29.7.18

Quando Grillo era di sinistra anziché no (dal “Beppe Grillo Show 2003”)

C'era una pratica propagandistica che mi disgustava negli stalinisti, quella per cui il “traditore” è tale da sempre. Se ci è sembrato fino a ieri un buon compagno è solo perché sa ingannare con abili camuffamenti e maneggi, ma, se si cerca, si scoprirà che tramava e trescava col nemico fin da quando era in fasce, o anche prima. Questa propaganda si rivolgeva prevalentemente contro eretici e dissidenti (i “trotzkisti” per esempio, traditori e canaglie da sempre, per definizione), ma anche contro chi – perché davvero si era venduto o per qualsiasi altra ragione - era passato dall'altra parte, tra gli avversari. A siffatte storie non ho mai creduto: le donne e gli uomini si riscattano o si vendono, per convinzione o per interesse, perché si sentono costretti o si ritengono finalmente liberi da vincoli dottrinali o morali, insomma, in meglio o in peggio, possono cambiare.
Ora a quelli che mi raccontano che Beppe Grillo (sulla cui evoluzione penso tutto il male possibile) è da sempre un uomo di destra, un fascista, un cornutaccio, io non do credito. Neanche Mussolini fu sempre un uomo di destra: rimase un socialista massimalista, un po' confusionario, maschilista e prepotente ma socialista fino a tutto il 14 e alla campagna per l'intervento (che anche un Salvemini, peraltro, promosse con argomenti più beceri e cinici di quelli di Mussolini, tipo un Risorgimento con troppo pochi morti). E anche dopo la guerra nel futuro “duce” le oscillazioni di orientamento e di programma che col senno di poi sono catalogate come “ambiguità” erano più probabilmente incertezze. Probabilmente esistono anche persone che, giunte con sofferenza a una “verità”, non deflettono, cercano sì di adattarsi al mutare dei tempi, ma mantenendosi fedeli a quella che ne ritengono la sostanza, a un nocciolo duro e profondo di convinzioni; ma non sono molti. I più trovano senza difficoltà buoni motivi per mutare orientamento e comportamento e non sempre fanno male.
Questa lunga premessa per dire che stamani ho comprato un libro che raccoglie i monologhi e le polemiche dell'attore genovese tra il 1993 e il 2005. Ho letto solo il primo capitolo, il Beppe Grillo Show del 1993, ho trovato poca comicità, tanta recriminazione e pochissima destra. Anzi, a ben vedere, ho trovato una discreta dose di sinistra. In quarta di copertina, non so da quale spettacolo tratta, trovo addirittura una frase che mi pare proprio di sinistra: “Oggi la pubblicità mi sembra uno dei mali peggiori, l'economia la vera padrona della politica, internet uno dei pochi spiragli per difendersi e per ridare alla politica lo spazio che l'economia le ha rubato”. Forse gioverà ogni tanto ricordare al Grillo che vuol “superare la democrazia” le cose che andava dicendo pochi lustri fa e lavorarsi con santa pazienza i grillini della “prima ondata” perché notino le differenze fra com'era il loro “guru” nei primi anni Duemila e com'è diventato adesso. (S.L.L.)

Con le parole ci fregano! “Datore di lavoro.” Datore di lavoro chi è? Rispondete. Datore di lavoro è quello che dà il lavoro. Chi dà il lavoro? L’operaio. L’altro dà lo stipendio, è un datore di sti­pendio. Sarebbe cambiata la storia. Ma è vero, il lavoro è vivo, non è un martello, è una persona. […]

Allora, con le parole si fanno i disastri. Se io dico “Questa cosa lava più bianco”, cosa pensiamo? Che la cosa lavata è più bianca, quindi è più pulita! E esattamente l’opposto! Non è che non è vero: è il contrario, è più sporca. E più bianca, ma è più sporca, perché dentro i detersivi ci sono i riflettenti ottici che riflettono di più la luce, come una mano di vernice. Come se tu tieni le mutande sei mesi, poi le levi, ci dai una mano di bianco e dici: “Guarda com’è bianca”. È bianca sì, ma sotto c’hai dei topi morti lunghi così! Ma fra cento anni, quando leggeranno la nostra storia, rideranno come dei pazzi. [...]

Noi prendiamo questo, per esempio (Grillo mostra un fustino di detersivo), Atlas, che è un detersivo ecologico, dicono - probabilmente è vero -, questo è ecologico perché? Perché ci sono delle sostanze come l’olio di cocco che sono naturali. L’ho comprato: c’è l’olio di cocco. Però l’olio di cocco lo fanno fare ai filippini e gli danno quindici dollari al giorno. Allora di là devasti le persone, e di qui: “Oooh, lo faccio per il mio bambino! ”. Io non voglio un mondo ecologico, perfetto, popolato da stronzi: io voglio un mondo perfetto popolato da delle persone, il rispetto prima delle persone. Fai le scuole ai filippini, dagli il cinquanta per cento in più … […]

Mia mamma in eredità mi ha lasciato questo: la bottiglia del latte. Te la portavano a casa, senza etichetta, non si vedeva. Era la tua Centrale del latte. Adesso abbiamo privatizzato, e io a mio figlio gli lascio il tetrapak. Fa quarantacinque miliardi di cartone usa e getta - e questo il principio, usa e getta. Questo qua è fatto di carta con i pini della Svezia, di plastica con le petroliere, e di alluminio: la bauxite arriva dall’Australia. Per fare questo, petroliere dal Golfo Persico, camion di alberi tagliati dalla Svezia e camionate di bauxite, di alluminio. Lo prendi e lo butti via. Dovresti tenerlo perché costa, andare in banca e dire: “Senta, direttore... costa l’ira di Dio, mi faccia un conto”. E invece buttiamo via. Allora il futuro qual è? Gli industriali cosa dovrebbero fare? Dovrebbero sedersi un po’ lì, guardarsi in faccia e dire: il tetrapak è il passato e non si fa più, la bottiglia di vetro è il passato e non si fa più, però il concetto di bere e ridare, riutilizzare, non riciclare, è perfetto. Mio nonno l’ha inventato! Non facciamo più il vetro, ma la bottiglia per il Duemila, il Tremila c’è! Porca puttana: eccola qui! (Grillo mostra una bottiglia di plastica.) Questo qui è un policarbonato, è di plastica. Viva la plastica! Io non sono mai stato contro la plastica. Questo qui lo riutilizzi ottanta volte, ci metti quello che vuoi. È un policarbonato. Ottanta volte lo riutilizzi: la bottiglia di vetro meno...

In Tutto il grillo che conta, Feltrinelli, 2006

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