4.7.18

Woody Allen (Paolo Villaggio)


Il comico americano Woody Allen era stato invitato a Roma dal Comune per suonare il suo clarino. C'erano tutti: notabili di destra e di manca, veline profumate, avvocati di grido, qualche ladro e qualche bagascia di chiara fama. La sala al palazzo della Cancelleria era gremita: tutti in trepida attesa. Entra lui, clarino sulla mano sinistra e quella «figlia» cinese con la quale dorme una notte sì e una notte no. Tutti in piedi: un applauso forsennato. E tutti si aspettano che dica, in inglese: «Grazie, troppo buoni, non merito questo applauso, io non sono un suonatore di clarino ma un povero attore comico, e vorrei tributare a Roma quest'applauso». Ma lui, niente di niente.
Molla la cinese in un angolo e senza salutare nessuno e a testa bassa suona per due ore. La platea ha gli occhi pallati, è una rottura di coglioni inenarrabile. Di colpo finisce, non saluta nessuno, prende la cinese e torna in albergo. Era preparato, nella stanza accanto, un buffet straordinario, ma pochi hanno mangiato; erano stupiti, feriti, indignati per tanta maleducazione: erano venuti per Woody Allen, il famoso comico americano, non per sopportare lo strazio di un mediocrissimo suonatore di clarino. Poi il sindaco ha detto: «Scusatemi, non è colpa mia, vi prego però, mangiate qualcosa». Allora è stata la solita rissa all'italiana e tutti a spintonarsi.

Da Italiani brava gente…ma non è vero!, La Nave Di Teseo, 2018

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