L'articolo di Concetto
Marchesi qui ripreso è degli anni Cinquanta del 900, quando negli
USA vigeva il cosiddetto “maccartismo” ed era in corso contro i
comunisti una sorta di “caccia alle streghe”. Esso trae occasione
dai progetti statunitensi di una legislazione premiale verso il
“pentitismo politico”, proposti dopo la condanna a morte dei
coniugi Rosenberg, i due scienziati accusati di aver trasmesso
all'Urss segreti nucleari. A me il testo pare esempio insigne del
robusto argomentare e della grande dottrina che caratterizzarono il
latinista siciliano. (S.L.L.)
L'emendamento quinto
della Costituzione americana stabilisce che nessuno può essere
obbligato «a testimoniare contro se stesso». L'adesione al Partito
comunista in America è considerata un delitto, dei più gravi, da
reprimere ad ogni costo; e questa furia repressiva raggiunge quanti
siano considerati favoreggiatori o complici. A tal fine epurativo e
punitivo sono istituite Commissioni del Congresso incaricate di
indagare con procedure arbitrarie su quanti si presumano pericolosi
allo Stato.
Alla garanzia
costituzionale del quinto emendamento sono ricorsi non solo molti
comunisti, ma anche uomini di sinistra, liberali e indipendenti,
risoluti a non prestarsi al gioco insidioso di qualche avversario, a
respingere come abusivo in un paese democratico ogni interrogatorio
di carattere politico e principalmente a non essere costretti alla
funzione di delatori. Giacché, una volta confessata l'appartenenza a
un partito, non è più lecito rifiutarsi di indicare i compagni
senza finire in prigione per oltraggio alla Commissione.
Malgrado la garanzia
costituzionale numerosi funzionari dell'amministrazione pubblica che
si sono rifiutati di rispondere alle domande della Commissione sono
stati eliminati; e il quindici ottobre scorso il presidente
Eisenhower firmava un decreto di destituzione contro un funzionario
responsabile dello stesso rifiuto. Ormai, dunque, la violazione del
privilegio costituzionale ha il sostegno di un decreto presidenziale.
Ma l'emendamento quinto è ancora vigente e si procede a invalidarlo
per legge. Nel luglio scorso il Senato approvò la proposta di legge
del senatore Mac Carran la quale assicurava l'impunità a coloro che,
rinunciando al privilegio costituzionale del quinto emendamento,
denunciassero se stessi e conseguentemente i loro complici. Così si
stabilisce il premio alla delazione, osserva il borghesissimo
giornale “Le Monde” (sabato 17 ottobre). Cosi, aggiungiamo noi,
si provvede a costituire una banda governativa di denunciatori
professionali. A spiegare lo spirito del suo progetto il senatore Mac
Carran dichiarava ai colleghi: «Ciò che importa è svelare la
cospirazione; la punizione dei cospiratori, individualmente, è cosa
secondaria». In questi giorni al Congresso si discute una proposta
di legge che tende anch'essa a modificare il quinto emendamento: con
la differenza che, pure lasciando intatto lo spirito della legge, si
vorrebbe da qualcuno cambiare la procedura e conferire al ministro
della Giustizia e non a una Commissione del Congresso il diritto di
accordare l'immunità a un colpevole disposto a rivelazioni.
Scrive Le Monde: «Quali
che siano le modalità definitive, il progetto tende a fare di ogni
cittadino un denunciatore ». Parole di liberali scontenti e
contrariati: ma soltanto parole; che nulla essi farebbero per
scuotere la servitù americana dell'Europa capitalistica.
Anche nell'antica Roma
repubblicana, durante lo stato di guerra proclamato al tempo dei moti
catilinari, a chi avesse fatto rivelazioni sulla pretesa congiura di
Catilina, un decreto del Senato assegnava in premio, se schiavo, la
libertà e centomila sesterzi, se libero, la impunità e duecentomila
sesterzi. E Salllustio, lo storico di quel memorando episodio,
attribuiva alla decadenza morale della società romana il fatto che,
malgrado il decreto senatorio, nessuno abbia tradito. Il che potrebbe
significare che la congiura non esisteva o che i catilinari —
descritti quali volgari malfattori — erano gente di onore. Nessuno
allora si era presentato a ricevere il premio: nessuno. Spesso il
peggiore individuo è migliore dei governi che si dicono civili; e
ormai per lunga esperienza abbiamo visto che nessun delitto personale
può superare la sorridente e spietata scelleratezza di una classe
dominante ammantata di democrazia e di religiosa pietà. Tuttavia
l'antico Senato romano non può essere messo a livello del Senato e
del Congresso americano. In America non è dichiarato ancora lo stato
di guerra e nessuno dei senatori romani avrebbe mai pensato di fare
di quel decreto una legge della repubblica.
Riflettano bene i signori
democratici italiani, ammiratori e servitori della democrazia
americana. Quel che accade oggi in America è cosa senza precedenti,
e ci parrebbe incredibile se quel Paese non ci avesse liberato da
ogni stupore. Fino all'ultimo istante all'orecchio dei Rosenberg
risuonò la voce infame « denunciate e sarete salvi »; e quelli si
lasciarono uccidere. Qui si tratta di altra cosa: si tratta di
organizzare per legge il tradimento e la calunnia. «Se questo
progetto di legge è approvato — dice “Le Monde” — saranno
abbandonati i principi fondamentali della democrazia americana». Ma
è mai esistita una vera democrazia americana? O non è stata
soltanto una abbagliante convivenza di avventurieri, di fanatici e di
violenti?
L'Unità, 17 novembre 1953
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