27.5.10

Bastia Umbra. La "casa evolutiva" di Renzo Piano rischia l'abbattimento ("micropolis" - maggio 2010)

Il fatto

In via dei matti numero zero

Questa volta il fatto è un progetto, anzi due: quello dell’Asl 2 dell’Umbria di costruire a Bastia un Palazzo della salute, ove siano concentrati tutti i servizi oggi diffusi tra Assisi e Bastia, e quello dell’amministrazione comunale di una grande cementificazione con palazzi e negozi, entrambi nell’area del Ex tabacchificio Giontella. A ridosso di essa c’è un piccolo edificio, un cubo di vetro e cemento, di proprietà dell’Azienda sanitaria, nato come casa famiglia per i malati di mente e successivamente abbandonato perché giudicato inadeguato. Ora se ne prevede la demolizione. Quella, tuttavia, non è una casa qualunque: porta la firma di Renzo Piano, che la realizzò con Peter Rice nel 1978, al tempo del sindaco La Volpe. L’architetto genovese, che in quello stesso torno di tempo lavorava al celeberrimo Beauboug parigino, concepì per i matti, liberati dalla legge Basaglia, una casa “evolutiva”, capace di espandersi con le sue pareti a vetro scorrevoli fino a raddoppiare la superficie.

Un articolo di Alessandra Cristofani su “La Stampa” denunzia l’imminente distruzione e il quotidiano torinese diffonde, tramite il suo sito, un video nel quale Piano spiega la filosofia della “casa famiglia”, che la rende, per quanto discutibile sul piano estetico, un modello assai interessante. Il giornale riporta dichiarazioni di esperti e studiosi che chiedono di salvare la “casa evolutiva”, caratterizzata da flessibilità, facilità di montaggio e basso costo, per la sua valenza utopica. Il caso assume dimensioni nazionali, ma a Bastia amministratori e costruttori non se ne curano. L’Asl per cedere la casa al Comune vorrebbe cinquecentomila euro e più; il sindaco dichiara che non ha un euro e di quella casa non saprebbe che farsene; l’assessore al ramo dice che i progetti sull’area non si possono fermare. C’è un comitato che si oppone, un’associazione culturale che obietta, ma il popolaccio mostra di condividere la fregola demolitrice, autolesionistica, seppure in un paesone che ha poco o niente di storico e di artistico. Non è però il caso di meravigliarsi per questa generalizzata manifestazione di incultura. C’è un governo che toglie i soldi alle scuole, che cancella la tradizione dell’opera lirica, che condona gli scempi all’arte e al paesaggio. La barbarie avanza dappertutto, ma il pesce puzza dalla testa.

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