Il
mistrettese, quando tornò per la vicenda, la casa ch’era vuota la
trovò adornata d’ogni cosa, e se ne faceva le meraviglie.
—
Moglie mia — domandava — o chi v’ha fatto questo letto di re,
con la testiera che mi ci posso veder dentro ?
E
lei:
—
Compare don Bastiano me l’ha fatto, perché voi ci possiate
riposare.
— E
bravo compare don Bastiano! — diceva lui gongolante. — E questo
tavolo e questo cassettone con tutto il ben di Dio che c’è dentro?
— O
non ve lo dico? compare don Bastiano.
— E
bravo compare don Bastiano, che davvero non me l’aspettavo! E
queste seggiole, e questi santi, e queste bocce di vetro che se le
tocco si rompono, e cotesti pendagli che avete agli orecchi, e
sembrate la Madonna dell’Aiuto?
E
lei:
—
Compare don Bastiano, marito mio, che voi non potevate e ci ha
pensato lui.
In
quella s’udì un vagire dal letto, e la donna corsavi ne tornò
subito con un fantolino attaccato alla poppa gonfia come una zucca.
—
E cotesto, o che è? — domandò lui meravigliato.
—
Non lo vedete che è? il vostro figliolino.
E
lui, sgranando gli occhi:
— O
chi ve l’ha fatto, che io non cero?
—
Compare don Bastiano, marito mio, per non dare a voi il fastidio,
eh’eravate al monte.
—
Ba' ba’, ba’; — esclamò lui, abbuiandosi — adesso compare
don Bastiano comincia a farmi perdere la paziènza. O tutto lui fa, e
io che sono, un cetriolo.
Ma
più lo guardava quel figliolino, e più gli pareva di suo gusto; e
presolo in braccio lo vezzeggiava con festa, e guardandolo alla
lunga, faceva ammirato.
— E
bravo compare don Bastiano, che l'ha fatto tutto somigliante a me che
sono su pa', per non far perdere la stirpe.
La
moglie intanto non sapeva come levarselo d'attorno a causa del
compare, e per un conto o per un altro sempre se ne sbrigava
quant’era il bisogno; e lui come una pasqua.
Compiuta
finalmente la vicenda, il mistrettese si calzò, si mise la bisaccia
sulle spalle e se ne tornò al monte, pasciuto e riposato; ma
giuntovi si ricordò di non aver baciato per l’ultima volta il
figliolino ch’era tutto suo pa’, e di corsa rifece la strada.
Arrivò
ch’era notte, e la porta era chiusa; e dentro la moglie si
divertiva col compare.
—
Tùp, tùp, — bussò lui — o moglie mia, apritemi che dimenticai
di baciare per l'ultima volta il figliolino.
Quella
di rimando che se ne andasse, che il figliolino dormiva e a
svegliarlo non si sarebbe quetato più, e lui:
— O
se si sveglia, voi gli date la poppa e ci s’addorme di sopra come
un papa.
Ma
quella di no, che ad aprire la porta c’era freddo e il figliolino
avrebbe preso aria; e lui:
— E
voi fatemelo almeno baciare dalla gattaiola, quanto ci arrivo col
muso, e i’ me ne vo.
La
moglie scese dal letto ch’era nuda e andata alla porta si mise con
una natica alla gattaiola; e gli faceva:
—
Spicciatevi a baciarlo, che piglia freddo.
— O
la carnuccia tenera; — diceva lui estasiato, e non finiva più di
sbaciucchiare.
In
quella alla donna, per la positura, scappò un ventolino di dietro; e
gli arrivò tutto sul muso, tra un bacio e l’altro; e lui,
asciugandosi la bocca con la mano :
—
Ooooh, il figliolino gli pute il fiato, e pensateci voi, moglie mia,
che restate qua.
E se
ne tornò al monte.
Mimi
e altre cose, Sansoni, 1946
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