6.8.12

Cristina Onassis. Morte di un'ereditiera (di Osvaldo Soriano)

Cristina Onassis, rimasta dopo la morte del fratello Alexander unica erede dell’impero economico familiare, trovò nel 1987 una morte misteriosa a Buenos Aires, la città dove suo padre Aristotelis aveva iniziato a fare fortuna. E’ una storia da riviste rosa, o da telenovela sudamericana, ma le ricchezze della donna erano tali da suscitare interesse e richieste di spiegazione.
Quello che segue è l’asciutto racconto che ne fece Osvaldo Soriano e che, nato come articolo per diversi quotidiani, entrò nella raccolta Ribelli, sognatori e fuggitivi, Einaudi, 1996. Lo metto qui con qualche notizia aggiuntiva. Da quel che si legge navigando nella rete, l’unica figlia di Cristina Onassis, Aithina, ha ereditato a 18 anni, nel 2003 la fortuna materna, scampata alla voracità del padre, il farmaceutico francese Roussel, che i più indicano come playboy. Dal 2006 Aithina è parte dirigente nella gestione della miliardaria fondazione intitolata ad Alexander Onassis, lo zio scomparso in un incidente aereo insieme con un fratellastro Kennedy. Si legge anche che ha sposato un ricco cavaliere brasiliano. Ahi, Sudamerica! (S.L.L.)

Cristina Onassis con il padre Aristotelis
Quella tiepida domenica, Cristina Onassis giaceva nella vasca, paffuta e rigonfia come una bambola di plastica. Lontano, a diecimila chilometri, lasciava cinquecento milioni di dollari, una figlia di tre anni e quattro mariti delusi. A Buenos Aires svaniva una promessa di matrimonio con Jorge Tchomlekgjoglov, fratello della sua amica Marina de Dodero.
Il primo medico accorso all'esclusivo Country de Tortuguitas si accorse subito che qualcuno aveva trascinato il corpo, e ne aveva coperto il sesso con un asciugamano.
Quel particolare aveva insospettito il giudice. Nel bagno, per terra, erano sparsi gli indumenti intimi, e una bilancia su cui Cristina controllava la propria silhouette, alleggerita di venti chili in una clinica svizzera. Il dottore non vide molto di più, e non rilasciò il certificato di morte perché, secondo quanto disse in seguito, la famiglia Dodero quasi non gli aveva permesso neppure di sfiorare il cadavere. Più tardi, un'ambulanza portò le spoglie in una clinica del centro, mentre a Parigi l'ultimo marito, Thierry Roussel, s'imbarcava verso un Paese remoto che doveva conoscere solo dalle carte di volo della Air France.
Gli Onassis chiudevano cosi il loro destino sudamericano.
Aristotelis, il padre, avrebbe potuto essere ministro dell'Economia e delle Finanze dell'Argentina nel 1946, quando Perón gli offri l'incarico per telegramma, ma preferì continuare i suoi affari in Grecia. Prima di diventare presidente, il Generale aveva chiesto ai suoi collaboratori una lista degli imprenditori argentini più affermati e in testa c'era Onassis, l'uomo che si era fatto da solo e dal nulla. Nel 1922, Aristotelis bazzicava la zona dei bordelli nei bassifondi di Buenos Aires. Lavava i piatti e recapitava messaggi, finché riuscì a trovare un lavoro di notte alla compagnia telefonica. La biografia, o la leggenda, racconta che alle sue orecchie, che ormai comprendevano perfettamente lo spagnolo, era giunta - il destino correva sul filo - una conversazione con i dati di un'operazione finanziaria che trasformò i pochi pesos del suo stipendio nei primi settecento dollari della sua fortuna.
Onassis investi il denaro in buoni abiti inglesi, si associò ai club più prestigiosi e conobbe la cantante lirica italiana Claudia Muzio, che era di passaggio per l'ancora esultante Buenos Aires. Lei gli disse un giorno che anche le donne per bene fumavano, ma di nascosto, e il greco, superata la sua meraviglia, le propose un affare: lanciare una linea di sigarette leggere, nel caso lei accettasse di fumare in pubblico per promuoverne la marca. La società fu un grande successo: in quel tempo dorato era ancora possibile trovare l'America, ma la cosa più consigliabile era abbandonarla per tempo.
Verso il 1925, Onassis incontrò Alberto Dodero, il minore dei cinque figli di un italiano emigrato in Uruguay, proprietario di un cantiere navale. Fu Dodero a spingerlo a entrare nel mondo della navigazione: si trattava di comperare vecchie navi, ricostruirle e venderle a buon mercato. Da allora, gli Onassis in Grecia e i Dodero a Buenos Aires sono rimasti uniti dall'amicizia e forse dagli affari. Aristotelis conservò il passaporto argentino, ma non volle essere ministro di Perón. Forse i Dodero glielo rimproverarono più di una volta, perché una delle prime misure del nuovo presidente fu nazionalizzare la flotta mercantile.
Cristina poteva essere l'ultima della dinastia, ma a trentacinque anni riuscì a fare una figlia, Athe-nea, con il magnate francese Thierry Roussel.
Sembra che «Tina» fosse una donna triste, capricciosa, insaziabile, come nei romanzi di appendice, quei personaggi di cui hanno bisogno le riviste rosa.
Quello era il suo quarto viaggio verso la pampa, dove si nascondeva dagli strepiti mondani e forse da se stessa. Aveva detto di volere acquistare un appartamento nel quartiere Palermo, e rimanere a vivere in Argentina. A tutti era sembrata una scelta singolare, ma perché no? Anche se matura e grassa, la buona società di Buenos Aires l'avrebbe amata e invidiata perché era una Onassis e possedeva mezzo miliardo di bigliettoni.
Ancora non si sa se abbia preso delle pasticche prima di riempire la vasca. E quasi certo che è salita sulla bilancia e si è guardata allo specchio. Il medico, al quale non hanno lasciato fare il suo mestiere, ha detto che il corpo e la vasca erano asciutti, ma i capelli erano ancora bagnati. Il giudice ha chiesto un'autopsia prima di permettere che il cadavere fosse restituito allo sconsolato Roussel.
Una cameriera ha sostenuto che sul comodino dell'illustre ospite ci fosse un barattolo strano e vuoto. Invece, i gioielli rimasti in albergo non compaiono da nessuna parte, e questo è un vero cruccio per la stampa e per la polizia. Quelli che sono stati amici di Cristina dicono che, infarto o suicidio fa lo stesso, lì c'è già stata fin troppo, si decidano a portarla via. Non c'è nessun mistero, solo l'immensa fatalità di essere ricchi e famosi.

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