Valentine de Saint-Point nel 1914 |
Valentine de Saint-Point (1875 - 1953),
chi ne parla più? Chi se ne ricorda? Anche lei, come tante
profetesse del primo '900, sembra una espulsa dalla Storia. Eppure,
se è mai esistita una donna che, indifferente al femminismo, si è
opposta al potere maschile e ha cercato di imporsi nelle battaglie
del pensiero, nella letteratura e nelle arti, questa è lei.
Scandalosa, Valentine? Certamente, come poteva esserlo chiunque
esaltasse il potere creativo della lussuria. Pronipote di Lamartine,
nasce a Lione nel 1875. A 18 anni sposa un oscuro professore di
lettere che muore sei anni dopo. Si risposa con un filosofo dal quale
divorzia quattro anni più tardi per andare a vivere con Ricciotto
Canudo, l'intellettuale barese emigrato a Parigi (e perciò detto il
Barigino) appassionato di cinema che con lui diventa «settima arte».
Finito l'amore con Ricciotto, Valentine si rifugia nell'occultismo,
nell'umanitarismo e in Egitto, dove muore in miseria nel 1953. Per la
seconda volta. Poiché già nel '47 è stata fatta morire da un
anonimo cronista, il cui necrologio la bolla come una bizzarra che
«si soffiava il naso in petali di rosa e si bagnava nel sangue di
pecora». Fandonie che rivelano il tipo di curiosità fiorito intorno
a questa donna notevole soprattutto per l'impegno nell'esaltare
l'autonomia femminile. Valentine scrive romanzi «maschili», entra
in polemica con Marinetti, affida al Manifesto della donna
futurista e al Manifesto futurista della Lussuria il suo
dissenso dalla misoginia del rivale. Intanto fa la coreografa,
inventa la Metacorìa contro Isadora Duncan e Ida Rubinstein, e
progetta un nuovo genere di Teatro, un Teatro profondamente
femminile, come spiega nella conferenza del 1912 pubblicata adesso
dal Melangolo. Si tratta di scardinare un'intera civiltà, cancellare
dalla scena tutte le svenevoli, le sciocchine, le borghesi, le
fatalone ritratte dagli uomini e creare una figura nuova, una «donna
integrale» che può scaturire soltanto da una mente femminile e che,
dimenticando stereotipi e convenzioni, coincide con la «donna
madre».
“Tuttolibri - La
Stampa”, 10 giugno 2006
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