René Allau, curatore di
un Dictionnaire des jeux
tradotto da Donatella Cerutti e pubblicato in italiano negli anni 70
del Novecento (Guida ai giochi, Longanesi,
1976), sostiene che il gioco dei quattro cantoni,
che, quando nelle strade del nostro paese non c'era traffico
d'automobili, giocavamo nei crocicchi, sia d'origine greco-romana e
addirittura collegato ai sacrifici umani. Deriverebbe da un “gioco
della marmitta” in cui il giocatore che “sta sotto” correva
intorno a un gruppo di compagni disposti in circolo che lo sfidavano
e lo colpivano mentre una marmitta sulla testa che impediva di vedere.
Se gli riusciva di toccare il piede di uno dei compagni ne prendeva
il posto ed era costui a essere messo “sotto”. Allau sembra convinto
che in questa più antica forma il gioco sia sopravvivenza di riti
ancestrali durante i quali alcuni bambini con una marmitta sul capo si
presentavano ai sacerdoti che li avrebbero sacrificati.
I
quattro cantoni nella
mia infanzia si giocava in cinque con un ragazzo in ciascuno dei
quattro angoli di strada, in dialetto chiamato cantunera.
Al mio paese si chiamava A
lu stum!, giacché con questo
grido lanciato all'improvviso e a sorpresa uno dei ragazzi annunciava
l'inizio del gioco e con lo stesso grido si obbligavano i ragazzi che
stavano agli angoli a scambiarsi di posto per dare l'opportunità a
chi stava sotto di conquistare a sua volta uno dei quattro cantoni.
Ho sempre pensato che stum sonoramente
alludesse a un botto, un'esplosione, un colpo di pistola, segnale del
“via!”.
Ho
avuto qualche dubbio leggendo sul Vocabolario
siciliano-italiano di
Antonino Traina (1868) la voce Frustustù
(indeclinabile),
che viene così definita: “Gioco fanciullesco, che consisteva nel
pigliare tutti un posto fuorché uno che rimaneva in mezzo; ad un
segno con la voce FRUSTUSTÙ dovevan tutti cangiare posto, e chi non
arrivava a tempo rimaneva alla sua volta in mezzo”. Il dotto
lessicografo aggiunge che a frustustù,
per similitudine vale “senza ordine” e può rendersi in toscano
“a catafascio”.
Resta
da domandarsi perché “frustustù”? E' corruzione di qualche
altra più antica parola? E in che rapporto sta il botto finale
(l'accento tonico) di questo “frustustù” palermitano (giacché è
quello in prevalenza il siciliano registrato dal Traina) con lo
“stum” del mio paese nell'agrigentino?
P.S.
Il gioco dei
quattro cantoni è
anche una raccolta di racconti di Gianni Rodari (Einaudi).
Fantastici, anche se piuttosto nordici!
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