Nel gennaio del 1717, la ventottenne
Lady Mary Wortley Montagu lascia Vienna "per un lungo viaggio
che la porterà fino a Costantinopoli" per accompagnare il
marito, "nominato ambasciatore alla corte di Turchia e
incaricato di assicurare la mediazione inglese tra l'Austria e
l'impero ottomano". Lady Montagu è quindi un personaggio molto
diverso dalla "gente d'Oriente" che, "fino a quel
momento, ha alimentato la moda della Turchia: mercanti della potente
Compagnia del Levante, missionari, diplomatici, inviati speciali,
avventurieri, tutti spinti da un miraggio professionale o
finanziario, legati a una missione che definisce in anticipo il loro
viaggio".
Alla vigilia della partenza da Vienna,
Lady Montagu comincia a scrivere lettere alla sorella, ad amiche di
alto rango e a personaggi noti come il poeta Alexander Pope e il
letterato, filosofo, scienziato padovano, abate Antonio Conti. Queste
Lettere orientali di una signora inglese sono oggi presentate,
a cura di Luciana Stefani, nella collezione Terre/Idee del
Saggiatore. E' una edizione piacevolmente illustrata con vedute di
città, di edifici, carte geografiche e topografiche, corredata di
note, glossari, fonti. Una lunga introduzione di Anne Marie Moulin e
Pierre Chuvin occupa quasi la metà del libro: un avvincente capitolo
di storia della cultura, fra religione, letteratura, medicina,
etnografia.
Lady Montagu, poetessa e autrice di
egloghe eleganti e spiritose, ha letto i classici greci e latini,
oltre ai moderni europei, da Cervantes a Milton e a Boileau, e
conosce gli studi degli storici e le relazioni dei viaggiatori che l'
hanno preceduta, facendone spesso oggetto della sua ironia. Lady
Montagu appartiene all'età della letteratura detta "augustea"
che ha in Defoe, Swift e Pope i suoi maggiori esponenti. Ma Swift e
Defoe, come osserva Cecchi, "sfuggono quasi del tutto alla
letteratura classicista del Dryden e del Pope, ed esprimono, con
tanto dell'amarezza dei primi puritani, ancora lo spirito
razionalistico, sotto forma d'una critica serrata e crudele della
società contemporanea, nell'aspetto politico e nell'aspetto morale:
libellisti, polemisti, utopisti, inquisitori". Il gusto classico
dell'epoca, nella quale Orazio è uno dei poeti prediletti, si
ritrova soprattutto nell'opera di Pope, nelle labili eleganze dei
suoi distici rimati. Nel 1717 Lady Montagu aveva riletto i due primi
volumi dell'Iliade tradotta dall'amico in distici eroici e, da
Adrianopoli gli scriveva di aver ritrovato nei turchi "molte
usanze e molti modi di vestire di allora", le principesse e le
grandi dame ai telai, circondate di fanciulle come Andromaca e Elena,
le cinture degli uomini simili a quella di Menelao, i balli che
ricordano Diana "quando danzò sulle sponde dell'Eurota". A
Troia ammira "l'esattezza geografica d' Omero di cui avevo il
libro in mano". Cita Lucrezio e Virgilio in latino, "materia
supremamente preziosa", dato il gusto del primo Settecento. La
cultura classica condiziona le sue scoperte: "Qui nous dèlivrera
des Grecs et des Romains?", avrebbe detto più tardi
Jean-Marie-Bernard Clèment.
