Banchieri di fine Ottocento |
Atmosfera ovattata e
protocollo immutabile. È leggerissimo il vento delle polemiche
esterne, nell’aula magna dell’Angelicum – un nome un programma
– che ha celebrato a Roma la novantatreesima giornata del risparmio
alla presenza del ministro dell’Economia e del governatore della
Banca d’Italia. Come se il secondo, Ignazio Visco, non fosse stato
oggetto di un’aperta sfiducia da parte dell’azionista principale
del governo nel quale Pier Carlo Padoan ha presidiato la politica
economica per tutta la legislatura che ora si chiude. Visco ha
incassato l’applauso della platea, quando il presidente dell’Acri
Giuseppe Guzzetti (classe 1934, è al vertice dell’associazione
delle casse italiane da diciassette anni) ha fatto riferimento a
«polemiche di cui non avevamo certamente la necessità».
Poi il discorso si è
chiuso, e il rito bancario si è potuto svolgere come da tradizione.
Eppure, molte cose sono cambiate, sotto la superficie apparentemente
non increspata dei rapporti tra governo e mondo bancario, ma
soprattutto nella realtà dell’economia e delle famiglie italiane.
Il dato choc del
cambiamento lo ha ricordato proprio Visco, citando la rivoluzione
silenziosa che è avvenuta dagli anni ’90 a oggi: eravamo il popolo
più “formica” d’Europa – con propensione al risparmio del
19% – adesso siamo quello che risparmia meno, mettiamo da parte
l’8,6%. Un effetto dei cambiamenti del settore finanziario e della
demografia, dice Visco; ma anche della crisi e dei cambiamenti
culturali profondi, si può aggiungere: una volta ai bambini a scuola
si regalava, proprio in occasione della giornata del risparmio, un
piccolo salvadanaio; oggi ai diciottenni si dà un bonus da spendere.
Due o tre decenni fa lo spauracchio era l’inflazione, oggi è la
deflazione. I titoli di Stato, una volta rifugio del ceto medio,
adesso pesano solo per il 3,2% nei portafogli delle famiglie.
Queste per investire i
loro soldi – quando li hanno – devono guardarsi intorno e
muoversi in un ambiente complicato, a volte non comprendendo appieno
il rischio che c’è in alcuni prodotti: come hanno fatto gli
incauti risparmiatori che hanno comprato obbligazioni bancarie
subordinate (20 miliardi di euro nel portafogli delle famiglie, lo
0,5% del totale, un numero tutto sommato piccolo ma che per alcuni
brucia ancora).
Se su questo versante
della tutela del risparmio, il governatore ha concesso poco
all’autocritica, spingendo molto sulla necessità dell’educazione
finanziaria, mentre Padoan ha notato che non si può chiedere a tutti
i risparmiatori di diventare dei grandi esperti, vanno scritte meglio
le regole del gioco; sull’altro versante, quello della garanzia
della stabilità del sistema, ha riepilogato e difeso l’attività
di vigilanza della Banca d’Italia («La supervisione delle banche
riduce significativamente la probabilità che si verifichino crisi
bancarie, ma non può annullarla»), e ha riaffermato, in chiusura,
di essere pronto a dare conto del suo operato «alle Istituzioni e al
Paese». Una piccola frase che fa intendere che il governatore sa
bene che il caso non è chiuso con la sua riconferma, che l’intreccio
tra la campagna elettorale e i lavori della commissione parlamentare
d’inchiesta sulle banche continuerà a fornire confronti meno
“angelici” e paludati di quello di ieri.
Nel quale, dal canto suo,
Padoan si è tenuto lontano dalle polemiche, ed è parso soprattutto
intenzionato a difendere l’operato del governo nella gestione della
crisi economica. «Lasciamo un Paese in condizioni migliori di come
l’abbiamo trovato», ha detto, citando i numeri del Pil,
dell’export, dell’occupazione, del deficit e debito pubblico. La
linea del ministro è sempre quella del «sentiero stretto», tra
salvaguardia dei conti pubblici e crescita economica: abbiamo
ottenuto tutte e due le cose grazie alle riforme strutturali, ha
detto sorvolando ottimisticamente sui problemi rinviati alla prossima
legislatura e sul basso tasso di riforme della legge di stabilità
che adesso è al voto delle camere, della pioggia di piccoli bonus
che la caratterizza e del disordinato assalto alla diligenza già
partito.
mercoledì, 01 novembre
2017
Articolo pubblicato sui
quotidiani locali del gruppo Espresso, ripreso dal sito di Roberta
Carlini
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