In un lunedì di 55 anni fa, il 23 maggio del 1955, si svolse a Sciara, un paesino in provincia di Palermo, la solenne commemorazione di Salvatore Carnevale, il sindacalista ucciso dalla mafia alcuni giorni prima, il 16 maggio. Ho già rievocato quella giornata su questo blog ricordando la presenza in Sicilia di Sandro Pertini in quei giorni, riproponendo il suo coraggio e il suo rigore ( http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2009/09/pertini-sciara-dopo-la-morte-di.html ). Ma in quella serata primaverile, accanto a Pertini, a La Torre, a Pompeo Colajanni, c’era un’altra figura indimenticabile, quel Raniero Panzieri, che, prima di morire assai giovane nel 1964, fece in tempo a studiare da scienziato innovatore le forme nuove dello sfruttamento capitalistico e a produrre con i suoi “Quaderni rossi” la ricerca teorica e politica che avrebbe ispirato le lotte studentesche e operaie. Nel 1955 Panzieri era in Sicilia il segretario regionale del Psi ed era con il suo esempio l'ispiratore di una generazione di coraggiosi sindacalisti socialisti tra cui Salvatore Carnevale. Riporto qui il suo discorso nella ricostruzione che ne fece sull’ “Avanti!” del 25 maggio Nicola Badalucco (S.L.L.)
Il sole era già tramontato, quando nel silenzio generale, ad uno ad uno gli oratori salirono sulla gradinata del piccolo municipio per parlare di Carnevale, della sua vita, della sua morte e degli impegni che dobbiamo prendere. Dopo il breve saluto a nome della Cgil del segretario regionale Pio La Torre, il compagno Raniero Panzieri ha pronunziato il suo discorso commemorativo.
“A trentadue anni, nella forza piena della sua limpida vita di uomo libero e di combattente per la libertà – ha cominciato Panzieri – Salvatore Carnevale incarnava le speranze e le volontà del mondo rinnovato contro la desolazione e la barbarie del feudo. Egli era nato a testimoniare con la sua lotta e la sua vita l’irresistibile risveglio delle forze contadine, protese ad affermare la loro presenza, i loro diritti, i diritti dell’umanità e della storia in questo paese, in questa terra, alle potenze squallide e disumane del latifondo, al baronaggio, alla mafia, alla delinquenza”.
“Contro il codice vergognoso della servitù e della sopraffazione ha lottato Salvatore Carnevale. Per spezzare le catene della miseria morale e spirituale del popolo contadino e lavoratore ha lottato Salvatore Carnevale”.
Una grande folla commossa seguiva il discorso del compagno Panzieri, mentre in fondo alla piazza si facevano notare le ombre di campieri e soprastanti, che ascoltavano le accuse rivolte contro la loro viltà.
Il compagno Panzieri ha continuato il suo discorso rivolgendosi ai cittadini di Sciara: “Egli ha lottato perché anche a Sciara, in questo paese che nel contrasto della sua miseria e del suo decadimento con la potenza cupa del castello principesco che lo domina e lo soffoca, è simbolo tragico della sopravvivenza medievale, perché anche a Sciara i suoi contadini, i suoi operai, i suoi artigiani, le sue donne, i suoi bambini, il popolo tutto uscisse dalla buia immobilità deella sua esistenza senza domani”.
Panzieri ha proseguito intrattenendosi sul significato delle lotte di Salvatore, dell’impegno e del coraggio con il quale affrontava i potenti e i prepotenti, la mafia, i delinquenti del feudo, per l’affermazione della libertà e del progresso contadino. “La vita eroica di Salvatore Carnevale – ha detto Panzieri – è il simbolo eroico della lotta storica della Sicilia per il suo riscatto, per il riscatto democratico e nazionale di tutta l’isola”.
A questo punto l’oratore ha tracciato un ampio quadro delle grandi lotte contadine che impegnarono le genti di Sicilia fin dal primo Risorgimento italiano “allorquando esso, che era moto popolare e contadino, che era richiesta di indipendenza, di libertà, di giustizia, di terra, fu tradito dalle potenze che se ne impadronirono per soffocarne la profonda sostanza democratica, per perpetuare i propri privilegi”. Dal tragico episodio di Bronte alle lotte successive nelle quali i contadini siciliani, che avevano salutato in Garibaldi l’alfiere della libertà, furono repressi dai generali del re sabaudo, è tutta una catena di sofferenze. Il tradimento del Risorgimento, la vergognosa alleanza dell’industria settentrionale con il latifondo del Sud, i tradimenti della classe dominante che non rinunciava ai suoi feroci privilegi, le lotte per il riscatto, le repressioni sanguinose, gli omicidi… Panzieri ha ricordato alla folla attenta questi avvenimenti lontani e recenti. “Salvatore Carnevale – ha continuato l’oratore – che guida il popolo a rompere queste catene, che guida i contadini sul feudo incolto del principe siciliano, che guida gli operai alla lotta per il rispetto dei propri diritti nella cava di pietra dell’industriale del Nord calato qui a cogliere anch’egli una parte dei frutti strappati con le più vili sopraffazioni ai lavoratori di Sciara, Salvatore Carnevale vindice dei diritti e della dignità del suo popolo ha recato con le sue forti e giovani mani la stessa bandiera che fu innalzata decine di anni fa dai contadini, dagli zolfatari, dagli intellettuali liberi della Sicilia, la bandiera della libertà contadina, operaia, siciliana”.
Dopo aver ricordato le epiche lotte dei siciliani e delle loro donne nelle Madonie e nell’Agrigentino, nel Trapanese e in tutta la Sicilia, che risvegliarono il paese alla libertà e alla storia, Panzieri si è soffermato sulla tradizione socialista di queste lotte, sulle giornate gloriose dei Fasci siciliani, dei massacri, delle conquiste, dell’affermazione – ancora nel 1896 – della volontà autonomistica.
L’oratore ha quindi rievocato il secondo Risorgimento, il sacrificio dei nostri sindacalisti, la strage di Portella, e, quindi, il risveglio di Sciara sotto la guida intelligente e coraggiosa di Salvatore Carnevale “militante cosciente della democrazia” che “riconosceva il significato profondo dell’autonomia siciliana, questa conquista storica nella quale si riassumono lunghi decenni di lotte popolari. Fra la commozione degli ascoltatori Panzieri ha quindi parlato di Salvatore Carnevale organizzatore e combattente, degli ideali per i quali è morto. “Nel ricordo e nel nome di Salvatore Carnevale – ha detto – noi leviamo fermissima accusa contro Restivo e i suoi collaboratori e amici , contro le forze politiche che hanno tollerato e salvaguardato la potenza barbara del feudo, che hanno addirittura colluso con la mafia e i malandrini. Gli assassini pagheranno secondo giustizia. Qui, compagno Carnevale, nel tuo Paese, nel luogo del tuo lavoro e del tuo sacrificio, il tuo Partito assume l’impegno di aiutare con tutte le forze i tuoi compagni, il tuo popolo; di lottare secondo l’insegnamento della tua vita e della tua morte; di spazzare via le forze del feudo, della mafia, della barbarie, della morte, per far sorgere presto la giornata luminosa del riscatto contadino, della libertà siciliana”.
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