Luciano Canfora |
II disvelamento della dinamica
parlamentare e della sua degenerazione tra Otto e Novecento fu
espresso da interpreti tra loro ben diversi, ma su questo punto
convergenti, quali Gaetano Salvemini, Benedetto Croce e Antonio
Granisci. L'affossamento dei partiti all'epoca esistenti e la loro
sostituzione con auspicate formazioni nuove e radicalmente diverse
divenne il proposito programmatico del periodico che allora Salvemini
fondò, «l'Unità»: putrescat ut resurgat era la formula di
Salvemini. Croce scrisse allora (gennaio 1912) a Salvemini una
efficace diagnosi: «L'esperienza mostra che il partito che governa o
sgoverna è sempre uno solo, e ha il consenso di tutti gli altri che
fanno le finte di opporsi».
«In molti paesi - notava Gramsci in
una scheda del Quaderno 17 - i partiti organici e
fondamentali, per necessità di lotta o per altra causa, si sono
frazionati in frazioni, ognuna delle quali assume il nome di Partito
o anche di Partito indipendente». Si potrebbe osservare, dunque, che
due processi opposti approdano ad un risultato molto simile: da una
parte i grandi partiti tradizionali che si frazionano in partiti
apparentemente o solo formalmente distinti; dall'altra partiti che
muovevano da punti di partenza lontani o antipodici che si mettono
insieme nel nome della «coesione», e danno vita a qualcosa di non
molto diverso da quella unità organica ma articolata in partiti
diversi cui Gramsci fa cenno pensando al pluripartitismo puramente
"epidermico" di tante società politiche del suo tempo.
Cosa accomuna i due fenomeni? «Spesso
perciò - prosegue Gramsci - lo Stato Maggiore intellettuale del
Partito organico non appartiene a nessuna di tali frazioni ma opera
come se fosse una forza direttrice a sé stante, superiore ai
partiti». Gramsci, che scriveva in un'epoca nella quale la forza di
«azione politica», come egli si esprime, dei giornali era enorme,
si riferisce a centri di opinione e di orientamento valido ad
influenzare una pluralità di partiti sostanzialmente affini (il
«Times» o il «Corriere della Sera»). Il nostro presente ci ha
offerto nuove modalità e nuove forme di tale funzione direttiva e di
indirizzo. Nel caso dell'Italia, della Spagna e della Grecia, si è
visto il diktat della Banca Centrale Europea (forte dei vincoli
sopranazionali costituiti dalla "gabbia d'acciaio" dei
parametri di Maastricht) abbattere governi, farne nascere di nuovi,
ordinare la nascita di coalizioni, vietare referendum in paesi
apparentemente sovrani. «Una forza direttrice a sé stante», ma di
quale entità!
Si può sviluppare questa intuizione
con una considerazione storica. Partito unico organico apparentemente
diviso in più formazioni politiche rivali fu, con diversi gradi di
perfezione, il sistema dei partiti politici in Europa finché non
sorsero i partiti "operai", comunque denominati, la cui
esistenza stessa era ancorata alla base sociale e agli interessi
rappresentati: in frontale opposizione nei confronti del «partito
unico organico». Come s'è già detto, i partiti "operai"
furono i primi veri partiti. Quelli cattolici di massa ne furono una
conseguenza.
Al tempo nostro, dunque, abbiamo assistito ad uno sviluppo del tutto nuovo (solo in parte prevedibile): i partiti operai - fatta eccezione, in certa misura, per la Germania - sono scomparsi, la divaricazione partitica si è venuta incardinando su questioni non più sociali ma etico-individuali; e, soprattutto, la «forza direttrice a sé stante» si è "delocalizzata" fuori dei confini statali divenendo perciò stesso inattingibile, protetta e totalitaria nelle sue direttive e decisioni; tale «forza direttrice» è nel potere bancario (BCE e FMI in primo luogo)...
Al tempo nostro, dunque, abbiamo assistito ad uno sviluppo del tutto nuovo (solo in parte prevedibile): i partiti operai - fatta eccezione, in certa misura, per la Germania - sono scomparsi, la divaricazione partitica si è venuta incardinando su questioni non più sociali ma etico-individuali; e, soprattutto, la «forza direttrice a sé stante» si è "delocalizzata" fuori dei confini statali divenendo perciò stesso inattingibile, protetta e totalitaria nelle sue direttive e decisioni; tale «forza direttrice» è nel potere bancario (BCE e FMI in primo luogo)...
da E' l'Europa che ce lo chiede, Idòla Laterza, 2012
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