29.6.16

Il nuovo socialismo (Rodolfo Morandi)

Di Rodolfo Morandi è passata alla storia un'immagine deformata, legata alla politica frontista e al tentativo di dare al PSI di dare una struttura organizzativa, che ne salvaguardasse l'unità d'azione e rendesse possibile una competizione nella stretta alleanza con il PCI. È da ricordare però che la forte solidarietà con l'URSS stalinista negli anni del frontismo non fu del solo Morandi, ma caratterizzò quasi tutto il gruppo dirigente del PSI e in primo luogo Pietro Nenni, cui nel 1950 venne attribuito il Premio Stalin. È da ricordare poi che il tentativo di uscire dalle secche del frontismo fu prima di Morandi che di Nenni: l'incontro di Morandi con Gonella per riaprire il dialogo con il mondo cattolico rappresentato dalla DC precede il più celebre incontro di Pralognan tra Nenni e Saragat. Ed è da ricordare che in quegli anni nessuna misura disciplinare colpiva i dissidenti nel Psi morandiano, nel cui dibattito trovava ampio spazio la pur minoritaria corrente autonomista di Riccardo Lombardi. Se è vero, infine, che Vecchietti e Valori, esponenti principali del “carrismo”, la corrente socialista che nell'autunno del 1956 giustificò l'intervento dei carri armati sovietico a Budapest, rivendicavano il loro “morandismo”, non per questo si può attribuire a Morandi, morto nel 1955, il loro persistente conformismo filosovietico. In verità la figura di Morandi è molto più ricca della caricatura che taluni disegnano e ciò non solo negli anni Trenta del Novecento, periodo a cui risale la citazione che segue, quando animava il Centro Interno Socialista, ma anche dopo, durante la Resistenza, la Costituente e negli anni stessi del frontismo (S.L.L.).
Rodolfo Morandi
Disincagliandosi dalle secche in cui l’una e l’altra Internazionale hanno dato, superando i punti morti di democrazia e autoritarismo, il nuovo socialismo deve dichiararsi schiettamente libertario (senza punto impaurirsi della baldanza anarchica di questa qualifica!). È l’eredità gravosa del lungo periodo di lotta legale, lo statalismo, che ha spezzato le reni cosi alla Seconda come alla Terza Internazionale, che è da scrollarsi di dosso. È tutta la critica marxista dello Stato e della burocrazia, ch’è da riprendere e portare a nuovi sviluppi. È per questa via, nella lotta che incombe, che occorre levare il socialismo dalla condizione di partito fra i partiti dell’antifascismo; sviluppandolo come la sola conseguente posizione di antifascismo, l’opposizione polare del fascismo.


Da La democrazia nel socialismo (1923 – 1927), Einaudi, 1961

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