Di Rodolfo Morandi è
passata alla storia un'immagine deformata, legata alla politica
frontista e al tentativo di dare al PSI di dare una struttura
organizzativa, che ne salvaguardasse l'unità d'azione e
rendesse possibile una competizione nella stretta alleanza con il
PCI. È da ricordare però che la forte solidarietà con l'URSS stalinista
negli anni del frontismo non fu del solo Morandi, ma caratterizzò quasi tutto il gruppo
dirigente del PSI e in primo luogo Pietro Nenni, cui nel 1950 venne
attribuito il Premio Stalin. È da ricordare poi che il tentativo di
uscire dalle secche del frontismo fu prima di Morandi che di Nenni:
l'incontro di Morandi con Gonella per riaprire il dialogo con il
mondo cattolico rappresentato dalla DC precede il più celebre
incontro di Pralognan tra Nenni e Saragat. Ed è da ricordare che in
quegli anni nessuna misura disciplinare colpiva i dissidenti nel Psi
morandiano, nel cui dibattito trovava ampio spazio la pur minoritaria
corrente autonomista di Riccardo Lombardi. Se è vero, infine, che Vecchietti
e Valori, esponenti principali del “carrismo”, la corrente
socialista che nell'autunno del 1956 giustificò l'intervento dei
carri armati sovietico a Budapest, rivendicavano il loro
“morandismo”, non per questo si può attribuire a Morandi, morto nel 1955, il loro persistente conformismo filosovietico. In verità la figura di
Morandi è molto più ricca della caricatura che taluni disegnano e
ciò non solo negli anni Trenta del Novecento, periodo a cui risale la citazione che segue, quando animava il Centro
Interno Socialista, ma
anche dopo, durante la Resistenza, la Costituente e negli anni
stessi del frontismo (S.L.L.).
Rodolfo Morandi |
Disincagliandosi dalle
secche in cui l’una e l’altra Internazionale hanno dato,
superando i punti morti di democrazia e autoritarismo,
il nuovo socialismo deve dichiararsi schiettamente libertario
(senza punto impaurirsi della baldanza anarchica di questa
qualifica!). È l’eredità gravosa del lungo periodo di lotta
legale, lo statalismo, che ha spezzato le reni cosi alla Seconda come
alla Terza Internazionale, che è da scrollarsi di dosso. È tutta la
critica marxista dello Stato e della burocrazia, ch’è da
riprendere e portare a nuovi sviluppi. È per questa via, nella lotta
che incombe, che occorre levare il socialismo dalla condizione di
partito fra i partiti dell’antifascismo; sviluppandolo come la sola
conseguente posizione di antifascismo, l’opposizione polare del
fascismo.
Da La democrazia nel
socialismo (1923 –
1927), Einaudi, 1961
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