Portatori d'ostie
Un amico e compagno mi
dice scherzando che solo “micropolis” oramai si occupa del
Giubileo. C'è del vero. Dopo l'apertura delle porte sante, i viaggi
in Africa e in Messico, la raffica di libri sul giubileo e sulla
misericordia, lo stesso Bergoglio ha scelto di usare altre cornici
per le sue esternazioni, salvo recuperare la tematica giubilare,
quando si tratterà di chiudere le porte.
E tuttavia in provincia
c'è sempre qualcuno disattento al contrordine. Così su “La Voce”
del 20 maggio c'è un inserto speciale dedicato al “Giubileo della
Misericordia” e dentro l'inserto un'articolessa del vescovo
ausiliare di Perugia-Città della Pieve, Paolo Giulietti, che così
inizia: “Il Giubileo della Misericordia si declina nei tanti
“giubilei” proposti a diverse categorie di fedeli nel corso
dell'Anno santo. Ci si potrebbe domandare il perché di questa
parcellizzazione: non bastano le occasioni ordinariamente offerte a
tutto il popolo di Dio?”. L'articolo è in verità presentazione
dell'incontro che a Città della Pieve vede riuniti insieme
assistenti e assistiti della Caritas, operatori e ospiti delle case
di cura, “ministri straordinari della Carità eucaristica” e che
viene rubricato come “Giubileo delle opere di misericordia”,
visto che prevede l'attraversamento di una porta Santa.
I “ministri ecc.”
sono quelle signore e quei signori che portano le ostie consacrate ai
malati, ma nell'uso comune sono chiamati “ministeri”, per evitare
confusione con le Boschi, le Giannini e i Poletti. Un Giubileo dei
ministeri si è svolto ad Assisi, nella Chiesa medievale di San
Rufino il 14 maggio, lo stesso giorno del passaggio del Giro
d'Italia: i partecipanti, oltre all'indulgenza plenaria e alle lodi
del vescovo Sorrentino, hanno ricevuto in dono un opuscoletto che
costui ha compilato, raccogliendovi i “decreti sinodali” e
dettando le linee di condotta nella diocesi. Il titolo è Tu sei
la nostra gioia. Sorrentino vi
parla, tra l'altro, di “carità politica”. Nello stesso giorno,
riferendosi alle imminenti elezioni comunali nella città del
“Poverello”, ha voluto dissipare illusioni ed equivoci. Il
candidato sindaco della sinistra, nella speranza di una benevola
neutralità di preti, frati e monache, aveva dichiarato al mondo la
sua fede cattolica. Il Pd, a sua volta, aveva scelto di appoggiare
con la propria lista una candidata sindaco che viene direttamente
dagli organismi ecclesiastici. Sorrentino ha fatto sapere per
iscritto che “i cristiani, almeno quelli coerenti, valuteranno
persone e programmi alla luce del Vangelo e della dottrina sociale
della Chiesa”. Su “La Voce”, che è l'organo ufficiale dei
vescovi dell'Umbria, Francesco Frascarelli ne dà una sorta di
interpretazione autentica: “Tra mondo cattolico e Pd esistono
invero punti di convergenza, ma prevalgono nettamente punti di
divergenza su questioni nodali come la famiglia, la procreazione, le
difesa della vita dalla nascita alla morte. Elementi che si
ripercuoterebbero sull'attività amministrativa dividendo magari un
gruppo e d'altro canto ricompattando sponde opposte”. Parrebbe un
benservito alla Proietti.
La preghiera dei
notai
Nella
stessa Assisi il 13 e 14 maggio trecento notai cattolici, una
rappresentanza significativa della forte corporazione, hanno
celebrato il “Giubileo dei Notai italiani” e, nello stesso tempo,
svolto il loro 3° Convegno Nazionale dell'AINC. La manifestazione
aveva tre diversi aspetti: tecnico-professionale,
spiritual-penitenziale, di beneficenza.
