13.2.12

L'origine della tragedia secondo Leonardo Sciascia

Sta scrivendo un libro? » mi domanda il contadino. Ha sentito per tutta la mattinata il ticchettio della macchina da scrivere: ora sono sceso a prendere il caffè con loro. Sono in due: uno taciturno, ironico nello sguardo; l'altro loquace, sentenzioso, oracolante. E senza aspettare la mia risposta, il loquace mi dà questa prescrizione:«Un libro sta tutto in come finisce. La fine deve essere spaventosa. E ci deve essere un re».
Se sapesse leggere, o se glielo leggessero, forse non riconoscerebbe questi elementi nel libro che sto scrivendo — anche se ci sono. Lui sta semplicemente reinventando la tragedia, quella che i suoi pari di più che duemila anni addietro chiedevano ad Eschilo e a Sofocle, che ascoltavano negli anfiteatri tra gli ulivi, di fronte al mare.

Da Nero su nero, Adelphi, 1991

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