Molti anni fa, quando non eravamo
ancora marito e moglie, in un
pomeriggio
di marzo o aprile, lungo le rive di un
lago,
un poco scherzando, un poco sul serio,
colsi
al piede di un abete un breve ramo di
edera,
simbolo di fedeltà dei sentimenti,
per ricordo di quella passeggiata
tranquilla
ultima di un’età della nostra vita.
Senza turbamento non so guardarla.
La luce ha scolorito a poco a poco
le foglie che erano verdi e nere.
Mutamenti impercettibili, sintesi
molto lente, alterazioni invisibili.
Come se non vent’anni ma molti secoli
fossero passati. Ora quel ramo somiglia
tante cose che inutile è qui nominare.
Pure, solo così impallidendo, ha
vissuto.
Se una volta era degno di sorriso
ora è più somigliante figura d’amore.
Da Una volta per sempre,
Einaudi, 1978
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