Alla prima Marcia della Pace del 1961 Franco Fortini e il cantautore Fausto Amodei (l’autore di Per i morti di Reggio Emilia) improvvisarono codeste strofette del taglio radicalmente antimilitarista, che, quando furono registrate in microsolco tra le Canzoni del no del gruppo Cantacronache, attirarono le reprimende di Andreotti, ministro della Difesa, e i sequestri della magistratura. Sono emblematiche del clima che circolava in quella originaria Marcia della Pace. Ho l’impressione che oggi la Marcia istituzionalizzata, con dentro i Comuni, gli Ordini religiosi e l’organizzazione ufficiale degli Scout, abbia perso mordente, non riesca a pronunciare una parola chiara neanche sul disarmo nucleare. Piacerebbe sentir dire, sulla bomba atomica iraniana, “meglio islamici che morti”, ma non lo sentiamo fare da nessuno. Inneggiare alla pace è sempre meglio che invocare la guerra, però… (S.L.L.)
E se Berlino chiama
ditele che s'impicchi:
crepare per i ricchi
no! non ci garba più.
E se la Nato chiama
ditele che ripassi:
lo sanno pure i sassi:
non ci si crede più.
Se la ragazza chiama
non fatela aspettare:
servizio militare
solo con lei farò.
E se la patria chiama
lasciatela chiamare:
oltre le Alpi e il mare
un'altra patria c'è.
E se la patria chiede
di offrirgli la tua vita
rispondi che la vita
per ora serve a te.
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