Il
tema in discussione - nella parte tecnico-professionale - è la
recente legge sulle Unioni civili, sulla quale il giudizio è di
netto dissenso, in linea con le argomentazioni tipiche del mondo
cattolico; ma con diverse relazioni e tavole rotonde i notai hanno
studiato anche le novità che investono la loro pratica
professionale. Di sicuro ci sarà un aumento del carico di lavoro e,
ovviamente, dei redditi, soprattutto in relazione alle coppie
eterosessuali, per i quali si prevedono dichiarazioni da fare innanzi
notaio e nodi da districare specialmente sull'abitazione comune. Non
sono previste questa volta obiezioni di coscienza: il notaio non
concorre in alcun modo al compiersi del peccaminoso concubinato, ma
ha funzione di mera registrazione delle volontà, funzione notarile
per l'appunto. Nel corso dei lavori il vescovo Sorrentino ha letto un
affettuoso messaggio del papa, che ama i poveri ma non dimentica i
fratelli più agiati. Bergoglio invita i notai a “coniugare scienza
e morale, professione e spiritualità” e a mettere la loro
professionalità al servizio del bene comune.
Oltre
al rito dell'attraversamento della Porta santa nella Messa conclusiva
svoltasi a Santa Maria degli Angeli, i notai hanno percorso un
cammino penitenziale francescano accompagnati dai frati che hanno
loro consegnato una cartolina ricordo con timbro speciale. Un notaio
perugino, Marco Galletti, ha composto una “Preghiera del notaio”,
in cui si chiede l'assistenza del Padre Eterno e l'intercessione di
San Luca per meglio “comprendere le ragioni e gli interessi da
contemperare”, per poter dare un contributo imparziale e prudente.
L'aspetto
benefico – come del resto tutta l'organizzazione - è stato curato
da Elisabetta Carbonari, consigliera dell'Associazione e notaio a
Foligno. Si tratta di una raccolta di fondi in pro di alcuni ospiti
dell'Istituto Serafico, bambini polidisabili provenienti da paesi in
guerra, intitolata I Letti di Francesco.
Carbonari, non avendo ancora ricevuto tutti i bonifici, non dà
cifre, ma dice che è andata molto bene.
Amnistia dell'anima
Lunedì 23 maggio nel carcere circondariale di Terni si svolge il
“Giubileo della Misericordia dei detenuti”. Dopo l'apertura della
porta nella cappella, agli ospiti del carcere è stata offerta questa
ulteriore celebrazione. Il vescovo ricorda loro che Dio non si stanca
mai di perdonare. “La voce”, che dà notizia dell'evento, parla
di “amnistia dell'anima”. Non so se ai detenuti sembrerà una
presa per i fondelli. Secondo noi ne ha tutta l'aria, ma noi siamo –
come si sa – grezzi materialisti.
Il Giubileo di
Pannella
È morto Pannella e “Avvenire” evita l'apoteosi che si legge,
per esempio, su “l'Unità”. Affida il commento principale a Carlo
Casini, quello del “Movimento per la Vita”, che gli riconosce
l'onore delle armi, mentre Danilo Paolini lo definisce il “principe
delle contraddizioni”.
Io voglio qui ricordarne la battaglia più antica, la campagna per il
divorzio che lanciò esattamente cinquant'anni fa, nel 1966, subito
dopo la presentazione della proposta di legge da parte del deputato
socialista Loris Fortuna.
La forza d’urto più significativa in quella battaglia fu
rappresentata proprio dai nuovi radicali di Pannella, il giovane che
aveva rialzato la bandiera di un piccolo partito distrutto da
tensioni interne e scandali. Gli strumenti dell’iniziativa furono
essenzialmente due: la Lid, la lega per l’istituzione del divorzio,
di cui fu presidente Fortuna, ma i cui principali animatori furono
Marco Pannella, che ne era segretario, e l’avvocato radicale
Mellini; e “ABC”, un rotocalco in bianco e nero non senza
ambizioni politiche e culturali e che tuttavia puntava per la
conquista dei lettori soprattutto sulle donnine scollacciate. Il
settimanale, nato per iniziativa di Gaetano Baldacci quasi come
reazione alla sua cacciata da “Il giorno”, era allora diretto da
un estroso editore-tipografo, Enzo Sabato, e disponeva di un gruppo
di redattori e collaboratori di grande qualità, Luciano Bianciardi,
Giancarlo Fusco, Callisto Cosulich, Giuseppe Signori e una
giovanissima Renata Pisu, che s’occupava di Cina e di sesso con lo
pseudonimo di Cristina Leed. Molti lo compravano nascondendolo dentro
il quotidiano, altri lo leggevano per la sua quasi obbligata presenza
nei saloni da barbiere e nelle caserme militari. Era guardato con
sufficienza dai colti, ma contribuiva a modificare mentalità e
costume. Arrivò a tirare 500 mila copie, anche grazie al divorzio.
