II primo attacco cibernetico su larga
scala della storia risale al 2003. All'inizio dell'anno hacker cinesi
penetrarono centinaia di computer appartenenti al governo
statunitense e alle aziende della difesa per sottrarre informazioni
relative a progetti e istallazioni militari. L'offensiva,
ribattezzata Titan Rain, durò tre anni e Washington non ha mai rivelato l'entità dei danni
subiti.
Nell'aprile del 2007 pirati russi
paralizzarono l'attività politica ed economica dell'Estonia
oscurando i siti delle istituzioni, delle banche e dei media
nazionali. Si trattò di una rappresaglia contro la decisione del
governo di Tallinn di trasferire dal centro città ad un cimitero
militare il monumento ai caduti sovietici della seconda guerra
mondiale.
Nel settembre del 20O7 si registrò il
primo utilizzo dell'arma cibernetica in un'operazione militare.
Allora l'aviazione israeliana mandò in tilt i radar di Damasco per
attraversare lo spazio aereo siriano e
distruggere il reattore nucleare situato nella provincia di Deir
ez-Zor. Allo stesso modo nel 2008, durante la guerra di Georgia, le
forze armate russe interruppero le telecomunicazioni all'interno del
paese.
Alla fine del 2009 hacker cinesi
rubarono invece i codici sorgente di molte società statunitensi (tra
queste Google, Yahoo, Adobe, Symantec) e violarono l'account gmail di
milioni di cittadini della Repubblica Popolare. L'operazione convinse
i vertici di Google a trasferire i server ad Hong Kong e l'allora
segretario di Stato, Hillary Clinton,
paragonò l'accaduto all'erezione del muro di Berlino.
La più grande offensiva cibernetica
della storia risale tuttavia alla primavera del 2010 quando tecnici
israeliani e americani realizzarono il worm Stuxnet che colpì le
centrali nucleari iraniane di Natanz e Bushehr, distruggendo un
quinto delle centrifughe istallate nel paese. Fu il primo virus a
provocare danni materiali e rimandò indietro di un anno il programma
nucleare della Repubblica Islamica.
La risposta iraniana si è
materializzata nel 2012 con un virus che ha cancellato il 75% dei
dati presenti nei computer della Aramco, la principale compagnia di
idrocarburi saudita, e nel settembre del 2013 quando pirati persiani
hanno penetrato la rete interna della Marina statunitense. Su altri
fronti, tra il 2010 e il 2013 hacker nordcoreani hanno condotto
oltre 6mila incursioni contro istituzioni e istituti bancali della
Corea del Sud. E nell'agosto del 2013 l'esercito elettronico siriano
ha danneggiato i siti del New York Times e del Washington Post.
"pagina99", 12 luglio 2014
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