Salvatore Cani, i partigiano ucciso dai nazifascisti in Val Bormida |
Su “Canicattì Web”,
trovo una notizia firmata Redazione e raccolta da Giovanni Blanda
che, per più di una ragione, mi commuove.
Del partigiano di cui si
parla, mio compaesano, avevo sentito parlare da ragazzino come di un
generico morto in guerra al mio amico più caro dell'epoca, il quale
mi è rimasto carissimo anche se ormai capita assai di rado di
vederci: Totò (Salvatore) Casuccio.
Totò è figlio di una sorella
del caduto in Val Bormida, Salvatore Cani. Della sua mamma non
ricordo il nome, ma la bellezza, i capelli biondi e le fette di pane
e marmellata che talora mi offriva. E ancora di più ricordo la nonna
di Totò, madre del partigiano Salvatore, la “zza Ramunna”,
vestita a lutto dalla morte di lui, che aveva casa a poche decine di
metri dalla mia, in uno spiazzo che si apriva lungo la via Umberto,
accanto a quella di Filippina la Raia.
Totò, a quanto pare, ha avuto
un ruolo importante nel rintracciare, più di 70 anni dopo, il luogo
della morte di quel suo zio che non aveva conosciuto. Fa parte da
sempre del suo carattere il non arrendersi alle difficoltà quando si
è assegnato una missione.
Il ricordo di questo
partigiano del mio paese che sento in qualche modo vicino mi
inorgoglisce un po' e sono contento che le sue ceneri siano sepolte nel Savonese, nei luoghi più cari a Sandro Pertini, il partigiano che abbiamo avuto
la fortuna di avere come Presidente e che da quelle parti crebbe e svolse le sue prime battaglie per la libertà di tutti. (S.L.L.)
In visita alla cascina Bergamut in Val Bormida, ove fu ucciso il partigiano Cani. Il primo a destra, a fianco della targa commemorativa, è il nipote Totò Casuccio |
Riescono a individuare e
a visitare dopo 74 anni il luogo del savonese dove il loro zio
partigiano è stato trucidato dai nazifascisti. È durata anni di
affannose ricerche da parte dei nipoti Salvatore e Giovanni Casuccio
l’individuazione in Val Bormida (SV) della Cascina Bergamut dove il
loro zio, fratello della loro mamma, ha donato la sua vita, insieme
ad altri partigiani, per la libertà e la democrazia della nostra
patria.
Cani Salvatore di
Giuseppe e Giordano Raimonda, nato a Campobello di Licata il 31
ottobre 1920 è, a pieno titolo, uno dei primi partigiani caduti per
la libertà. L’armistizio dell’otto settembre lo raggiunse mentre
era in servizio a Savona in Liguria, là dove subito dopo
l’armistizio si formarono quattro nuclei partigiani. Salvatore,
figlio di contadini e lui stesso contadino, non esitò a schierarsi
col Distaccamento Stella Rossa del Comandante Angelo Bevilacqua,
operante inizialmente nella zona di Santa Giulia (SV) e poi in quella
di Gottasecca (CN). Già il 10 dicembre del 1943 il Distaccamento si
dovette sciogliere a causa dell’arresto di molti suoi membri e
Salvatore fu costretto a transitare nel gruppo di Bormida che aveva
la sua sede in una impervia località dell’alta valle Bormida a 900
metri di altitudine nella Cascina Bergamotti; una di quelle
tradizionali cascine disposte su due piani, al pianterreno la cucina
e al primo piano la camere con i letti a castello. Qui era ospitato
il gruppo di partigiani di cui faceva parte Salvatore.
Era la fine del 1943, un
anno di grandi stravolgimenti e di grandi speranze. La sera di San
Silvestro i contadini di Bormida mandarono su alla cascina una torta
e alcune bottiglie di vino affinché i dieci partigiani ivi ospitati
accogliessero il nuovo anno in un clima che avesse la parvenza di una
vita normale, lontana per un attimo dalle difficoltà causate dalle
guerra; si fece festa sino all’alba. Era però nell’aria un vago
presagio di imminente pericolo, tant’è che il Commissario politico
Molinari riunì i suoi uomini per comunicare loro che da quella
stessa sera sarebbe iniziato il servizio di guardia.
Il giorno di Capodanno
trascorse tranquillo; a sera la sentinella Barberis di Osiglia montò
di guardia. La notte era fredda e buia, albeggiava quasi e tutto
sembrava sotto controllo quando il partigiano a guardia intravvide in
lontananza la sagoma scura di una lunga fila di uomini sul sentiero
che portava alla cascina. Comprese la gravità del momento e diede
l’allarme sparando un colpo di pistola. Sul sentiero infatti una
squadra di tedeschi, guidata da esponenti della Guardia Nazionale
Repubblicana in borghese, cercava di raggiungere la cascina. Appena
avvertito, il Commissario Molinari diede l’allerta. Svegliati di
soprassalto, in una gran confusione, alcuni partigiani che dormivano
completamente vestiti per il freddo pungente fecero in tempo a
disperdersi nel bosco retrostante, mentre gli altri subirono
l’accerchiamento. Il rumore cadenzato del crepitio delle
mitragliatrici durò fin quasi alle otto quando i monti rimbombarono
per una forte esplosione alla quale seguì un inquietante silenzio.
Era successo che Ugo Piero, Enzo Guazzotti, Nino Bori e il nostro
Salvatore Cani, dopo aver eroicamente sostenuto e fronteggiato
l’attacco, furono catturati e uccisi. Non ancora sazi di vendetta,
i nazisti si accanirono sui loro corpi buttandoli nel fienile al
quale appiccarono il fuoco. Completamente carbonizzati, i resti
mortali dei quattro caduti furono recuperati alcuni giorni dopo e
pietosamente ricomposti dalla gente del posto nel cimitero di Bormida
(SV). Una stele in bronzo ed una lapide in legno apposta sui resti
della cascina riporta i nomi dei quattro Caduti a memoria del loro
sacrificio.
Dopo qualche anno i resti delle salme sono state riesumate e traslate nel “Sacrario dei Partigiani” all’interno del cimitero di Savona. In data 3 marzo 1956 è pervenuto al Comune di Campobello di Licata l’atto di morte di Salvatore Cani dove viene dichiarato che il partigiano siciliano è sepolto nel Campo M, fila 6a tomba n.19 nel cimitero della città ligure.
Dopo qualche anno i resti delle salme sono state riesumate e traslate nel “Sacrario dei Partigiani” all’interno del cimitero di Savona. In data 3 marzo 1956 è pervenuto al Comune di Campobello di Licata l’atto di morte di Salvatore Cani dove viene dichiarato che il partigiano siciliano è sepolto nel Campo M, fila 6a tomba n.19 nel cimitero della città ligure.
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