La Lid si caratterizzava come “organizzazione di massa”, cercando
e ottenendo adesioni soprattutto tra i “fuorilegge del matrimonio”,
stimati in almeno 500 mila, spesso uniti in nuove coppie
obbligatamente irregolari. “ABC”, dal canto suo, ne pubblicava
gli appelli, puntando sulle storie di gente comune, smontando la
leggenda che il divorzio fosse un problema da “ricchi e famosi”.
Dell'efficacia di questa sinergia si ebbe una riprova già a metà
aprile del 1966, quando al Teatro Lirico di Milano, un comizio
divorzista raccolse una folla imponente. Manifestazioni a favore
della legge Fortuna si svolsero poi in varie città, per confluire a
novembre in un raduno romano, a Piazza del Popolo, cui parteciparono
decine di migliaia di persone provenienti da tutta Italia. La rabbia
di anni o di decenni poteva finalmente trasfondersi in impegno civile
e rompeva il clima di diffidenza che circondava le coppie irregolari.
Alla
dura reazione della gerarchia cattolica Pannella reagì rilanciando:
il Partito radicale proclamò per il 1967 una sorta di Giubileo alla
rovescia, l'Anno anticlericale. L'avvocato Mellini, che di Pannella
era stretto sodale, cominciò a diffondere le sentenze della Sacra
Rota, relativi a scandalosi annullamenti di matrimonio (di fatto
comprati, per gli alti costi del procedimento), inclusi quelli di
padri di più figli liberati dal vincolo per impotentia
coeundi e
pronti a risposarsi.
Per
una coincidenza curiosa “Avvenire” pubblica, lo stesso giorno del
necrologio di Pannella, un documento dei vescovi italiani, che parla
tra l'altro delle facilitazioni che potrebbero avere, grazie a un
recente motu
proprio papale,
i processi di nullità dei matrimoni. Di fronte alla crescita delle
convivenze e dei matrimoni civili vorrebbero correre ai ripari.
Troppo tardi.
Cani e gatti
Il papa forse parla troppo spesso e ritorna troppo stesso sugli
stessi argomenti. Certo è che nel suo stesso mondo molti lo
calcolano alla stregua di un vecchio brontolone, che ripete sempre la
stessa solfa e le cui lagnanze non meritano seguito. In questo maggio
ha intimato ai vescovi: “Siate sobri, basta proprietà. Bruciate le
ambizioni di carriera. Rinunciate ai beni non necessari”. Negli
stessi giorni i giornali rifanno i conti alla Vaticano SPA: 2
miliardi di patrimonio tra palazzi, alberghi e ospedali. Ma l'ideale
del prete scalzo non sembra attirare molti, in Curia e nelle curie
locali. Ed anche a Perugia il cardinale arcivescovo non si contenta
di dare in affitto abitazioni e negozi, vuol guadagnare anche dalle
Logge di Fortebraccio, contribuendo così a quella privatizzazione
degli spazi pubblici nel centro storico, in cui il Comune si
distingue da alcuni anni.
Qualche critica ha ottenuto un'altra lamentazione del Papa, una sorta
di contrapposizione che ha istituito tra amore per il prossimo e
amore per gli animali: “ci si preoccupa del cane, del gatto, e non
del fratello che soffre”. Alcuni ambientalisti hanno ribattuto che,
di solito, chi non ama e non rispetta gli animali, fa lo stesso con
gli esseri umani. Forse è una generalizzazione forzata, ma a noi
continua a piacere Lenin, il rivoluzionario, l'umanitario che amava i
gatti.
micropolis, 27 maggio 2016
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