Un caro amico, ex
parlamentare senza più ambizioni politiche, stamani mi raccontava le
performance propagandistiche del presidente Renzi. Mi diceva di come
costui insista sul fatto che, grazie alle riforme che egli ha volute,
un parlamentare su tre dovrà "tornare a casa". Il mio
amico aggiungeva, a corollario, che secondo lui gli emolumenti dei
parlamentari si potrebbero agevolmente dimezzare, visto che -
sommando tutte le voci - si arriva a quasi 20 mila euro e i risparmi
sarebbero maggiori della riduzione di numero voluta dal premier.
Io non so valutare
l'esattezza di questi conti, ma sono convinto che si potrebbero
operare tagli consistenti, con significative riduzioni di spesa. Non
ho pregiudizi però sulla riduzione dei parlamentari e non sono
contrario al monocameralismo, magari vero e non pasticciato, con una
attenzione verso equilibri e garanzie, che - invece - le riforme di
cui si discorre tendono ad eliminare piuttosto che a rafforzare.
Quello che stento a capire è, però, quell'"a casa"
condito di disprezzo e di insofferenza, non diretto solo a un ceto
politico (peraltro reso più scadente da una selezione per "nomina")
ma a tutta l'istituzione parlamentare, in coerenza - del resto - con
una sistematica umiliazione del parlamento attualmente in carica.
Io non so dire se l'uomo scherzi col fuoco facendo demagogia a buon mercato o se abbia introiettato il disprezzo verso "l'aula sorda e grigia", verso la "società dei magnaccioni" eccetera, tipica di tutta la cultura di destra da Mussolini a Berlusconi. Certo è che in questo suo becerismo sono contenuti veleni che si diffondono.
Io non so dire se l'uomo scherzi col fuoco facendo demagogia a buon mercato o se abbia introiettato il disprezzo verso "l'aula sorda e grigia", verso la "società dei magnaccioni" eccetera, tipica di tutta la cultura di destra da Mussolini a Berlusconi. Certo è che in questo suo becerismo sono contenuti veleni che si diffondono.
(stato fb 9/6/2016)
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