«La mia passione per la
matematica unico mezzo che avessi per lasciare quella città che
aborrivo e che odio ancora, perché è là che ho imparato a
conoscere gli uomini, la mia passione per la matematica mi gettò in
una profonda solitudine. Amavo e amo ancora la matematica in sé in
quanto non ammette l'ipocrisia e il vago, le mie due bestie nere.
Secondo me l'ipocrisia era impossibile in matematica e, nella mia
ingenuità giovanile, pensavo che fosse cosi per tutte le scienze a
cui avevo sentito dire che la matematica si applicava. A quattordici
anni mi immaginavo che la matematica superiore, quella che non ho mai
saputo, comprendesse tutti o quasi gli aspetti degli oggetti e che,
cosi andando avanti, sarei arrivato a sapere delle cose sicure
incontestabili e che avrei potuto dimostrare a me stesso quando
volevo su tutto».
Questo giovane ed
entusiasta studioso di matematica non è altri che Stendhal (Vita
di Henry Brulard, Adelphi, 1964 Milano) per il quale la passione
matematica era tale che portava i capelli troppo lunghi «tanto era
il rimpianto per la mezz'ora che bisognava perdere per farli
tagliare». Ma Stendhal lascerà dopo pochi anni lo studio della
matematica rinunciando ad entrare all'École Polytechnique di Parigi
nel 1799, per poi partire nel 1800 per l'Italia al seguito delle
armate francesi. La passione non è dimenticata visto l'entusiasmo
con cui ripensa molti anni dopo, nel 1835 agli studi matematici
quando scrive i suoi ricordi.
«Che alcuni grandi
condottieri siano chiamati "matematici” del campo di battaglia
è una delle molte assurdità che circolano sulla matematica per
ignoranza della sua natura. Se tutto a un tratto fosse necessario
ricorrere a un procedimento deduttivo appena un po' complicato come
la risoluzione di una semplice equazione differenziale, migliaia di
uomini correrebbero ineluttabilmente incontro alla morte. Ciò non
depone a sfavore dell’ingegno dei condottieri, ma depone certo a
favore della peculiare natura della matematica. E anche di fronte ai
compiti mille volte più numerosi che non si possono ancora risolvere
meccanicamente, la matematica si può definire una meravigliosa
apparecchiatura spirituale fatta per pensare in anticipo tutti i casi
possibili. Non è un trionfo dell'organizzazione dello spirito?».
Da Matematici, che
passione in “l'Unità”, 23
ottobre 1992
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