Questo vecchio articolo,
dal “manifesto”, di un giornalista specializzato in questioni
internazionali, si basa – com'è ovvio – sulla documentazione al
tempo disponibile relativa alla struttura militare segreta di
“Gladio”, nata in ambito NATO con l'obiettivo dichiarato
difendere l'Italia dal comunismo e preservarne le libertà,
rivelatasi in realtà piena zeppa di fascisti e di golpisti.
L'ipotesi non esplicitata è una sorta di legame speciale tra gli USA
e la DC (tutta la Dc), anche a scapito di altri gruppi ed esponenti
politici filoamericani. Non mi risulta che – dopo - siano emersi
documenti riservati o siano state date pubbliche testimonianze che
mutino sostanzialmente il quadro. Credo peraltro che sia tempo di una
nuova storiografia sulla cosiddetta “Prima Repubblica”: non si
tratta solo di trovare la chiave di alcuni “misteri” irrisolti,
ma – ancor più - di rileggere a distanza di tempo e fuori dalle
contrapposizioni dell'epoca, il ruolo di partiti, gruppi e singoli
uomini politici. (S.L.L.)
Cossiga, De Mita, Sanza.
Dopo le rivelazioni di Andreotti, solo loro, per le cariche
governative che hanno ricoperto, hanno ammesso di essere o esser
stati al corrente dell’Operazione Gladio. Il presidente della
repubblica ha ricordato, nel corso della sua visita ufficiale in Gran
Bretagna, di essere a conoscenza della rete segreta della Nato fin da
quando era sottosegretario alla difesa, nel 1966. Il capo dello stato
ha anzi elogiato, tirando in ballo Moro, la funzione e il ruolo
dell’organizzazione, nonché la sua capacità di mantenere il
carattere di segretezza per tanti anni, per decenni. Ciriaco De Mita,
che è stato presidente del consiglio dall’88 all’89, ha
dichiarato a “Panorama” di sapere: «Sì, sapevo. Sapevo quello
di cui sono stato informato in quanto presidente del consiglio quando
arrivai a palazzo Chigi». Infine Angelo Sanza, sottosegretario agli
interni nel 1981 e sottosegretario a palazzo Chigi con De Mita, con
delega ai servizi. Anch’egli intervistato da “Panorama” ha
ammesso di essere al corrente: «Sì, ero a conoscenza di una
struttura di emergenza in ambito Nato. Fui informato dai vertici di
polizia e dei servizi di sicurezza».
Che cosa unisce i tre
uomini politici, Cossiga, De Mita e Sanza? Apparentemente solo una
coincidenza: l’appartenza alla stessa area democristiana, la
sinistra di base, ora parte della più ampia e articolata area Zac.
Anche Aldo Moro era uomo della sinistra dc; ed è lui, prigioniero
delle Br, a parlare per primo dell’operazione Gladio, sebbene in
modo tortuoso e obliquo, senza mai citarla direttamente. Il
presidente della dc faceva notare tra le righe che l’organizzazione
era totalmente italiana, per quanto sotto l’ombrello della Nato, ed
era quindi concepita per fini interni.
Tra gli scritti di Moro
rinvenuti a via Monte Nevoso, c’è anche un accenno esplicito ad
Andreotti e ai suoi legami con i servizi statunitensi «Dell’on.
Andreotti - scriveva Moro - si può dire che diresse più a lungo di
chiunque altro i servizi segreti sia della difesa sia poi della
presidenza del consiglio. Si muoveva molto agevolmente nei rapporti
con i colleghi della Cia (oltre che sul terreno diplomatico), tanto
che poté essere informato di rapporti confidenziali degli organi
italiani a quelli Usa».
Ed è stato poi Andreotti
a rivelare il caso Gladio, agli inizi di agosto; e la vicenda cadde
nella virtuale indifferenza. Per poi essere ripresa dallo stesso
Andreotti nel dibattito alla camera sul ritrovamento delle carte di
Moro in via Monte Nevoso.
Quando la struttura fu
varata, il 26 novembre del 1956, era presidente del consiglio Antonio
Segni, ministro degli esteri Fernando Tambroni, Paolo Emilio Taviani
ministro della difesa. Da allora si sono avvicendati 36 governi,
tutti a guida dc, tranne i due retti da Giovanni Spadolini (1981-82)
e i due guidati da Bettino Craxi (1983-87). Il ministero degli
interni è stato saldamente e ininterrottamente in mani dc, mentre
quello della difesa è stato retto, oltre che da dc, da Mario Tanassi
(1970-72), e di nuovo, tra l’80 e l’89, da un non-dc (Lelio
Lagorio, Giovanni Spadolini, Valerio Zanone). Tra i dc, Andreotti è
stato più volte ministro della difesa: ben otto, sette delle quali
negli anni immediamente successivi alla costituzione di Gladio.
