C'era
una pratica propagandistica che mi disgustava negli stalinisti,
quella per cui il “traditore” è tale da sempre. Se ci è
sembrato fino a ieri un buon compagno è solo perché sa ingannare
con abili camuffamenti e maneggi, ma, se si cerca, si scoprirà che
tramava e trescava col nemico fin da quando era in fasce, o anche
prima. Questa propaganda si rivolgeva prevalentemente contro eretici
e dissidenti (i “trotzkisti” per esempio, traditori e canaglie da
sempre, per definizione), ma anche contro chi – perché davvero si
era venduto o per qualsiasi altra ragione - era passato dall'altra
parte, tra gli avversari. A siffatte storie non ho mai creduto: le
donne e gli uomini si riscattano o si vendono, per convinzione o per
interesse, perché si sentono costretti o si ritengono finalmente
liberi da vincoli dottrinali o morali, insomma, in meglio o in
peggio, possono cambiare.
Ora
a quelli che mi raccontano che Beppe Grillo (sulla cui evoluzione
penso tutto il male possibile) è da sempre un uomo di destra, un
fascista, un cornutaccio, io non do credito. Neanche Mussolini fu
sempre un uomo di destra: rimase un socialista massimalista, un po'
confusionario, maschilista e prepotente ma socialista fino a tutto il
14 e alla campagna per l'intervento (che anche un Salvemini,
peraltro, promosse con argomenti più beceri e cinici di quelli di
Mussolini, tipo un Risorgimento con troppo pochi morti). E anche dopo
la guerra nel futuro “duce” le oscillazioni di orientamento e di
programma che col senno di poi sono catalogate come “ambiguità”
erano più probabilmente incertezze. Probabilmente esistono anche
persone che, giunte con sofferenza a una “verità”, non
deflettono, cercano sì di adattarsi al mutare dei tempi, ma
mantenendosi fedeli a quella che ne ritengono la sostanza, a un
nocciolo duro e profondo di convinzioni; ma non sono molti. I più
trovano senza difficoltà buoni motivi per mutare orientamento e
comportamento e non sempre fanno male.
Questa lunga premessa per dire che stamani ho comprato un libro che raccoglie i monologhi e le polemiche dell'attore genovese tra il 1993 e il 2005. Ho letto solo il primo capitolo, il Beppe Grillo Show del 1993, ho trovato poca comicità, tanta recriminazione e pochissima destra. Anzi, a ben vedere, ho trovato una discreta dose di sinistra. In quarta di copertina, non so da quale spettacolo tratta, trovo addirittura una frase che mi pare proprio di sinistra: “Oggi la pubblicità mi sembra uno dei mali peggiori, l'economia la vera padrona della politica, internet uno dei pochi spiragli per difendersi e per ridare alla politica lo spazio che l'economia le ha rubato”. Forse gioverà ogni tanto ricordare al Grillo che vuol “superare la democrazia” le cose che andava dicendo pochi lustri fa e lavorarsi con santa pazienza i grillini della “prima ondata” perché notino le differenze fra com'era il loro “guru” nei primi anni Duemila e com'è diventato adesso. (S.L.L.)
Questa lunga premessa per dire che stamani ho comprato un libro che raccoglie i monologhi e le polemiche dell'attore genovese tra il 1993 e il 2005. Ho letto solo il primo capitolo, il Beppe Grillo Show del 1993, ho trovato poca comicità, tanta recriminazione e pochissima destra. Anzi, a ben vedere, ho trovato una discreta dose di sinistra. In quarta di copertina, non so da quale spettacolo tratta, trovo addirittura una frase che mi pare proprio di sinistra: “Oggi la pubblicità mi sembra uno dei mali peggiori, l'economia la vera padrona della politica, internet uno dei pochi spiragli per difendersi e per ridare alla politica lo spazio che l'economia le ha rubato”. Forse gioverà ogni tanto ricordare al Grillo che vuol “superare la democrazia” le cose che andava dicendo pochi lustri fa e lavorarsi con santa pazienza i grillini della “prima ondata” perché notino le differenze fra com'era il loro “guru” nei primi anni Duemila e com'è diventato adesso. (S.L.L.)
