Nell'802, a Bisanzio, una
congiura di palazzo abbatté l'imperatrice Irene, che morì l'anno
dopo, esule nell'isola di Lesbo. Fu incoronato imperatore Niceforo,
che era stato suo ministro (logoteta) del Tesoro, il quale decise di
non pagare più il tributo che fino ad allora Irene aveva pagato ad
Harun al-Rashid, che – chiamato “califfo di tutti i credenti” –
era indiscusso capo del mondo arabo e musulmano.
Niceforo gli inviò
addirittura una lettera piuttosto offensiva con cui chiedeva indietro
le somme già pagate da Irene per “debolezza e stupidità di
donna”, minacciando in caso contrario di far decidere la
controversia alla sciabola.
Il califfo gli fece
recapitare, sul retro della stessa missiva, una risposta durissima,
scritta di suo pugno, che così recitava:
“In nome di Allah,
clemente e misericordioso.
Da Harun, emiro dei
credenti, a Niceforo, cane dei Runi.
Ho letto la tua lettera,
o figlio di infedele.
La mia risposta la
vedrai, anziché ascoltarla.
Salve!”
Fonte André
Clot, Harun al-Rashid,
Rizzoli 1991
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