Bari
Dolcissimo,
ma anche serio. Concentrato, eppure capace di immensa leggerezza,
come quella volta che senza peli sulla lingua si rivolse a Liliana
Cavani che gli aveva affidato nella Pelle il ruolo di Curzio
Malaparte: «Aveva sempre amato Claudia Cardinale - racconta la
regista -, così un giorno mi chiama e mi dice “Liliana, che non ti
venga in mente di dire buona la prima”». La sequenza in
questione prevedeva un bacio con l’attrice che nel film era la
Principessa Consuelo Caracciolo. Per questo Marcello Mastroianni,
l’amante latino desiderato da eserciti di donne, chiedeva che la
scena fosse ripetuta tante volte: «Naturalmente - sorride Cavani -
feci come voleva lui, così finalmente l’ha potuta baciare...».
Semplice,
mite, diretto, antidivo per antonomasia, impareggiabile in quella
recitazione naturale che gli permetteva di diventare chiunque,
Mastroianni è il grande protagonista della retrospettiva in 50 film
che il «Bari International Film Festival» gli dedica a partire da
oggi, nel ventennale della scomparsa: «Era innamorato del suo lavoro
- continua Cavani -, gli piaceva molto stare sul set e la troupe lo
amava. Che belle le serate in cui si cucinavano gli spaghetti tutti
insieme». Quando poi arrivava il momento di lavorare, ogni volta
dava il meglio di sè: «Tutti i film che ha interpretato, anche
quelli scadenti, si sono arricchiti della sua presenza. Ha conferito
loro dignità, li ha migliorati».
Fama,
premi, carisma non hanno mai impedito all’attore di ascoltare
consigli. Paolo Taviani, che insieme alla Cavani, a Francesca
Archibugi, a Roberto Faenza, a Marco Bellocchio e a tanti altri lo
ricorderà al Bif&est, svela il dietro le quinte della
lavorazione di Allonsanfan: «Dei propri attori si parla sempre bene,
perché è anche un modo per fare i complimenti al film, ma Marcello
era speciale, aveva una disponibilità, un’umiltà che stupì anche
noi».
Successe
tutto il primo giorno di riprese, Mastroianni recitava nei panni
dell’aristocratico ex-giacobino Fulvio Imbriani: «Interpretò un
dialogo e lo fece con uno stile impostato, parlò come un uomo
dell’Ottocento. Ma non era quello che volevamo, con Vittorio ci
guardammo meravigliati e dopo continuammo a pensarci, a dirci che
forse avevamo fatto la scelta sbagliata». La mattina dopo ci fu il
chiarimento: «Gli dicemmo “Marcello, il film è ambientato
nell’epoca della Restaurazione, ma è come se si svolgesse adesso,
a Piazza del Popolo, insomma parla di oggi”. Capì al volo e, da
quel momento, quando gli tornava il tono aulico, diceva ridendo a sé
stesso “ho capito, Piazza del Popolo, la dobbiamo rifare”».
Essere
diretto da due registi «lo imbarazzava un poco, al Festival di
Cannes, in un’intervista, ci scherzò sopra “perché erano due?”
, chiese a un giornalista, “mica me ne ero accorto”». Quando per
esigenze di copione fu necessario buttarsi in un lago gelido «non si
ribellò», ma nella scena in cui tornava a casa e si rilassava, si
vedeva bene che era felice: «Guardò me e Vittorio e ci disse “io
sono cecoviano”».
La
massima mania riguardava il telefono. Lo dicono i Taviani e lo dice
anche Luchino Visconti nel documentario Marcello, realizzato da Mimma
Nocelli per Rai Movie: «Quando spariva senza dire niente era sempre
per fare una telefonata». Oppure per schiacciare un pisolino:
«Povero Marcello - ridacchia divertita Virna Lisi in un vecchio
filmato -, ogni tanto scompare e s’addormenta». Fellini, che di
lui amava «la totale fiducia con cui si affida a chi lo dirige»,
rievoca le riprese di Otto e mezzo: «Spesso si appisolava al
trucco, una volta gli avevano fatto una finta ferita in testa e lui
se n’era accorto solo dopo, mentre recitava...». Monicelli spiega
che Mastroianni «cerca sempre di non imparare a memoria tutte le
battute». Accanto ai film scorreva la vita, piena di amatissime
donne: «Una volta venne a trovarlo Catherine Deneuve - dice Paolo
Taviani - insieme erano davvero belli». Ironica e pragmatica, la
moglie Flora Carabella dichiara: «Sa perché Marcello mi ha sposato?
Un giorno me l’ha detto. Perché avevo sempre il frigo pieno».
“La
Stampa”, 3 aprile 2016
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