Chi non ricorda di aver letto, con molto entusiasmo negli anni dell'adolescenza e con vivo compiacimento anche più tardi, nella giovinezza, le straordinarie avventure di viaggio, i romanzeschi racconti di strane peripezie fantastiche in lontani paesi, che si divoravano in certi vistosi volumi dalle copertine sgargianti e dalle illustrazioni a tinte vivaci, sui quali era scritto, tra mille arabeschi, il nome simpatico a tutti di Emilio Salgari?
Ebbene di lui, che tanto dilettava le menti giovanili avide del nuovo, dell'insolito e dello straordinario, di lui, che aveva l'arte, pur tra le imperfezioni dello stile e della lingua, di affascinare il lettore, avvincendone l'interesse con un'abile concatenazione di episodi sempre diversi, di lui e della sua vita poco si sapeva. Tutti lo pronunciavano quel nome, come un esponente di libri divertenti, ma nessuno si curava dell'uomo.
Eppure la sua vita era stata delle più avventurose, simile in certi punti a quella di alcuni celebri protagonisti delle sue novelle! Emilio Salgari era nato a Verona, il 25 settembre 1863, da una agiata famiglia di Negrar in Val Policella. Aveva cominciato la sua carriera, giovanissimo, come cronista nell'Arena, il più vecchio giornale di Verona. Un giorno la sua passione per i libri d'avventure, che, pur facendo il giornalista, trovava tempo di leggere avidamente, lo spinse ad abbandonare il giornalismo e la città natia, per dedicarsi ai viaggi. Così Salgari si arruolò spontaneamente nella marina mercantile, e divenne un valentissimo marinaio, acquistando premi e gradi d'ufficiale. Viaggiò tutto il mondo: fu nell'America, nell'Asia, nell'Africa, dove si spinse nell'Interno, e dove gli capitarono avventure singolarissime, che furono il primo motivo dei suoi racconti. Fu infatti in quell'epoca che a Salgari, in fondo all'anima del quale dormicchiava sempre l'antico giornalista, venne in mente di scrivere le sue impressioni di viaggio.
Venero così alla luce i primi volumi, che ebbero immediata diffusione e sùbita fama. Allettato dalle proposte degli editori, egli abbandonò l'esistenza nomade del marinaio, per la vita di tavolino, che gli fruttava di più. Abitò qua e là, dove più gli piacque, in parecchie città d'Italia, prima di venirsi a stabilire a Torino, seguito sempre dalla moglie e dai figli. Ma il suo carattere di bohémien lo faceva disordinare sovente.
Fu un fumatore arrabbiato, al punto che ebbe una grave malattia agli occhi prodotta dalla nicotina. Anche ultimamente non era capace di mettersi al lavoro senza una sigaretta tra le labbra. Il Salgari contava oramai fra gli autori più popolari; e nelle biblioteche reggeva con fortuna il confronto collo stesso Giulio Verne.
Ora l'essersi avvicinato, nelle menti di grandi e di piccini, ai grandi scrittori di avventure di viaggi era non piccolo titolo d'onore per lui. Se voi vi facevate a chiedere nella nostra Biblioteca civica un volume del Salgari, potevate essere quasi certi che il volume era in lettura; se poi riuscivate ad averlo, era una pietà il vederlo così sdruscito, e colle impronte livide delle innumerevoli dita che avevano avide voltate le pagine, mentre l'attenzione si concentrava ansiosa sullo svolgimento delle innumerevoli avventure! Ed è questo l'indice più evidente della grande popolarità di cui godeva lo scrittore non solo in Torino, ma in tutta l'Italia.
Alla memoria di questo infelice, che fu giornalista brillante e scrittore fecondo e immaginoso, vada il nostro compianto; a chi rimane della famiglia sua la condoglianza nostra sincera.
Postilla
E’ il “coccodrillo” di Salgari su “La Stampa”, la città dove lo scrittore visse gli ultimi anni e dove suicidandosi morì, pubblicato il 27 aprile 1911. La biografia che lo vorrebbe esperto ufficiale di marina, in viaggio per tutti i continenti è – come molti sanno – assolutamente inventata. Pare comprovato che, pur avendo frequentato un Istituto nautico, Salgari non ottenesse la licenza e che in mare abbia fatto pochi brevi viaggi di addestramento e uno più lungo fino a Brindisi.
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