L'articolo che segue apparve come
editoriale sul “manifesto” del 15 gennaio 2009. Sembra scritto
oggi. Temo che questa sua attualità durerà pochi anni ancora,
quando la “soluzione finale”, cioè la cacciata dei palestinesi
da quel pezzo di terra si realizzerà. Intanto bisogna dire grazie a
Galeano. Non ce ne sono più tra noi scrittori che abbiano tanto
respiro, tanto senso della verità e della giustizia. (S.L.L.)
Per giustificarsi, il
terrorismo di stato fabbrica terroristi: semina odio e raccoglie
pretesti. Tutto indica che questa macelleria di Gaza, che secondo gli
autori vuole sconfiggere i terroristi, riuscirà a moltiplicarli.
Dal 1948 i palestinesi
vivono una condanna all'umiliazione perpetua. Senza permesso non
possono nemmeno respirare. Hanno perso la loro patria, la loro terra,
l'acqua, la libertà, tutto. Non hanno nemmeno il diritto di eleggere
i propri governanti. Quando votano chi non devono, vengono castigati.
Gaza viene castigata. Si è trasformata in una trappola per topi
senza uscita da quando Hamas vinse limpidamente le elezioni nell'anno
2006. Qualcosa di simile era accaduto nel 1932, quando il Partito
Comunista aveva trionfato nelle elezioni in Salvador. Inzuppati nel
sangue, i salvadoregni espiarono la loro cattiva condotta e da allora
vivono sottomessi a dittature militari. La democrazia è un lusso che
non tutti meritano.
Sono figli dell'impotenza
i razzi caserecci che i militanti di Hamas, rinchiusi a Gaza, sparano
con mira pasticciona sopra le terre che erano state palestinesi e che
l'occupazione israeliana ha usurpato. E la disperazione, al limite
della pazzia suicida, è la madre delle spacconate che negano il
diritto all'esistenza di Israele, urla senza alcuna efficacia, mentre
una molto efficace guerra di sterminio sta negando, da anni, il
diritto all'esistenza della Palestina.
Già non ne resta molta,
di Palestina. Passo dopo passo Israele la sta cancellando dalla
mappa. I coloni invadono, e dietro di loro i soldati modificano la
frontiera. I proiettili sacralizzano il furto, in legittima difesa.
Non c'è guerra
aggressiva che non dica d'essere guerra difensiva. Hitler invase la
Polonia per evitare che la Polonia invadesse la Germania. Bush invase
l'Iraq per evitare che l'Iraq invadesse il mondo. In ognuna delle sue
guerre difensive Israele ha inghiottito un altro pezzo di Palestina,
e il pasto continua. Il divorare si giustifica con i titoli di
proprietà che la Bibbia ha assegnato, per i duemila anni di
persecuzioni che il popolo ebreo ha sofferto, e per il panico causato
dai palestinesi che hanno davanti.
Israele è il paese che
non adempie mai alle raccomandazioni e nemmeno alle risoluzioni delle
Nazioni unite, che non si adegua mai alle sentenze dei tribunali
internazionali, che si fa beffe delle leggi internazionali, ed è
anche il solo paese che ha legalizzato la tortura dei prigionieri.
Chi gli ha regalato il
diritto di negare tutti i diritti? Da dove viene l'impunità con cui
Israele sta eseguendo la mattanza di Gaza? Il governo spagnolo non
avrebbe potuto bombardare impunemente il Paese Basco per sconfiggere
l'Eta, né il governo britannico avrebbe potuto radere al suolo
l'Irlanda per liquidare l'Ira. Forse la tragedia dell'Olocausto
comprende una polizza di impunità eterna? O quella luce verde
proviene dalla potenza più potente, che ha in Israele il più
incondizionato dei suoi vassalli?
L'esercito israeliano, il
più moderno e sofisticato del mondo, sa chi uccide. Non uccide per
errore. Uccide per orrore. Le vittime civili si chiamano danni
collaterali, secondo il dizionario di altre guerre imperiali. A Gaza,
su ogni dieci danni collaterali tre sono bambini. E sono migliaia i
mutilati, vittime della tecnologia dello squartamento umano che
l'industria militare sta saggiando con successo in questa operazione
di pulizia etnica.
E come sempre, è sempre
lo stesso: a Gaza, cento a uno. Per ogni cento palestinesi morti, un
israeliano.
Gente pericolosa, avverte
l'altro bombardamento, quello a carico dei mezzi di manipolazione di
massa, che ci invitano a credere che una vita israeliana vale quanto
cento vite palestinesi. Questi media ci invitano a credere che sono
umanitarie anche le duecento bombe atomiche di Israele, e che una
potenza nucleare chiamata Iran è stata quella che ha annichilito
Hiroshima e Nagasaki.
È la cosiddetta comunità
internazionale, ma esiste?
È qualcosa di più di un
club di mercanti, banchieri e guerrieri? È qualcosa di più di un
nome d'arte che gli Stati uniti si mettono quando fanno teatro?
Davanti alla tragedia di
Gaza l'ipocrisia mondiale brilla una volta di più. Come sempre
l'indifferenza, i discorsi inutili, le dichiarazioni vuote, le
declamazioni altisonanti, i comportamenti ambigui rendono omaggio
alla sacra impunità.
Davanti alla tragedia di
Gaza i paesi arabi si lavano le mani. Come sempre. E come sempre i
paesi europei se le fregano.
La vecchia Europa, tanto
capace di bellezza e di perversione, sparge una lacrima o due mentre
segretamente celebra questo colpo maestro. Perché la caccia agli
ebrei è sempre stata un'abitudine europea, ma da mezzo secolo questo
debito storico viene fatto pagare ai palestinesi, che pure sono
semiti e non sono mai stati, e non sono, antisemiti. Essi stanno
pagando, in sangue contante e sonante, un conto altrui.
(Questo articolo è
dedicato ai miei amici ebrei assassinati dalle dittature
latinoamericane sostenute da Israele)
il manifesto 15 gennaio
2009
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