Emilio Sereni |
Con la nuova compagna
Mimmo ebbe altri anni, altre felicità, altre parole. Ebbe altre
figlie, e definitivamente non ebree.
Pubblicò testi che hanno
segnato la cultura. Ebbe incarichi politici prestigiosi e
riconoscimenti accademici. Ebbe una casa che avrebbe voluto come
quella di via Cavour e fu tutt’altro. Ebbe un’altra vita.
Attorno a lui il mondo
intero, inesorabilmente, cambiava: per inciampi, per evoluzione, per
catastrofi. Non ammise mai di aver smesso di credere: non nel ’56,
quando l’Ungheria fu invasa e l’obbedienza significò
allontanamenti e censure; non nel ’67, quando la guerra in Medio
Oriente gli deflagrò dentro, e scelse le ragioni del Partito
negandosi a quelle degli affetti; non nel '68, quando anche in casa
le passioni del comunismo si delinearono diverse, e intanto i carri
armati occupavano Praga.
Non lo ammise mai, forse
perché nessuno affrontò il disagio di chiederglielo: stupiti del
suo progressivo ammutolire tutti, perfino i compagni che gli erano
stati più vicini, senza domande si ritrassero, per rispetto e per
opportunità.
Vide crescere le
generazioni nuove: così diverse, così inconsapevoli. […]
Quando gli strappi alla
sua rete, sommandosi, gli resero irriconoscibile il mondo, si separò
da tutti i suoi libri, se li allontanò: e fu come farsi cieco.
Decine di casse caricate
sui camion, su ciascuna la targhetta esplicativa incollata con
scrupolo puntiglioso. Via anche i fascicoli ricavati dalle riviste,
via le bibliografie monumentali, via la corrispondenza ufficiale e
quella personale, le agende, i manoscritti dei suoi libri.
Attorno a lui metri e
metri e metri di librerie svuotate, deserte; sui muri, i segni di
quello che non c’era più. Polvere, sporcizia, e i residui di una
vita; la musica, il ritratto di Xenia, i giornalini dei Regni.
Privo del muro di carta
che per tanti anni lo aveva rinchiuso e difeso fu ad un tratto
vecchio, assai più degli anni che aveva.
Silenzio.
Ordine e disciplina
comandamenti vuoti, via via più staccati da un progetto. Un dolore
che dilagava, una solitudine feroce.
Fino all’ultimo.
Nota
Questa pagina è
tratta dal libro di Clara Sereni, Il gioco dei regni (Giunti
1993). Clara è la figlia dello storico e dirigente comunista Emilio
Sereni, qui Mimmo (1907-1977), e di Xenia Silberberg (1906-1952),
l’autrice, con il nome di Marina Sereni, di un memoir che ebbe
grande successo, I giorni della nostra vita, pubblicato
postumo del 1955. Nel 1972 Emilio Sereni donò la sua ricchissima
biblioteca-archivio all’Istituto Alcide Cervi, allora a Roma; dal
2003 si trova nella sede dell’istituto a Gattatico, in provincia di
Reggio Emilia.
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