Riprendo qui – da “alias” del 14 aprile 2007 un ampio stralcio dalla recensione di Emiliano Fiori del libro della medievista Frugoni su Chiara d’Assisi, allora appena uscito. La ricerca ripropone con vigore e rinnovata documentazione il tema del latente conflitto tra Chiesa e movimento francescano, concluso con una sorta di “normalizzazione”. Nel caso di Chiara c’è in ballo anche quella che oggi si chiamerebbe questione “di genere”. (S.L.L.)
Maestro di Santa Chiara, I Funerali di Chiara. Basilica di Santa Chiara in Assisi |
Dopo le numerose e pur eccellenti opere a carattere divulgativo degli ultimi dieci anni, tali da sfiorare talora il dotto divertissement - come nel libro del 2001 sugli occhiali e gli oggetti nel Medioevo - la storica appunto del Medioevo Chiara Frugoni torna ora a proporre per i tipi di Laterza una ricerca di notevole impegno scientifico: Una solitudine abitala. Chiara d'Assisi. Un complesso intreccio ermeneutico attraverso fonti documentarie, agiografiche e iconografiche, sostenuto dal dominio di una vastissima bibliografia riportata in fondo all'elegante volume, viene a delineare un quadro storico speculare ed equivalente rispetto alla mirabile operazione che l'autrice svolse in anni passati su Francesco in due saggi famosi: Francesco, un'altra storia, Marietti 1989, e Francesco e l'invenzione delle stimmate, Einaudi 1993.
Qui, con un analogo metodo di lettura reciproca delle immagini e dei testi, la Frugoni ricomponeva la figura del santo sottraendola alla progressiva «sepoltura agiografica» che, a partire da subito dopo la sua morte, programmaticamente cancellò la spinta centrifuga che la forma vitae francescana rappresentava da un punto di vista, in senso lato, politico. E un forte saggio politico è anche questa Solitudine abitata. Vogliamo infatti soffermarci su questo aspetto del lavoro della studiosa, dando per scontata la maestria con cui utilizza le immagini quali segni indiziari, momenti di distrazione del corso storico, che permettono di spiare nella verità dei fatti.
È abitata da Francesco la solitudine monastica di Chiara, come espressamente la Frugoni dice, ma è abitata anche perché tutta la vita della santa è la vicenda di un continuo contrasto fra una scelta di povertà e di umiltà senza attenuanti, e il reiterato tentativo da parte della gerarchia di fare del movimento pauperistico femminile un ordine di clausura che, in quanto tale, deve possedere beni di sostentamento: la donna che sceglie di non avere nulla, invece, non può che vivere in continuo contatto col mondo, abitarlo e far sene abitare, per procurare di che vivere a sé ma soprattutto agli altri, in un impegno di vicinanza agli ultimi e di condivisione della loro condizione.
L'autrice non per de occasione per ripetere che questa scelta di Chiara, contrastata finché ella fu in vita e poi fallita tramite una canonizzazione che raggelò lo spirito della sua iniziativa, è la scelta di reale aderenza al Vangelo, e ricorrono di continuo nel volume frasi di questo tenore: «[Chiara] avrebbe potuto sia ino strare in modo clamoroso la capi i cita di attrazione dell'ideale di povertà... sia costituire un esempio di concreta pacificazione sociale, come conseguenza della reale condivisione ed attuazione del messaggio evangelico»; «Chiara non si preoccupa delle strutture del potere ecclesiastico e assegna alle donne... un compito grandioso e quasi temerario di condivisione della missione divina». Scelta, dunque, davvero politica, come dicevamo già per Francesco, in quanto tutta rivolta alla dimensione pubblica, kerygmatica, della buona novella, e in quanto, per converso, elemento di rottura con la dimensione di potere, dogmatica in senso stretto, del papato: Chiara «amava molto lj poverj, e per la sua bona conversatione tutti lj cittadinj la havevano in grande consideratione», ricorda una sorella spirituale di Chiara durante il processo di santificazione: un'evidenza documentaria dell'efficacia comunitaria del Vangelo vissuto radicalmente.
Questa e le altre succitate sono affermazioni che, come leitmotive, non fanno che sottolineare lo scopo stesso della ricerca dell'autrice, e ci azzarderemmo a supporre che in tal senso politica sia anche la scelta che la Frugoni fa di presentare in questo momento storico una ricostruzione dedicata a una delle più dirompenti figure di santità femminile dell'Occidente cristiano, cioè di una indipendenza spirituale che, in quanto propria di una donna, porta scompiglio nel buon ordine dei costumi sessuali e dunque in quello della società tout court motivo non secondario per cui l'esperimento di Chiara finì per concludersi con la creazione di un monachesimo rigidamente claustrale.
Il contrasto sottolineato dalla studiosa tra l'accento sulla assoluta centralità, nel Vangelo, della condivisione della povertà, e la preoccupazione papale per il disordine sessuale ci sembra porre, sub specie Medii Aevi, un problema di forte attualità, che bene esprime Alex Zanotelli quando ricorda che è bizzarro come la Chiesa romana dia oggi un peso sproporzionato al sesto comandamento, mentre il problema totalizzante della vita di Gesù non è certo quello dell'ordine sessuale della società, bensì quello della bruciante tensione escatologica a un Regno dove gli ultimi saranno i primi, «poiché per questo sono stato mandato» (Le 4,43).
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