18.7.17

Gladio e scudo crociato (Guido Moltedo)

Questo vecchio articolo, dal “manifesto”, di un giornalista specializzato in questioni internazionali, si basa – com'è ovvio – sulla documentazione al tempo disponibile relativa alla struttura militare segreta di “Gladio”, nata in ambito NATO con l'obiettivo dichiarato difendere l'Italia dal comunismo e preservarne le libertà, rivelatasi in realtà piena zeppa di fascisti e di golpisti. L'ipotesi non esplicitata è una sorta di legame speciale tra gli USA e la DC (tutta la Dc), anche a scapito di altri gruppi ed esponenti politici filoamericani. Non mi risulta che – dopo - siano emersi documenti riservati o siano state date pubbliche testimonianze che mutino sostanzialmente il quadro. Credo peraltro che sia tempo di una nuova storiografia sulla cosiddetta “Prima Repubblica”: non si tratta solo di trovare la chiave di alcuni “misteri” irrisolti, ma – ancor più - di rileggere a distanza di tempo e fuori dalle contrapposizioni dell'epoca, il ruolo di partiti, gruppi e singoli uomini politici. (S.L.L.)
Cossiga, De Mita, Sanza. Dopo le rivelazioni di Andreotti, solo loro, per le cariche governative che hanno ricoperto, hanno ammesso di essere o esser stati al corrente dell’Operazione Gladio. Il presidente della repubblica ha ricordato, nel corso della sua visita ufficiale in Gran Bretagna, di essere a conoscenza della rete segreta della Nato fin da quando era sottosegretario alla difesa, nel 1966. Il capo dello stato ha anzi elogiato, tirando in ballo Moro, la funzione e il ruolo dell’organizzazione, nonché la sua capacità di mantenere il carattere di segretezza per tanti anni, per decenni. Ciriaco De Mita, che è stato presidente del consiglio dall’88 all’89, ha dichiarato a “Panorama” di sapere: «Sì, sapevo. Sapevo quello di cui sono stato informato in quanto presidente del consiglio quando arrivai a palazzo Chigi». Infine Angelo Sanza, sottosegretario agli interni nel 1981 e sottosegretario a palazzo Chigi con De Mita, con delega ai servizi. Anch’egli intervistato da “Panorama” ha ammesso di essere al corrente: «Sì, ero a conoscenza di una struttura di emergenza in ambito Nato. Fui informato dai vertici di polizia e dei servizi di sicurezza».
Che cosa unisce i tre uomini politici, Cossiga, De Mita e Sanza? Apparentemente solo una coincidenza: l’appartenza alla stessa area democristiana, la sinistra di base, ora parte della più ampia e articolata area Zac. Anche Aldo Moro era uomo della sinistra dc; ed è lui, prigioniero delle Br, a parlare per primo dell’operazione Gladio, sebbene in modo tortuoso e obliquo, senza mai citarla direttamente. Il presidente della dc faceva notare tra le righe che l’organizzazione era totalmente italiana, per quanto sotto l’ombrello della Nato, ed era quindi concepita per fini interni.
Tra gli scritti di Moro rinvenuti a via Monte Nevoso, c’è anche un accenno esplicito ad Andreotti e ai suoi legami con i servizi statunitensi «Dell’on. Andreotti - scriveva Moro - si può dire che diresse più a lungo di chiunque altro i servizi segreti sia della difesa sia poi della presidenza del consiglio. Si muoveva molto agevolmente nei rapporti con i colleghi della Cia (oltre che sul terreno diplomatico), tanto che poté essere informato di rapporti confidenziali degli organi italiani a quelli Usa».
Ed è stato poi Andreotti a rivelare il caso Gladio, agli inizi di agosto; e la vicenda cadde nella virtuale indifferenza. Per poi essere ripresa dallo stesso Andreotti nel dibattito alla camera sul ritrovamento delle carte di Moro in via Monte Nevoso.
Quando la struttura fu varata, il 26 novembre del 1956, era presidente del consiglio Antonio Segni, ministro degli esteri Fernando Tambroni, Paolo Emilio Taviani ministro della difesa. Da allora si sono avvicendati 36 governi, tutti a guida dc, tranne i due retti da Giovanni Spadolini (1981-82) e i due guidati da Bettino Craxi (1983-87). Il ministero degli interni è stato saldamente e ininterrottamente in mani dc, mentre quello della difesa è stato retto, oltre che da dc, da Mario Tanassi (1970-72), e di nuovo, tra l’80 e l’89, da un non-dc (Lelio Lagorio, Giovanni Spadolini, Valerio Zanone). Tra i dc, Andreotti è stato più volte ministro della difesa: ben otto, sette delle quali negli anni immediamente successivi alla costituzione di Gladio.
