Nel campo di indagine sulla ricezione moderna e contemporanea dell'antico, un recente saggio del comparatista Paolo Lago - L'ombra corsara di Menippo La linea culturale menippea, fra letteratura e cinema, da Pasolini a Arbasino e Fellini (Le Monnier) - sonda appunto, con cautela e rigore critico, l'incidenza degli elementi menippei nel Novecento italiano, specie in Pasolini, Arbasino, Fellini e Tondelli. L'orizzonte di analisi che si apre all'interprete è vasto, incrementato da un lato dalla versatilità della «menippea» e, dall'altro, dalla labilità dei confini tra genere e genere nella letteratura e nell'arte contemporanee. Se si guarda alla storia letteraria, non sono molte le opere che rientrano a pieno titolo nella satira menippea: assumendo il prosimetrum quale elemento caratteristico del genere, si ricordano le Saturae Menippeae di Varrone, l’Apokolokynthosis di Seneca, i Dialoghi di Luciano di Samosata. Quando non siano discussi i tratti distintivi del genere, persino il Satyricon rischia l'esclusione dal gruppo: eppure, è difficile negare al romanzo di Petronio un ruolo centrale in un discorso sulla «vitalità» della menippea.
Appaiono perciò nodali le riflessioni di due autori come Michail Bachtin e Julia Kristeva. Il primo, perché ha fruttuosamente ripreso ed esteso ai moderni (specie a Dostoevskij) il concetto di satira menippea riconoscendovi un «supergenere», ovvero un genere onnicomprensivo e proteiforme, confinante con la letteratura carnevalizzata di ascendenza rabelaisiana; la seconda, perché ha ampliato il concetto, proponendo una classificazione destinata a privilegiare l'elemento culturale piuttosto che la categoria di genere e, dunque, individuando una vera e propria «linea culturale menippea» in ambito occidentale. È su queste basi che Lago articola la sua analisi concentrandosi, in particolare, sull'opera di Pasolini: un'opera che, solo per la varietà di stili e linguaggi, giustifica la scelta. E tuttavia, il metodo di ricerca messo a frutto da Lago non è applicato esclusivamente a un romanzo come Petrolio - per volontà autoriale concepito come «un Satyricon moderno» -, né rimane circoscritto, in generale, alla produzione narrativa pasoliniana, ferma restando la persistenza, dagli esordi alle ultime prove, di elementi menippei ben riconoscibili (ricorso al prosimetrum, ibridazione linguistica, insistenza sulla sfera corporea ecc.). Strumento duttile, eterogeneo e sovrapponibile a vari generi e aspetti della cultura moderna, la linea menippea autorizza infatti lo studioso a uno scarto rispetto alla norma (la trasposizione, appunto, dall'universo romanzesco) e gli fornisce un filtro utile a scandagliare sia la produzione teatrale e cinematografica sia, soprattutto, le raccolte poetiche di Pasolini: testi in cui, non meno che nella prosa, l'autore ha perseguito una sua idea di «scrittura magmatica» intesa come disordine formale, luogo di confluenza delle più varie contaminazioni.
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