Fatemi una tomba dove volete,
In una bassa pianura o sopra un’alta
collina;
Fatemela fra le tombe più umili sulla
terra,
Ma non in una terra dove gli uomini
sono schiavi.
Non potrei riposare se intorno alla mia
tomba
Udissi i passi di uno schiavo tremante;
La sua ombra sul mio silenzioso
sepolcro
Lo farebbe diventare un luogo di oscuro
terrore.
Non potrei riposare se udissi i passi
Strascicati di un gruppo di schiavi
condotti alla carneficina
E il grido selvaggio e disperato di una
madre
Levarsi nell’aria vibrante come una
maledizione.
Non potrei dormire se vedessi la frusta
Bere il suo sangue ad ogni orrenda
sferzata,
E i bimbi di lei strappati al suo petto
Come colombe tremanti dal nido dei
genitori.
Trasalirei e inorridirei se udissi i
latrati
Dei segugi che afferrano la preda umana
E il prigioniero invano implorare
Mentre lo legano all’odiosa catena.
Se vedessi le fanciulle strappate alle
braccia materne,
Barattate e vendute per la loro giovane
bellezza,
I miei occhi sfavillerebbero di
dolorosa fiamma,
Le mie guance pallide di morte
avvamperebbero di vergogna.
Vorrei dormire, cari amici, dove nessun
tronfio potere
Possa derubare l’uomo del suo più
sacro diritto;
Il mio sonno sarà calmo in una tomba
Dove nessuno chiamerà schiavo il suo
fratello.
Non chiedo un monumento grande e
maestoso,
Che arresti lo sguardo dei passanti;
Tutto quello che il mio spirito
ardentemente implora
È “non seppellitemi in una terra di
schiavi”.
In Voi che vivete sicuri nelle
vostre case, L'Altritalia, 1993
Trad. di Perla Cacciaguerra
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