Toinette mi accolse come un fratello ed io la salutai come una sorella. Stavo scaldandomi accanto a lei, dopo aver avuto un po’ di vino zuccherato per riprendere fiato, come diceva lei. Un calore sconosciuto prese a circolare nelle mie vene. L’abbracciai. Non ci vedevamo da quattro giorni: essa non faceva resistenza. Ma divenni presto ardente, e molto più pericoloso, sebbene non la stringessi come in altre circostanze. Priva di ogni diffidenza lasciava che i miei desideri crescessero d’intensità. Si alzò. Io la spiavo; la feci incespicare, perse l’equilibrio, e sarebbe caduta se non l’avessi sorretta. Ne approfittai… Toinette, come sapete, era sprovveduta in questo genere di assalti. Deciso ad aver partita vinta, spinsi alle stelle la sua ebbrezza premendo le mie labbra sulla sua bocca vermiglia. Lasciò fuggire un sospiro profondo e si abbandonò… Non ci fu violenza, non si difese neppure… Dio onnipotente, di quali ineffabili delizie hai circondato la riproduzione umana… Toinette era sprofondata in una voluttuosa eccitazione… le porte anguste del tempio, ammorbidite dal balsamo della voluttà, cedevano a poco a poco, come nelle vergini; ma cedevano con una delizia maggiore. Finalmente scoccò il lampo della felicità e l’oscura nube del rimorso rimase sola in tutto il suo tenebroso orrore… Toinette si era tanto turbata che, tornata in sé, nel volto e negli occhi conservava un languore provocante… Il furore amoroso mi prese di nuovo… Toinette, supplicante, smarrita, si abbandonava, invece di difendersi con l’energia di una ragazza di ventidue anni ben piantata, ed emetteva profondi sospiri, intercalati da grida inarticolate. Si irrigidiva; mi stringeva tra le braccia; non si riconosceva più… Finalmente alcune tenere parole le sfuggirono… Suonarono. Accorse tanto più in fretta perché temeva di essere scoperta.
Durante la sua assenza riflettei. Madame Parangon e Franchette mi comparvero per prime davanti agli occhi. Pensai al torto fatto a Toinette, alla mia amica, alla mia scolara, alla ragazza che mi era stata affidata… In quel momento rientrò. La guardai, le presi una mano, e vidi che cominciava a piangere. Alzando i begli occhi che teneva a terra, mi disse: “Abbiamo offeso Dio mortalmente! Ma… se Dio non fosse stato offeso… ah, vi avrei donato di mia spontanea volontà questo fiore, come si dice… Mi servirà almeno di consolazione sapere che è stato colto dall’unico uomo che amo al mondo”. Mi lasciò per andare a servire il pranzo.
Nota
E' celebre la frase di Tayllerand: "Chi non ha vissuto prima dell'89 non conosce la dolcezza della vita". Di questa dolcezza, in verità riservata a pochi, era indubbiamente parte l'amore, "la più nobile delle passioni, l'unica veramente interessante" - scrisse Restif de la Bretonne. Restif fu tante cose, oltre che scrittore libertino tra i più letti: tipografo, filosofo utopista, perfino spia della polizia - dicono. Qui colloco un assaggio dalla sua autobiografia romanzata, Nicolas o il cuore umano svelato, nella traduzione che per Longanesi ne fece Giacinto Spagnoletti. Qualcuno ha voluto sottolineare una certa ripetitività dello svolgimento: Restif sembra compiacersi della molteplicità delle conquiste e la cosa di certo si connette al mito, a quel tempo potentissimo, di Don Giovanni. Sono gli anni in cui Mozart musica la lista delle sue conquiste predisposta da Lorenzo Da Ponte, "Madamina il catalogo è questo". Eppure a me pare, che rispetto ad un Casanova, per esempio, Restif mostri una maggiore attenzione verso la partner, non solo preda, ma soggetto. In questo brano, poi, io leggo una sapida ambiguità: non è del tutto chiaro chi seduce chi (S.L.L.).
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