Ieri alla Coop, per comprare il gorgonzola, guardavo etichette e prezzi. Su uno c'era scritto BIO DOP. Immagino volesse dire che il prodotto – oltre a provenire proprio da Gorgonzola o dalle zone limitrofe – ha come base un latte “biologico”, munto da vacche nutrite da erbe e mangimi non toccati da clonazioni o concimazioni chimiche.
Ma a me la cosa ha
ricordato una pomata per il trattamento dei capelli messa in
commercio da L'Oreal di Parigi e ampiamente diffusa in tutta Europa
negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Di solito per rendere i
capelli più morbidi e docili al pettine e per tenerli fermi erano
gli uomini ad impomatarsi la chioma, specialmente quelli che la
portavano all'indietro, “all'umberta” se più corta o “alla
mascagna” se più lunga. Chi esagerava al mio paese
era bollato con l'epiteto di pumatusu, termine
che veniva usato anche più spesso metaforicamente e conteneva in sé un po' di
vanità, un po' di spocchia e un bel po' di pacchianeria.
Spesso
le pomate in questione rendevano splendenti le teste e il nome di
alcuni prodotti, brillantina, tendeva a valorizzare questa
prerogativa. Alla brillantina Linetti, resa celebre nei “caroselli”
della Rai dall'ispettore Rock (l'attore Cesare Polacco), che non
sbagliava mai nelle sue investigazioni poliziesche, ma che aveva
commesso l'errore di non usarla, la pubblicità implicitamente
attribuiva il potere di salvare i capelli dalla caduta. La
brillantina Tricofilina, poi diventata più semplicemente Tricofil,
aveva nei loro confronti un'altra virtù: “li rende lucidi/ li
rende morbidi / ma non li unge per poterli illuminar”. La
Brilcream già nel nome inglese non nascondeva la cremosità, ma
prometteva effetti straordinari: “vi dà la personalità”; “usate
sempre quella” - suggeriva la canzoncina - “e ogni donna poi vi
seguirà”.
Il
Bio Dop invece era un prodotto pensato soprattutto per le donne
(anche se non mancavano uomini che se ne servivano) e aveva tra i
suoi effetti quello di far durare più a lungo la permanente o la
messa in piega. L'Oreal sponsorizzò le trasmissioni radiofoniche del
primo Mike Bongiorno, tra il 1954 e il 1960, Il motivo in
maschera, Il motivo
senza maschera, Tutti
per uno, e il Bio Dop era il
prodotto più pubblicizzato. Aveva forma identica a un tubetto di
dentifricio e questo poteva indurre in equivoco. Frequentava casa
nostra, amica della mia mamma, una signora che dalla metà degli anni
Cinquanta era venuta ad abitare al primo piano (noi occupavamo il
secondo). S'era sposata giovanissima e a ventitré anni aveva già
tre figli (altri due ne avrebbe generato nella casa nuova); aveva
carnagione chiara e morbida ed era molto ammirata per la sua
bellezza. Veniva da Licata, città di mare, e aveva un modo di fare
più spontaneo e aperto delle donne del mio paese, un paese
dell'interno, generalmente più timide e chiuse. Un giorno, nel bagno
di casa mia, vide, malauguratamente accanto alla spazzola per i
capelli, il dentifricio e se lo spalmò sulla testa, comunicando alla
mia mamma, una volta uscita dalla toilette, che aveva usato un po'
del suo Bio Dop. La mamma dovette dirle che quello era dentifricio e
la signora confessare il proprio totale analfabetismo, spiegandolo
con la noia della scuola. Raccontò che da bambina, poco controllata
per via della famiglia molto numerosa, preferiva andare a nuotare o
fare ginnastica.
L'amica della mamma era visibilmente imbarazzata per la situazione e fu quella forse la circostanza in cui decise che a questa minorazione doveva porre rimedio al più presto possibile. Per
fortuna di lì a pochissimo arrivò in tutte le case la televisione e, con essa,
la trasmissione del maestro Manzi Non è mai troppo tardi,
che consentì alla signora in questione e ad altre donne del paese
una tardiva alfabetizzazione, di certo faticosa ma oltremodo desiderata. C'era
stata fino ad allora la scuola serale per adulti analfabeti, ma era
riservata ai maschi. Le donne la sera dovevano stare in casa.
Ricordo di aver visto, negli anni successivi, la nostra vicina placidamente intenta a sfogliare settimanali femminili con un bambino in braccio. Avevo già a quel tempo una sorta di culto per la parola scritta e stampata, per cui la scena mi piaceva, e non solo per l'avvenenza della signora o per la tenerezza della situazione.
Ricordo di aver visto, negli anni successivi, la nostra vicina placidamente intenta a sfogliare settimanali femminili con un bambino in braccio. Avevo già a quel tempo una sorta di culto per la parola scritta e stampata, per cui la scena mi piaceva, e non solo per l'avvenenza della signora o per la tenerezza della situazione.
Nessun commento:
Posta un commento