Moro, e poi Cossiga, Andreotti, De Mita e Sanza sono i cinque uomini di governo dc che ammettono di sapere. Come tutti gli altri, anche i due presidenti del consiglio non dc, Spadolini e Craxi, hanno detto e ripetuto di ignorare l’esistenza della struttura occulta. Il leader socialista ha dichiarato alla “Stampa” di non essere a conoscenza di «quella roba, di quel residuo post-bellico». E ieri l’ha confermato. Il presidente del senato ha dichiarato al “Corriere della sera” di non avere sentito mai parlare della Gladio né come ministro della difesa né come presidente del consiglio. Craxi, che non delegò alcun sottosegretario alla supervisione dei servizi segreti, assumendone il diretto controllo, afferma dunque di essere stato privato di elementi di conoscenza cruciali riguardanti l’alleanza atlantica. Nella «stanza dei bottoni», per usare l’espressione del suo padre politico Nenni, non poteva pigiarli tutti. Questo egli dice implicitamente, quando afferma di non conoscere l’esistenza di una struttura di cui parlano invece i suoi successori De Mita e Andreotti; e ne parlano come di una struttura ancora attiva, il che ha tutta l’aria di una chiamata di correo per i due presidenti del consiglio «laici». L’interrogativo sul loro coinvolgimento (o su quale grado di coinvolgimento) è uno dei gialli che verranno fuori con maggiore evidenza, con il crescere dello scandalo Gladio. Occorre poi anche conto del fatto che Craxi, con Spadolini alla Difesa e Andreotti alla Farnesina, è il presidente del consiglio di Sigonella, una vicenda drammaticamente emblematica dei rapporti non chiari tra i servizi italiani e quelli statunitensi e Nato.
Dunque, da quel che risulta finora, è una storia, quella della Gladio, interamente democristiana; e stando, anzi, alle dichiarazioni di chi ammette di esserne a conoscenza, sembra una storia di settori della Dc, forse perfino in conflitto tra loro: Andreotti da una parte, aree della sinistra dc dall’altra. Se Craxi e Spadolini confermeranno il loro «non sapevo» e ammetteranno così di essere stati presidenti del consiglio dimezzati, l’impressione di una storia tutta dicci sarà ulteriormente avvalorata. Ed emergerà che anche nel periodo di guida non dc del governo, era sempre la Democrazia cristiana a comandare davvero, riservando per sé il controllo dei servizi, compresi quelli occulti, e i rapporti più delicati e importanti con l’alleato americano.
In realtà, l’operazione Gladio adombra piuttosto l’ipotesi di un servizio sfuggito al controllo diretto degli stessi americani e divenuto filiazionedi aree democristiane e di settori politici. La responsabilità degli Stati uniti consisterebbe nell’aver dato in appalto interamente la Gladio ai servizi italiani (dc) e di non aver impedito le degenerazioni di lotta politica interna, subendone ora gli effetti sul piano dell’immagine. Da parte statunitense c’è ora una certa irritazione per rivelazioni che tirano in ballo la Nato e gli Usa in storie molto torbide. Tra l’altro, anche se la politica statunitense in Italia è sempre stata contrassegnata da un esplicito anticomunismo, i diversi settori washingtoniani, della politica e della diplomazia, interessati alla vicende italiane non hanno tutti inequivocabilmente investito nella De, o su un unica parte della De, o solo nella De. E sono anche entrati apertamente in contrasto su chi puntare. Del resto, anche Craxi e Spadolini sono stati accolti nel salotto buono di Washington. Occorre ora vedere se da parte statunitense ci sarà un atteggiamento di giustificazione e di copertura di Gladio, apparentemente impiegato unicamente dalla Dc, oppure se ci sarà una presa di distanze o un messaggio di distinguo, soprattutto se saranno confermate le sue deviazioni stragiste.

"il manifesto", 4 novembre 1990


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