Era dopo mezzanotte. Ogni
passo che facevo verso la mia casa pareva che mi troncasse le gambe.
E dovevo arrivare a tutti i costi! Io non amavo più la donna che mi
aspettava; e perciò, qualche volta, mi soffermavo con gli occhi
fissi alle stelle, sentendomi diventar pazzo e cattivo. E già vedevo
il tetto della casa, nell’ombra di otto cipressi, più suoi che
miei; perché niente mi pareva mio all’infuori della donna che non
amavo.
La mattina dopo, avrei
avuto la forza di andar via, perché il suo pessimo amore non
corrompesse più il mio sangue? Per fortuna non l’avevo sposata, e
non vedevo più che la sua anima, falsa come due dei suoi denti,
sebbene non m’avesse mai tradito, cercasse la mia quando sognavo
l’amore che devastava tutta la mia anima. Mi pareva di durar fatica
ad attraversare il chiaro di luna, così silenzioso, tra le ombre
delle fronde e quelle delle cancellate dinanzi alle ville.
Quando fui presso un
pino, sentii un usignuolo; io feci un grido, e poi gli tirai un
sasso. Avessi avuto un fucile!
da Bestie,
a cura di Vincenzo Cerami, Theoria, 1987
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