A Massenzatico (Reggio Emilia), sul finire di ottobre 2004, organizzato dagli anarchici si svolse tra la casa del popolo e il teatro artigiano un grande incontro gastronomico culturale a buon mercato, sul tema Le cucine del popolo. La rivoluzione a tavola.
Luigi Veronelli svolse vi l'accorato intervento che segue, ripreso dal numero 304 (dicembre 2004) di "A - Rivista Anarchica"
Luigi Veronelli svolse vi l'accorato intervento che segue, ripreso dal numero 304 (dicembre 2004) di "A - Rivista Anarchica"
Voglio spiegare al mondo
perché il Lambrusco è l’unico vino di libertà.
Lo spiego io, perché io
li ho conosciuti bene: Libero e Libera, Spartaco, Lenin, Emma detta
la Rossa, Solidea e Solidario, Comunardo, Rivoluzio. Tutti battezzati
con il Lambrusco.
Nelle case del popolo,
costruite in faccia alle chiese, frizzante e rosso il sugo nelle uve
reggiane e modenesi colava sulle fronti di quei bambini, figli di
socialisti e anarchici, per aspersorio un cucchiaino: “Io ti
battezzo Libertà”.
Sgocciolavano su quei
destini nomi forti, densi, carichi, non mitologici: Reclus, Eliseo,
Jenner, Luisa, Giordano Bruno, Juarés. Nomi che sei già grande
appena nato. “Io ti battezzo Eguaglianza”.
Il fascismo ne fece
strage, bestiale, anche all’anagrafe: di Comunardo restò solo
Nardo.
Erano gocce di un
prodotto vivo, profumato di terra, effervescente, rosso, nero in
bottiglia. L’acqua stagnante dei battesimali, ferma, stantìa, al
confronto sbiadiva. In quelle chiese piccole e innalzate al cielo si
pensava ad altrove, il naso per aria. Noi nelle case del popolo
tenevamo i piedi per terra e le facevamo più larghe e basse che
potevamo, perché più ampie erano, più donne e uomini potevano
contenere, a cercare qui, il loro paradiso proletario.
Esiste dalla notte dei
tempi, il Lambrusco, da Romolo e Remo. Vitigni selvatici, ribelli,
incontrollati. Non facili da governare, da trattare con rispetto. È
Lambrusco, ma anche Lambrusca, e questo piaceva a noi donne
anarchiche di Santa Croce, con la lavalliére al collo in segno di
emancipazione.
I vecchi anarchici lo
ricordavano con orgoglio: “Mé sun stèe batzèe cun al Lambròsc”.
Trovate un altro vino al mondo così. E che sappia innaffiare i
tortelli e i cappelletti antifascisti così bene, che ti alzi da
tavola con la voglia di cantare. Cercate pure, io brindo con voi a
Lambrusco.
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