Alle celebrazioni per il cinquecentenario del Principe, che in tutto il mondo hanno coinvolto qualche centinaio di specialisti impegnandoli in una marea di iniziative di diverso valore e natura (convegni, enciclopedie, siti online, mostre, edizioni, monografie), è mancato forse soltanto un evento capace di catturare l'attenzione del grande pubblico quale il clamoroso rinvenimento di un inedito machiavelliano.
Gli archivi sanno infatti ancora essere generosi con i ricercatori più tenaci e non è affatto escluso che in futuro l'opera omnia del pensatore fiorentino possa arricchirsi ancora di qualche pagina, soprattutto per ciò che riguarda il suo epistolario privato e i così detti "scritti di governo", composti da Machiavelli negli anni di servizio presso la cancelleria della repubblica di Firenze. Ed è proprio agli scritti di governo, in effetti, che appartiene la scoperta di un importante testo del 1512 sino a oggi sconosciuto, di cui qui si dà notizia in anteprima. L'autore del ritrovamento, Andrea Guidi, attualmente assegnista di ricerca a Londra presso il Birkbeck College è uno dei massimi specialisti del "segretario fiorentino" (all'inizio del 2010 il Sole 24 Ore si occupò della sua monografia Un segretario militante, apparsa pochi mesi prima presso il Mulino) e non è nuovo a imprese del genere, ma sino a oggi si era limitato a scoprire lettere indirizzate a Machiavelli. Un breve testo politico di pugno di Machiavelli è naturalmente ben altra cosa.
In attesa che nei prossimi mesi Guidi pubblichi integralmente la sua scoperta, è possibile anticiparne almeno qualche tratto saliente. Il documento da lui rinvenuto risale al settembre 1512, vale a dire a un momento particolarmente delicato della storia pubblica fiorentina e della vicenda privata di Machiavelli. Alla fine di agosto le armate spagnole avevano saccheggiato Prato, costringendo il gonfaloniere a vita della repubblica di Firenze e protettore politico di Machiavelli, Piero Soderini, ad abbandonare la carica e a prendere la via dell'esilio sotto la pressione degli aristocratici fiorentini che speravano di poter sfruttare la sconfitta militare per imprimere al Comune una svolta oligarchica, chiudendo una volta per tutte con le esperienze di governo popolare inaugurate nel 1494, al momento della cacciata dei Medici. Gli spagnoli decisero però di usare invece il loro successo militare per riportare in città i discendenti di Cosimo e di Lorenzo, vanificando in tal modo i progetti degli ottimati. Già i primi di settembre i Medici rientrarono a Firenze dopo diciotto anni di esilio.
Sino a oggi si è pensato che in questo delicato frangente Machiavelli si tenesse lontano dal palazzo della Signoria, anche se solo all'inizio di novembre sarebbe stato ufficialmente allontanato dalla sua carica. La Minuta di provvisione per la restituzione dei beni agli eredi dei Medici e per la riforma dello Stato scoperta da Guidi ce lo presenta invece "al suo posto in prima linea", e dimostra come nei giorni decisivi Machiavelli fosse impegnato a stilare una bozza di legge relativa a uno dei temi più scottanti del momento: le modalità dell'indennizzo da riservare ai Medici, i quali al momento dell'esilio erano stati anche privati di tutti i loro beni nel dominio fiorentino. Si trattava, come si intuisce, di un problema assai delicato, perché nel frattempo quelle proprietà erano state vendute e avevano ormai da tempo dei legittimi proprietari, che non sarebbe stato possibile spogliare semplicemente di quel possesso senza fomentare istantaneamente una irriducibile opposizione ai Medici (un problema analogo si sarebbe posto in Francia a partire dal 1815, con i beni degli aristocratici emigrati all'estero che durante la Rivoluzione; erano stati sequestrati dal governo). Senza entrare nei dettagli della questione, la mini provvisione scritta da Machiavelli intende essere un tentativo di mediazione da sottoporre tempestivamente al cardinale Giovanni, capo della famiglia e futuro pontefice con il nome di Leone X con l'obiettivo di porre un limite alle pretese del clan mediceo, secondo quella anche negli anni successivi — sarebbe stata la linea dell'autore del Principe: cercare un inevitabile compromesso con i nuovi arbitri della politica fiorentina salvando però il più possibile della amplissima partecipazione popolare che aveva contraddistinto la repubblica del 1494 e della riforma militare attraverso cui Machiavelli aveva sognato di sostituire all’esercito di mercenari una milizia di cittadini.
“Domenica – Il sole 24 ore”, 25 marzo 2015
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