Foto di gruppo al tempo del Cab 64. Si riconoscono Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni ed Enzo Jannacci |
Anno 1964. Il Tinin e la
Velia Mantegazza, io, Renato, Lino Toffolo, Felice Andreasi e forse qualche
altro, ci mettiamo in una specie di cooperativa e apriamo il Cab 64. Il posto è
nel retro della galleria d'arte La Muffa, via Lentasio, zona Porta Romana.
Apertura a mezzanotte, una dozzina di tavoli, gente in piedi, e avanti sino
alle cinque del mattino. E lì che io e Renato abbiamo cominciato: respiravamo
cabaret da anni, giocavamo a dire pirlate tutto il giorno, così le abbiamo
messe per iscritto, e una notte siamo saliti sul palco. Prima paga:
tremilacinquecento lire a serata. Ci sembrava di guadagnare bene, potevamo
permetterci di andare a mangiare al Dollaro, che furoreggiava, dove un pasto ti
costava la bellezza di seicento lire.
Io ho una mia idea sul
cabaret. Certo c'era l'esempio di Berlino pre guerra, c'erano i locali di
Parigi che magari qualcuno aveva visto, le cantine di Roma dove si esibiva
Laura Betti, e anche la Borsa di Arlecchino a Genova... Tutta roba che apre
prima del Derby e l'idea è venuta da quelle esperienze lì, ma ugualmente la
nascita del cabaret a Milano io la collego ai pittori. Per me è l'insonnia dei
pittori che conta. Andavano a caccia di locali dove tirare mattina, e dopo un po'
spuntavano queste cantine con il pianoforte, un chitarrista... Poi si
materializzavano dei matti come Felice Andreasi, Giancarlo Cobelli, Enzo
Jannacci, Walter Valdi, Franca Valeri, e la cosa, puff, nasceva.
in Pino Corrias Vita agra di un anarchico. Luciano Bianciardi A Milano, Feltrinelli, 2011
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