29.5.10

Strilli e bambini. L’inquietudine curata con la paura.


Ieri a Perugia e in Umbria, se c’era una notizia da valorizzare, riguardava gli effetti della “manovra” sulla nostra vita quotidiana. Immaginavo pertanto che fosse questo il tema da lanciare attraverso opportuni esempi anche negli strilli delle locandine affisse alle edicole. E invece no. Ieri dei quattro giornali che danno spazio alle cronache regionali in uno solo, il “Giornale dell’Umbria”, si annunciava il ventilato pedaggio sulla Perugia-Bettolle (lo svincolo che collega la città all’Autosole), negli altri tre le notizie strillate erano di tutt’altro tenore. Sulla locandina de “Il messaggero” lo strillo è SOS droga – Scontro tra spacciatori davanti all’asilo; su “La Nazione” Padre violenta per sette anni la figlia minorenne – Orco alla sbarra; sul “Corriere dell’Umbria” I bambini restano a casa per sfuggire alla maestra “terribile”.

Insomma, per effetto del combinato disposto tra codeste grandi scritte, i nostri bambini non hanno scampo: né a scuola né per strada né a casa. Un amico antropologo, che ho incontrato nei pressi dell’edicola di piazza Cavallotti, così spiegava: “I bambini tirano”. E’ una parte della spiegazione: tira anche la paura che la violenza sui deboli diffonde. Ma gioca un ruolo, anche più forte, la voglia di fuga, di favola, che la crisi alimenta: gli orchi, le streghe, Gretel e Pollicino tutto va bene, tutto fa brodo pur di allontanare dalla mente la disoccupazione, l’area della miseria che si amplia, pur di allontanare l’immagine di una società che prometteva felicità e ricchezza e che diffonde inquietudine. E la realtà di un potere che tanta di curare (o almeno di attutire) l’inquietudine con la paura.

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