Gli autori dell' introduzione si
soffermano sullo scenario delle città attraversate da Lady Montagu,
reso con una apparenza di realtà ma sostanzialmente fittizio,
ricavato da "ricordi libreschi" e rielaborato "con gli
espedienti stilistici dell' epoca". "Fittizio il ponte di
legno sulla Drava; fittizio l'arco romano sulla strada di Sofia,
appena più reale di quelle vestigia antiche che non esistono più
quando lei le vede". "Sommaria", secondo i due
studiosi francesi, la descrizione delle principali città del
viaggio, in riduzioni curiose come nel caso di Costantinopoli,
"città-giocattolo": lo stesso "sfoggio di bellezza e
di simmetria" che si può ammirare "in una vetrina
addobbata dalle mani più abili" con "vasi su vasi in bella
mostra, alternati a cofanetti, a gingilli e a candelieri". Le
lettere di Lady Montagu avrebbero quindi qualche punto di contatto
con romanzi settecenteschi, per esempio Rasselas del
sedentario Dottor Johnson, ambientato in un' Africa ricostruita sulle
pagine di Erodoto e del geografo Solino. Secondo Cecchi, Pope imposta
il suo personaggio "in abito di gala": "Nella tela
celebrativa, la figura del personaggio resta stecchita, lo sguardo
corneo; il sorriso, sotto ai baffi enfatici, è atroce a forza di
esser falso; ma i manichini di batista, le rovesce di seta, i nastri,
palpitano, pesano mollemente, hanno la porosità, il lustro delle
diverse materie".
Se lo scenario delle città viste da
Lady Mary è fittizio, le gemme e le vesti inventariate con
attenzione femminile "hanno la porosità, il lustro delle
diverse materie" come, fra vari esempi, nell'abbigliamento
sontuoso della sultana Hafife.
Il viaggio da Vienna a Costantinopoli
si svolge fra gennaio e aprile attraverso le desolate pianure del
Danubio, "quasi completamente deserte e incolte per le
distruzioni della lunga guerra tra i Turchi e l'imperatore". "Il
viaggio dei Montagu segue precisamente l'itinerario del declino dei
Turchi, quello degli eserciti che battono la ritirata". A
Belgrado, Lady Montagu è ospite di un raffinato "effendi"
(un letterato): AhmetN beg, che la introduce alla conoscenza della
religione maomettana e della poesia araba, per quanto gli autori
dell'introduzione dubitino che si trattasse di un interlocutore
attendibile.
Ad un bagno di Sofia la giovane inglese
ha un primo contatto con le donne d'Oriente ammirandone la disinvolta
gentilezza. Arrivata ad Adrianopoli, si convince che le donne
musulmane sono più libere delle europee: velate, irriconoscibili,
possono uscire senza che per la strada nessuno le avvicini e andare a
un appuntamento nella bottega di un ebreo non rivelando a un amante
la loro identità. Lady Montagu entra nel mondo appartato delle
donne, l'unico per lei davvero accessibile, frequenta gli harem
rimanendone affascinata, con l' impressione "di essere stata un
po' nel paradiso di Maometto". In scherzosa polemica con
viaggiatori-scrittori inglesi che lamentano "la penosa
reclusione delle signore turche", continua a sostenere che
"sono, forse, più libere di tutte le altre donne dell'universo
e certo le sole al mondo a fare una vita che è un seguito
ininterrotto di piaceri". Così finisce per riconoscere nelle
donne "il solo popolo libero dell' impero" e dotato di
potere, da Stato nello Stato, con i suoi luoghi pubblici
esclusivamente femminili come l'hammam, dove "si
chiacchiera, ci si informa, si complotta".
Due anni prima del viaggio, Lady Mary
era stata colpita dal vaiolo e ad Adrianopoli, proprio nella "società
delle donne", scopre "l' invenzione dell'innesto": di
lei si ricorderà il Parini nell'ode L'innesto del vaiuolo,
del 1765. Le lettere descrivono "curiosità locali" come le
botteghe degli antiquari dove si cerca di vendere al più alto prezzo
senza conoscere il valore degli oggetti, sono ricche di osservazioni
sui greci, gli armeni, gli ebrei, su una vita in una specie di torre
di Babele, nella "mescolanza di suoni" di una quindicina di
lingue. Scene affollate all'aperto in riva all' Ebro, fra musiche
agresti, e deliziosi quadretti di interni. Lady Montagu appare sempre
fresca, pronta a interessarsi ad ogni novità e ad assaporare i
piccoli piaceri. "E' il quattro gennaio e io me ne sto seduta
con le finestre aperte a godermi i raggi di un bel sole caldo mentre
voi ve ne state tutti infreddoliti intorno a un malinconico fuoco di
carbone, e in camera mia fanno bella mostra di sè rose, giunchiglie
e garofani, appena colti in giardino".
“la Repubblica”,14 settembre 1984
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