Con
le parole ci fregano! “Datore di lavoro.” Datore di lavoro chi è?
Rispondete. Datore di lavoro è quello che dà il lavoro. Chi dà il
lavoro? L’operaio. L’altro dà lo stipendio, è un datore di
stipendio. Sarebbe cambiata la storia. Ma è vero, il lavoro è
vivo, non è un martello, è una persona. […]
Allora,
con le parole si fanno i disastri. Se io dico “Questa cosa lava più
bianco”, cosa pensiamo? Che la cosa lavata è più bianca, quindi è
più pulita! E esattamente l’opposto! Non è che non è vero: è il
contrario, è più sporca. E più bianca, ma è più sporca, perché
dentro i detersivi ci sono i riflettenti ottici che riflettono di più
la luce, come una mano di vernice. Come se tu tieni le mutande sei
mesi, poi le levi, ci dai una mano di bianco e dici: “Guarda com’è
bianca”. È bianca sì, ma sotto c’hai dei topi morti lunghi
così! Ma fra cento anni, quando leggeranno la nostra storia,
rideranno come dei pazzi. [...]
Noi
prendiamo questo, per esempio (Grillo
mostra un fustino di detersivo),
Atlas, che è un detersivo ecologico, dicono - probabilmente è vero
-, questo è ecologico perché? Perché ci sono delle sostanze come
l’olio di cocco che sono naturali. L’ho comprato: c’è l’olio
di cocco. Però l’olio di cocco lo fanno fare ai filippini e gli
danno quindici dollari al giorno. Allora di là devasti le persone, e
di qui: “Oooh, lo faccio per il mio bambino! ”. Io non voglio un
mondo ecologico, perfetto, popolato da stronzi: io voglio un mondo
perfetto popolato da delle persone, il rispetto prima delle persone.
Fai le scuole ai filippini, dagli il cinquanta per cento in più …
[…]
Mia
mamma in eredità mi ha lasciato questo: la bottiglia del latte. Te
la portavano a casa, senza etichetta, non si vedeva. Era la tua
Centrale del latte. Adesso abbiamo privatizzato, e io a mio figlio
gli lascio il tetrapak. Fa quarantacinque miliardi di cartone usa e
getta - e questo il principio, usa e getta. Questo qua è fatto di
carta con i pini della Svezia, di plastica con le petroliere, e di
alluminio: la bauxite arriva dall’Australia. Per fare questo,
petroliere dal Golfo Persico, camion di alberi tagliati dalla Svezia
e camionate di bauxite, di alluminio. Lo prendi e lo butti via.
Dovresti tenerlo perché costa, andare in banca e dire: “Senta,
direttore... costa l’ira di Dio, mi faccia un conto”. E invece
buttiamo via. Allora il futuro qual è? Gli industriali cosa
dovrebbero fare? Dovrebbero sedersi un po’ lì, guardarsi in faccia
e dire: il tetrapak è il passato e non si fa più, la bottiglia di
vetro è il passato e non si fa più, però il concetto di bere e
ridare, riutilizzare, non riciclare, è perfetto. Mio nonno l’ha
inventato! Non facciamo più il vetro, ma la bottiglia per il
Duemila, il Tremila c’è! Porca puttana: eccola qui! (Grillo
mostra una bottiglia di plastica.)
Questo qui è un policarbonato, è di plastica. Viva la plastica! Io
non sono mai stato contro la plastica. Questo qui lo riutilizzi
ottanta volte, ci metti quello che vuoi. È un policarbonato. Ottanta
volte lo riutilizzi: la bottiglia di vetro meno...
In
Tutto
il grillo che conta,
Feltrinelli, 2006
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