Chi scrive libri diciamo
di immaginazione, sa quanto è difficile, e quasi impossibile,
rifarne poi la genesi, ritrovare il primo seme, il primo elemento, la
prima suggestione da cui sono nati - e insomma quella che si suole
chiamare «l’idea». E non minore difficoltà comporta il voler
rendersi o dar conto dello sviluppo di quell’idea, delle molte e
diverse e casuali giustapposizioni o efflorescenze - qualcosa di
simile a quelle che Stendhal, di cui vogliamo parlare, chiama, in
amore, «cristallizzazioni».
«Come le è venuta
l’idea?» si sente spesso chiedere l’autore di un romanzo, di un
racconto. «Già, come mi è venuta l’idea», si chiede l’autore:
e la risposta che trova e che dà inaugura, ma dentro di sé, come un
gioco di scatole cinesi, ché ce n’è sempre una seconda dentro la
prima, una terza dentro la seconda; e cosi via.
Da “In margine a
Stendhal” in Cruciverba, Einaudi, 1983
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