Moro, e poi Cossiga,
Andreotti, De Mita e Sanza sono i cinque uomini di governo dc che
ammettono di sapere. Come tutti gli altri, anche i due presidenti del
consiglio non dc, Spadolini e Craxi, hanno detto e ripetuto di
ignorare l’esistenza della struttura occulta. Il leader socialista
ha dichiarato alla “Stampa” di non essere a conoscenza di «quella
roba, di quel residuo post-bellico». E ieri l’ha confermato. Il
presidente del senato ha dichiarato al “Corriere della sera” di
non avere sentito mai parlare della Gladio né come ministro della
difesa né come presidente del consiglio. Craxi, che non delegò
alcun sottosegretario alla supervisione dei servizi segreti,
assumendone il diretto controllo, afferma dunque di essere stato
privato di elementi di conoscenza cruciali riguardanti l’alleanza
atlantica. Nella «stanza dei bottoni», per usare l’espressione
del suo padre politico Nenni, non poteva pigiarli tutti. Questo egli
dice implicitamente, quando afferma di non conoscere l’esistenza di
una struttura di cui parlano invece i suoi successori De Mita e
Andreotti; e ne parlano come di una struttura ancora attiva, il che
ha tutta l’aria di una chiamata di correo per i due presidenti del
consiglio «laici». L’interrogativo sul loro coinvolgimento (o su
quale grado di coinvolgimento) è uno dei gialli che verranno fuori
con maggiore evidenza, con il crescere dello scandalo Gladio. Occorre
poi anche conto del fatto che Craxi, con Spadolini alla Difesa e
Andreotti alla Farnesina, è il presidente del consiglio di
Sigonella, una vicenda drammaticamente emblematica dei rapporti non
chiari tra i servizi italiani e quelli statunitensi e Nato.
Dunque, da quel che
risulta finora, è una storia, quella della Gladio, interamente
democristiana; e stando, anzi, alle dichiarazioni di chi ammette di
esserne a conoscenza, sembra una storia di settori della Dc, forse
perfino in conflitto tra loro: Andreotti da una parte, aree della
sinistra dc dall’altra. Se Craxi e Spadolini confermeranno il loro
«non sapevo» e ammetteranno così di essere stati presidenti del
consiglio dimezzati, l’impressione di una storia tutta dicci sarà
ulteriormente avvalorata. Ed emergerà che anche nel periodo di guida
non dc del governo, era sempre la Democrazia cristiana a comandare
davvero, riservando per sé il controllo dei servizi, compresi quelli
occulti, e i rapporti più delicati e importanti con l’alleato
americano.
In realtà, l’operazione
Gladio adombra piuttosto l’ipotesi di un servizio sfuggito al
controllo diretto degli stessi americani e divenuto filiazionedi aree
democristiane e di settori politici. La responsabilità degli Stati
uniti consisterebbe nell’aver dato in appalto interamente la Gladio
ai servizi italiani (dc) e di non aver impedito le degenerazioni di
lotta politica interna, subendone ora gli effetti sul piano
dell’immagine. Da parte statunitense c’è ora una certa
irritazione per rivelazioni che tirano in ballo la Nato e gli Usa in
storie molto torbide. Tra l’altro, anche se la politica
statunitense in Italia è sempre stata contrassegnata da un esplicito
anticomunismo, i diversi settori washingtoniani, della politica e
della diplomazia, interessati alla vicende italiane non hanno tutti
inequivocabilmente investito nella De, o su un unica parte della De,
o solo nella De. E sono anche entrati apertamente in contrasto su chi
puntare. Del resto, anche Craxi e Spadolini sono stati accolti nel
salotto buono di Washington. Occorre ora vedere se da parte
statunitense ci sarà un atteggiamento di giustificazione e di
copertura di Gladio, apparentemente impiegato unicamente dalla Dc,
oppure se ci sarà una presa di distanze o un messaggio di distinguo,
soprattutto se saranno confermate le sue deviazioni stragiste.
"il manifesto", 4 novembre 1990
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