Senti: aspetteremo che
tutti sieno a letto, ed anche quel furbo di Brighella, ch'io non
posso vedere; poi pian piano tutti due ce ne anderemo in cucina. Io
già avrò preparato il bisogno; onde bel bello accenderemo il fuoco,
empiremo una bellissima caldaia d'acqua, e la porremo sopra le
fiamme. Quando l'acqua comincierà a mormorare, io prenderò di
quell'ingrediente, in polvere bellissima come l'oro, chiamata farina
gialla; e a poco a poco anderò fondendola nella caldaia, nella quale
tu con una sapientissima verga andrai facendo dei circoli e delle
linee. Quando la materia sarà condensata, la leveremo dal fuoco, e
tutti due di concerto, con un cucchiaio per uno, la faremo passare
dalla caldaia ad un piatto. Vi cacceremo poi sopra di mano in mano
un'abbondante porzione di fresco, giallo e delicato butirro, poi
altrettanto grasso, giallo e ben grattato formaggio: e poi? E poi
Arlecchino e Rosaura, uno da una parte, l'altro dall'altra, con una
forcina in mano per cadauno, prenderemo due o tre bocconi in una
volta di quella ben condizionata polenta e ne faremo una mangiata da
imperadore; e poi? E poi preparerò un paio di fiaschi di dolcissimo,
preziosissimo vino, e tutti due ce li goderemo sino all'intiera
consumazione. Che ti pare, Arlecchino, anderà bene così?
Rosaura ad Arlecchino in Carlo Goldoni, La donna di garbo, Atto I, Scena nona
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