Recupero questo articolo,
giustamente polemico contro un papa che si vuol beatificare, oggi che
arrivano notizie orribili da Gaza, ove lo Stato di Israele ha
scatenato contro una popolazione in gran parte inerme una violenza
omicida senza pari. Mi chiedo con angoscia: non sarà che alcuni di
quei bambini ebrei che probabilmente Roncalli sottrasse alle
conversioni forzate oltre che al genocidio nazista, oggi, tra i
settanta e gli ottant'anni, da generali dell'esercito sono tra quelli
che ordinano e organizzano il massacro? (S.L.L.)
Il papa cattolico Pio XII (Eugenio Pacelli) dopo il bombardamento di Roma (1943) allarga le braccia |
La cosa più triste in
tutta questa storia di bimbi ebrei da non restituire alle famiglie,
sono forse le dichiarazioni al “Corriere della Sera” di Peter
Gumpel, postulatore della causa di beatificazione di Pacelli:«Ammesso
che sia autentico quel documento non inficia affatto la santità di
Pio XII». E ciò perché per Gumpel un bambino battezzato, secondo
il diritto canonico dell'epoca, era ormai considerato «membro
effettivo della Chiesa», il che lo poneva sotto la giurisdizione
ecclesiastica. Norma che non derivava da Pio XII e che egli si limitò
«solo» ad applicare. Giudizio un po' «farisaico» e in fondo
negatore del Vangelo, che faceva dire a Gesù che la legge è fatta
per l'uomo e non viceversa. E proprio in nome della carità e
dell'amore.
Ma andiamo con ordine. Di
che documento e di che avvenimenti si tratta? La vicenda è stata
rivelata ieri l'altro sul Corsera da un articolo dello storico
Alberto Melloni, che segnalava con largo anticipo l'uscita a fine
2005 del secondo tomo del quinto volume di un'opera preziosa, di cui
è già uscito il primo tomo: Anni di Francia. Agende del Nunzio
Roncalli 1945-1948, a cura di uno dei massimi storici francesi,
Etienne Fouil-loux (Istituto per le scienze religiose di Bologna,
www. fscire.it). Nel tomo del 2005, relativo al periodo 1949-53,
verrà incluso un documento chiave del 1946 (scoperto in ritardo),
che dà origine a tutta la querelle: le istruzioni del
Sant'Uffizio romano al Nunzio apostolico a Parigi Roncalli.
Concernenti la restituzione alle famiglie dei bambini ebrei, messi in
salvo durante l'occupazione nazista in Francia. Ebbene quelle
istruzioni al futuro Giovanni XXIII del 20-10-1946 parlano chiaro: i
bambini ebrei battezzati «non potranno essere affidati a istituzioni
che non ne sappiano assicurare l'educazione cristiana». Non solo:
anche i bambini non battezzati non potevano essere affidati a persone
che «non hanno alcun diritto su di loro», a meno
che - si legge - «Non
siano in grado di disporre di sé». Il tutto era condito dall'invito
a far muro di gomma dinanzi a richieste inoltrate dalle comunità
ebraiche o dalle famiglie. Con la formula: «La Chiesa deve fare le
sue indagini e studiare ogni caso particolare». E il documento
inviato a Roncalli si chiude inequivocamente così: «Si noti che
questa decisione della Congregazione del Sant'Uffizio è stata
approvata dal Santo Padre». Conclusione. La Chiesa cattolica di Papa
Pacelli - che senza denunciare apertamente il nazismo in azione
durante la guerra, aveva altresì contribuito a salvare centinaia di
migliaia di ebrei nei paesi occupati - si riservava il diritto di
includere nei suoi ranghi gli orfani ebrei e i bambini ad essa
affidati. Confermando così la tradizione dei battesimi e delle
conversioni forzate che congiungeva in linea ideale la pratica dei
sovrani ispanici di Aragona e Castiglia al celebre episodio del «caso
Mortara», bambino sottratto ai genitori e convertito per volere di
Pio IX nel 1858. Altro elemento grave - rilevato da Amos Luzzatto
presidente delle Comunità ebraiche - era il fatto che nel 1946,
nella Francia del dopo-Vichy, erano già note la realtà e le
proporzioni della Shoah. Il che non valse a indurre in Pio XII un
atteggiamento di maggior comprensione verso il mondo ebraico, che
premeva sul Nunzio Roncalli affinché la Chiesa restituisse i bambini
e ponesse fine ad ogni atteggiamento antigiudaico. Non è dato sapere
con precisione se Angelo Roncalli abbia dato seguito alle
«istruzioni» di Pio XII. Ma è presumibile che non vi abbia
aderito, benché non vi siano traccia d'archivio a riguardo. Roncalli
- chiamato dallo stesso Pio XII a Parigi per reinserire la Chiesa
nello scenario diplomatico dopo i compromessi con Vichy - si era già
distinto con grande energia e autonomia nel mettere in salvo gli
ebrei in viaggio verso la Palestina, al tempo del suo ruolo
diplomatico a Istambul.
Inoltre, come raccontano
i volumi a cura di Fouilloux, il futuro Papa era in amichevoli
contatti con il rabbino Herzog e con Jules Isaac, che sollecitavano
la riconsegna dei bambini, e l'abbandono dell'antigiudaismo da parte
cattolica. Tramite i famosi Punti di Seelisberg. Ignorati
ostentamente da PioXII nel 1955, e accolti invece da Roncalli nel
1960 al tempo del Concilio Vaticano II che pose fine a ogni forma di
antisemitismo nella liturgia. Certo, sarebbe ingiusto accusare Pio
XII di antisemitismo. Egli era fermamente avverso al paganesimo
nazista e concertò tra l'altro assieme a Roncalli la salvezza degli
ebrei a Istambul. E tuttavia diplomatismo e un certo grado di
antigiudaismo furono innegabili nella sua personalità. Perché non
fece pubblicare l'enciclica antinazista scomparsa, scritta in
mortem da PioXI?
Restano perciò
confermati gli interrogativi sulle ambivalenze di un Papa prossimo
alla beatificazione, e che solo l'ancora differita apertura degli
archivi vaticani aiuterà a chiarire. Né valgono gli argomenti a
discolpa di Padre Gumpel e Vittorio Messori sul Corriere di ieri,
volti a richiamare l'obbedienza alla legge di Pio XII e i misteri
dogmatici della fede, in una con i dubbi sull'autenticità del
documento. Speciosi argomenti teologici. E filologicamente
irrilevanti. Il documento proviene infatti dagli Archivi della Chiesa
di Francia, anche se stava nelle carte di Roncalli. Difficile
dubitare della sua autenticità, vista la serietà dello storico che
lo ha scoperto e che lo pubblica.
L'Unità, ritaglio senza
data, probabilmente 2005
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