nell'Adriatico (7 mila morti).
Il vescovo Santin |
Antonio Santin, vescovo di Trieste e Capodistria, diocesi nella quale il clero slavo era stato già cacciato dalle autorità fasciste fin dagli anni trenta, italiano e filogovernativo, indirizzò nel 1941 al prefetto di Trieste una lettera con parole inequivocabili: «Villaggi e case incendiate, innumerevoli famiglie disperse, gente uccisa senza motivo all'impazzata, torture e bastonature violente durante gli interrogatori, arresti di massa, campi pieni di internati tenuti in modo disumano (chi parla ha visto con i suoi occhi) hanno seminato odio e favorito la propaganda partigiana...». (La fonte è il volume di Gianni Oliva, Profughi, Mondadori, 2005).
... e di un medico
In Wikipedia sul generale Gambara trovo la notizia che segue, la cui fonte è un libro di Franz Potovkin (Il campo di sterminio fascista: l’isola di Rab, ANPI Torino, 1963). Mi pare completare il quadro.
Il 15 dicembre 1942 Emilio Grazioli, alto commissario per la Provincia di Lubiana, trasmise al Comando dell'XI Corpo d'Armata, in cui da poco si era insediato Gambara il rapporto di un medico in visita al Campo di concentramento di Arbe dove gli internati «presentavano nell'assoluta totalità i segni più gravi dell'inanizione da fame», rispose: «Logico ed opportuno che campo di concentramento non significhi campo d'ingrassamento. Individuo malato = individuo che sta tranquillo».
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